Oltre i 30 GW ma si naviga ancora a vista
Che strano questo inizio di 2024. Da tanti anni non c’era una situazione di mercato così complicata da decifrare. Arriviamo da dodici mesi difficili, caratterizzati soprattutto da tre fattori, il primo locale e gli altri due sovranazionali. Primo: rallentamento delle installazioni di taglia residenziale causa fine Superbonus. Secondo: oversupply di prodotti, soprattutto per quanto riguarda i moduli, con importanti giacenze di magazzino. Terzo (legato al secondo): crollo del prezzo dei moduli e conseguente inasprimento della competizione commerciale che ha messo sotto pressione profitti e redditività.
Ma a poche settimane dall’inizio del 2024, lo scenario si presenta già segnato da profondi cambiamenti.
Le giacenze di magazzino riguardanti i moduli sono state quasi smaltite, con la sola eccezione di prodotti con tecnologie meno recenti che rischiano di diventare presto obsolete e che già ora sono poco bancabili. La maggior parte dei leader mondiali dell’industria dei moduli ha pianificato una riduzione della produzione. E in questo scenario si sta addirittura verificando qualche isolato caso di shortage di moduli, soprattutto di quelli più innovativi. I prezzi hanno subito un piccolo rimbalzo, ma al momento in cui scriviamo (fine gennaio) non sembrano essere destinati a un rialzo significativo.
E le previsioni per il 2024 a livello globale indicano una crescita decisamente inferiore all’incremento record dello scorso anno quando a livello mondiale si era arrivati a un formidabile +40-50% sul 2022. Nonostante ciò non si arresta l’arrivo di nuovi player che dai siti produttivi della Cina sbarcano in Italia con la loro proposta di moduli, inverter e sistemi storage. Si tratta perlopiù di aziende di dimensioni medio-piccole, forse attirate da quei 5,2 GW di nuova potenza allacciata in Italia che rappresenta un raddoppio rispetto all’anno precedente.
Ognuno di questi fattori meriterebbe pagine e pagine di approfondimento. Qui ci dobbiamo limitare a dire che questa situazione genera un solo esito: si naviga a vista. E quando si naviga a vista, occorre raddoppiare la soglia di attenzione perché le insidie diventano più minacciose e il mercato più vulnerabile.
Chiariamo subito una cosa: stiamo comunque parlando di un mercato sano, in crescita e con ottime prospettive per i prossimi anni. Come dicevamo, nel 2023 il fotovoltaico italiano ha aggiunto 5,2 GW di nuova potenza allacciata. Un valore straordinario, anche se la potenza installata è stata decisamente inferiore (probabilmente compresa fra 3 e 4 GW). La quota del fotovoltaico sul mix energetico nazionale è salita al 12%, e la potenza cumulata ha sfondato proprio lo scorso dicembre la soglia dei 30 GW, un traguardo simbolico ma emblematico di quanto negli ultimi anni la penetrazione dell’energia solare abbia aumentato la sua velocità.
E le buone notizie non si fermano qui: il 24 gennaio è entrato ufficialmente in vigore il decreto sulle comunità energetiche. L’attesa su questo nuovo modello è altissima: ci si aspetta un importante contributo alla crescita del settore.
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Insomma, i fattori che rendono complessa la navigazione sono davvero tanti. E purtroppo non possiamo nemmeno contare sulla bussola di dati di vendita precisi e puntuali tali da rappresentare un benchmark con cui confrontarsi. Le preziose release di Terna tengono monitorato, appunto, gli impianti che entrano in esercizio: un dato troppo diverso e troppo distante dalla vendita, che invece è il metro su cui ogni player misura le proprie performance.
Il mercato ha bisogno di una bussola. Ma forse forse qualcosa si muove… Ora non possiamo dire di più… Ne riparleremo sul prossimo numero di SolareB2B.
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