NON SIAMO OGGETTI (MA SPESSO SIAMO TRATTATI COME TALI)
Come funziona il mondo?
Qual è la sua natura?
E con queste domande, forse ho già perso molti di voi 😁.
Domande filosofiche, da "massimi sistemi", giusto?
E poi, che c'entra la psicologia con la filosofia?
La psicologia è una scienza!
E in quanto tale, semplicemente rispecchia il funzionamento del mondo.
Sì, ma come funziona questo mondo?
Per opposti.
Per dicotomie.
È un mondo dominato dal dualismo.
Bene vs Male
Vero vs Falso
Bello vs Brutto
Realtà vs Fantasia
Maschio vs Femmina
Sesso vs Amore
E potremmo continuare all’infinito.
Nell’ambito del sapere, questa dualità si manifesta, ad esempio, attraverso le seguenti categorie:
Oggetto vs Soggetto
Mente vs Corpo
Pensiero vs Emozione
Cervello vs Cuore
Scienza vs Religione
Scienza vs Filosofia
Scienza vs Arte
Teoria vs Pratica
Teoria vs Esperienza
E anche in questo caso, potremmo continuare all’infinito.
Quante volte a scuola, all’università, al lavoro, nelle nostre relazioni, ci sono stati proposti questi confronti?
Ma siamo sicuri che il mondo funzioni proprio così?
Oppure siamo a noi a pensare che funzioni così?
Onestamente, non credo ci sia una risposta a queste domande.
Quello che voglio dire è che il dualismo del mondo è un punto di vista.
Ma è il punto di vista dominante.
Da Aristotele e Platone, passando per Descartes (Cartesio, per gli amici), il quale ha proposto un metodo di studio del mondo che è ancora alla base del pensiero scientifico attuale.
Il mondo è fatto di dicotomie, le quali sono tutte espressioni di una, fondamentale, dualità: la realtà psichica (Res Cogitans) che è non ha limiti, è libera e consapevole, e la realtà fisica (Res Extensa), che è estesa, limitata e inconsapevole.
Tra l’altro, la lancetta sarebbe tendenzialmente spostata verso il primo polo.
La Res Cogitans sarebbe la realtà dominante (“Cogito ergo sum”, “Penso dunque sono”, diceva Cartesio).
Tutto i fenomeni del mondo, secondo questo punto di vista, sono riducibili a questa fondamentale dualità.
Che permette di semplificare il mondo.
Che lo rende comprensibile.
Categorizzabile.
Controllabile.
Che ci permette di pensare che possiamo avere potere sulla natura e l’universo.
In questa visione filosofica, tutte le dicotomie che ci vengono in mente, parte delle quali ho elencato sopra, sono espressione della dualità fondamentale: Res Cogitans vs Res Extensa.
Ecco, tutta la scienza moderna nasce da questa visione.
Ebbene sì: scienza e filosofia sono meno distanti di quanto pensiamo.
Anche la psicologia, storicamente, nasce da questa visione.
A questo punto, potremmo dire che la psicologia, all’interno della dualità fondamentale, si occupa del primo polo: la realtà psichica.
Molti credono sia così (anche molti psicologi, direi), ma non è così semplice.
Una dicotomia generata dalla dualità fondamentale è quella Soggetto vs Oggetto.
Nella psicologia tradizionale, essa si esprime in diversi modi, ma su uno in particolare voglio soffermare la vostra attenzione.
Soggetto è lo psicologo che accoglie la persona che chiede aiuto.
Ha capacità di analisi.
Ha consapevolezza.
Ha raziocinio e capacità di giudizio.
Oggetto è invece la persona che chiede aiuto.
È inconsapevole.
È ignara di ciò che le succede.
Agisce di impulso, senza ragionare e dando voce alla propria parte animale.
La persona che chiede aiuto va analizzata come si può analizzare del materiale.
Va valutata.
Va categorizzata.
Va indirizzata verso ciò che è meglio per lei.
E chi stabilisce ciò che è meglio per l’Oggetto?
Il Soggetto, ovviamente, che ha un ruolo predominante.
Troppo spesso ho avuto a che fare con i fautori della visione dualistica del mondo, i quali sembrano aver dimenticato che la loro è solo un punto di vista.
È un’idea.
Nossignore: per loro è verità!
Riportiamo questa posizione alla psicologia.
È vero che la persona che chiede aiuto va indirizzata a ciò che è giusto per lei.
È vero che lo psicologo sa cosa sia giusto per la persona.
D’altra parte le interpretazioni che fa lo psicologo sono vere, quindi giuste.
Si tratta, spesso di aiutare la persona ad accettare queste verità.
Quanti di voi che hanno già lavorato con uno psicologo hanno vissuto questa esperienza?
Quanti hanno iniziato a pensare che le categorie e le descrizioni fornite dal professionista fossero vere?
Quanti hanno pensato: “Se lo dice lui che è esperto, allora sarà così”?
La psicologia tradizionale, che si basa su questa visione dualistica, porta il professionista ad assumere un ruolo di potere sulla persona che chiede aiuto, imponendole un modo di pensare.
Un modo di pensare ritenuto “vero” perché condiviso dalla maggior parte dei rappresentanti della psicologia.
La maggior parte.
Mai “tutti”.
Ci sono sempre state voci fuori dal coro.
La corrente del postmodernismo ha messo in discussione tutte le “verità” del dualismo e ha suggerito che esso va visto per quello che è: una visione filosofica.
Dominante.
Diffusa.
Condivisa dai più.
Condivisa da chi ha socialmente più potere.
Ma una visione.
Punto.
A un certo punto della mia vita, per varie ragioni, mi sono trovato a riflettere sulle basi filosofiche della psicologia e mi sono domandato proprio questo: e se cambiassimo visione filosofica?
Questo per me ha significato cambiare la mia posizione rispetto alla disciplina.
Smettere di trattare le persone come “oggetti”.
Riflettere sul mio ruolo di potere nel rapporto con le persone che mi chiedono aiuto.
Abbandonare la visione filosofica dominante la psicologia tradizionale ha significato per me abbracciare l’idea che il mondo, e le persone con esso, sono in continuo mutamento.
Che ognuno ha tante verità.
Che ognuno costruisce la vita come crede, come può e magari come vuole.
Che le mie categorie interpretative, anche se io sono un professionista, non corrispondono a quelle degli altri.
Che il modo migliore per aiutare una persona è aiutarla a dare voce alla sua storia.
Rispettando i suoi valori.
Rispettando il suo linguaggio.
Sono convinto che aiutare una persona a essere libera voglia dire aiutarla ad accogliere idee alternative.
Ma la psicologia tradizionale tende a fornirti le SUE idee, quelle che ritiene “giuste” e “vere” perché “ci sono ricerche che lo dimostrano”, “lo dicono i dati”, “lo dice quello o quell’altro studioso”, e così via.
Io invece credo che sia utile aiutarti a costruire le TUE idee alternative.
La TUA visione alternativa del mondo e di te stesso.
Un linguaggio nuovo che sia TUO.
Il lavoro psicologico è stato per troppo tempo - e a mio avviso lo è ancora oggi, fin troppo spesso – un terreno di imposizione di punti di vista “esperti” nella vita di persone “non esperte”.
Un terreno di colonizzazione morale e intellettuale.
Io invece non mi ritengo esperto della vita delle persone.
Sono esperto di metodi, strategie e tecniche che aiutano le persone a raccontare la loro storia.
Ma l’esperto della vostra storia e della vostra vita siete voi.
È necessario che qualcuno lo riconosca.
Solo così potrete iniziare a essere liberi.