A nostra immagine e somiglianza. Gli androidi popoleranno la Terra, creati per mano degli esseri umani, allo scopo di...

A nostra immagine e somiglianza. Gli androidi popoleranno la Terra, creati per mano degli esseri umani, allo scopo di...

Prima legge della robotica: un robot non può recar danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno. Seconda legge: un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla prima legge. Terza legge: un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la prima o con la seconda legge. 

Queste leggi sono state pensate dallo scrittore e biochimico Isaac Asimov agli inizi degli anni Quaranta, partendo dal fondamento che prima o poi gli esseri umani svilupperanno delle macchine intelligenti dalle sembianze umane, e che queste dovranno essere programmate rispettando necessità di sicurezza, servizio e prudenza.

Al tempo si trattava di pura letteratura di fantascienza, certamente, ma queste tipologie di opere hanno spesso anticipato scoperte e invenzioni che alla fine sono diventate realtà. Ne è convinto ad esempio lo scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro dell’università di Osaka, da sedici anni impegnato a creare un androide che abbia le sue stesse identiche fattezze fisiche, nonché a girare il mondo spiegando per quale ragione non dobbiamo avere paura del nuovo che avanza. In fondo chi di noi non spenderebbe 400.000 euro per avere una copia identica di sé stesso? O magari della persona della quale ci siamo innamorati, ma che di noi non ne vuole proprio sapere.

Roba da giapponesi, direte voi. Non sarà un caso che queste idee stravaganti e un po’ folli arrivino dallo stesso Paese di Jeeg robot d’acciaio e di Ufo Robot. E invece non è così. Uno dei centri più avanzati al mondo in materia è infatti l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, dove gli ingegneri Giorgio Metta e Giulio Sandini hanno da tempo creato iCub, un umanoide che in un metro di altezza e venticinque chili di peso, raccoglie alcune delle tecnologie più avanzate al mondo. Loro e molti altri creatori di androidi hanno dedicato buona parte della propria ricerca alle espressioni del viso delle loro creazioni, cercando di replicare quelle stesse espressioni facciali che, più o meno consciamente, noi stessi utilizziamo comunicando agli altri i nostri sentimenti e le nostre emozioni.

Uno degli aspetti più affascinanti della tecnologia robotica riteniamo che sia proprio questo: la riflessione su come vogliamo che gli androidi siano, è in realtà una riflessione su noi stessi, su cosa siamo e su come “funzioniamo”.

Un robot che venga insultato potrebbe mostrare rabbia, o vergogna, o mostrarsi offeso. Ma proverebbe veramente quelle emozioni? Certo che no, diranno alcuni lettori, la loro reazione sarebbe semplicemente una conseguenza di come sono stati programmati, mentre noi uomini invece…

Completare questa frase non è semplice e non ci sentiamo di farlo. A ben vedere, non è che forse anche la nostra reazione è conseguenza di come siamo stati “programmati” da genitori, scuola, religione, nonché dal così detto contesto culturale in cui siamo cresciuti? Oppure perché le nostre informazioni di base sono scritte sulla catena del DNA, così come le informazioni di base di un androide saranno scritte su un microchip?

Ogni approfondimento che abbiamo fatto, ogni ricercatore che abbiamo ascoltato o con il quale abbiamo parlato, si è trovato di fronte a questi stessi interrogativi. Nel dover decidere come programmare i propri androidi, tutti loro hanno dovuto riflettere profondamente sul modo in cui pensiamo, proviamo emozioni, interagiamo con i nostri simili.

Le domande restano, la ricerca avanza, nonostante tutto e tutti, tra i sogni di chi immagina un mondo popolato di macchine dalle sembianze umane che lavorano al posto nostro e ci aiutano a condurre una vita migliore, e tra gli incubi di chi immagina questi esseri artificiali prendere il nostro posto sulla Terra.

Qualunque sia la nostra opinione in merito, si tratta purtroppo di un pregiudizio, ossia di un giudizio che decidiamo di adottare prima ancora di aver verificato di persona se queste nuove creature, se così vogliamo definirle, meritino o meno la nostra fiducia. Del resto non possiamo fare diversamente, considerando che di androidi ancora non ne conosciamo (forse).

E se prenderanno il sopravvento sulla razza umana come nel film Matrix? Magari invece ci aiuteranno come in RoboCop a combattere il crimine. Forse potrebbero esplorare lo spazio al posto nostro, oppure combattere orribili guerre. Auspicabilmente ci ameranno come il piccolo protagonista di A.I. di Steven Spielberg (su progetto di Stanley Kubrick). A ben vedere, essendo creati da uomini a propria immagine e somiglianza, gli androidi potranno fare ognuna di queste cose, così come lo siamo noi.

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