Nord-est Italia: siamo pronti per un New-Deal?
La nuova economia europea, l'economia che forse potrà ritardare o evitare il declino del nostro vecchio continente, sarà basata sulle tecnologie più sofisticate, e, specialmente in Italia, sulle attività creative e sullo sfruttamento adeguato dell'enorme giacimento artistico e paesaggistico del nostro territorio. Green Economy vuol dire svilupparsi senza danneggiare l'ambiente e, anzi, valorizzandolo in ogni suo aspetto. In questo quadro le biotecnologie industriali, sia nelle applicazioni per la salute che in quelle per l'agricoltura e l'ambiente giocheranno un ruolo sostanziale. Ma anche ogni ramo dell'ICT e della scienza dei materiali saranno elementi propulsivi.
Ora, anche nel nostro territorio del Nord-Est si pone il tema di come agevolare lo spontaneo sviluppo delle imprese che potranno essere protagoniste della New/Green Economy. Crediamo noi che la leva debba essere una forte politica di incentivi pubblici alla ricerca, cioè che Stato ed Enti Locali debbano aumentare i loro budget in questo senso, oppure altri sono i rimedi? Noi crediamo che lo Stato e gli Enti locali di soldi ne spendano già parecchi anche per Ricerca e Innovazione e che, prima di tutto, questi soldi debbano essere spesi meglio. Questo anche perchè, contemporaneamente, chiediamo un taglio non solo dell'IRAP, ma anche dell 'IRES per quelle aziende che investono e -fondamentale- crescono arricchendo il territorio di intelligenza, sapere e, ovviamente, occupazione.
Chiediamo che si spostino risorse dalla miriade di inziative di formazione calate dall'alto e dai contributi "a pioggia" o -peggio- a "click day" verso interventi più selettivi. Che il sistema premi chi ha lavorato bene, ha rischiato in modo intelligente. Chiediamo che siano le aziende a decidere quale formazione fare, che le aziende abbiano anzitutto voce in capitolo sui contenuti della formazione universitaria e post-universitaria, che si spostino un numero significativo di dottorati di ricerca nelle imprese innovative, che l'aternanza "scuola-lavoro" sia resa reale. Chiediamo che la si smetta di dire che non si sono potuti valutare nel merito i progetti di ricerca presentati dalle aziende per mancanza di risorse. Quelle che mancano -agli Enti Pubblici coinvolti- pare siano le idee e, ai politici che li governano, un pò di coraggio per rompere gli schemi del passato.
Altro tema: i confini e i costi delle amministrazioni. Mentre è sotto gli occhi di tutti il blando effetto dell' "abolizione delle provincie", ecco subito nascere l'opposizione a chi, giustamente, ripropone di creare le macroregioni. Se si vuole diminuire la spesa pubblica e dirigerne una parte a fare leva dove serve per sviluppare il sistema economico ecco che qualcosa di deve pur fare. La specialità del Friuli -culturale- nessuno la vuole certo toccare. Come nessuno si sognerà di toccare quella dell'Alto-Adige. Perchè mai una macro-regione Nord-Est dovrebbe negare tali specialità nel suo seno? Anzi, tale regione dovrebbe integrarsi al massimo con le altre regioni confinanti (in Austria, in Slovenia, in Croazia) dove altrettante particolarità culturali possono e devono essere conservate (si veda il caso emblematico dell'Istria, terrà multietnica e plurilingue come poche).
Infine le infrastrutture. Ecco dove non si deve lesinare l'investimento. Ma in modo intelligente. Continuare ad aumentare il traffico su gomma non pare proprio in linea con la Green Economy, anche se fa felici gli operatori del cemento e del movimento terra (settori non strategici e, purtroppo, non sempre con un curriculum immacolato). Autoveicoli elettrici a guida automatica in "car-sharing", taxi collettivi a basso costo, più metropolitane leggere, etc etc. E in questo modo, tra l'altro, non servirà avere un aeroporto ed una stazione del treno veloce ogni 30 km (che trsno veloce è mai quello ceh si ferma ad ogni campanile?). Accorpare, battere i campanilismi, serve non solo a risparmiare risorse, serve anche a rendere ciò che si crea efficente, eccellente e competitivo si scala globale. Anzichè utile solo alla clientela del parlamentare locale.