Opere di pubblica utilità e disagio locale, prove di confronto creativo in uno scenario che cambia

Opere di pubblica utilità e disagio locale, prove di confronto creativo in uno scenario che cambia

Conferenza annuale AISRe 2018

Studi recenti ci dicono quanto stia cambiando a livello mondiale il rapporto fra le popolazioni e le opere di pubblica utilità e come l’attivismo dei movimenti può portare a cambiamenti sociali e politici. Emerge che solo un progetto su sei è realizzato come presentato, uno su quattro subisce importanti cambiamenti e quasi la metà non è realizzata. Esiste la possibilità di un confronto creativo fra chi propone le opere e il territorio che dovrebbe accoglierle?

La storia che vi vogliamo raccontare comincia con l’idea che si può avere un lieto fine solo lavorando bene con tutti gli attori. Hanno ruoli e punti di vista diversi: progettisti, persone e organizzazioni sul territorio, amministrazioni, ma anche facilitatori, comunicatori e media. Un sistema complesso in cui tutti hanno ragione, anche chi dice che non possono aver ragione tutti.

Sono mondi inizialmente distanti. Le persone del territorio desiderano essere coinvolte e informate: per il mancato o tardivo coinvolgimento ci si schiera e inizia la guerra di trincea. Nell’altro campo i progettisti sono a disagio nel presentare proposte con troppe questioni aperte e doverne discutere con i cittadini. I comunicatori poi sono considerati attori senza potere con il solo compito di indorare una pillola amara. 

Un punto fermo di questa storia è che ci sono delle soluzioni nascoste fuori dalla linea del “se-tu-vinci-io-perdo”. Per trovarle, creando il clima giusto, noi abbiamo puntato sull’evoluzione dei tecnici: saranno attori protagonisti.

I tecnici devono poter parlare con il territorio, senza intermediari. Per riuscirci con successo devono appropriarsi di nuove capacità di comunicazione e relazionali. Potranno così presentare senza timore e per tempo proposte preliminari e usare parole semplici per racconti attraenti conservando ruolo e autorevolezza. Potranno ascoltare le voci del territorio (anche le proteste) raccogliendo elementi utili per il progetto, scegliere gli strumenti appropriati, sedi, tempi, come vestirsi e come arredare i luoghi di incontro. Tutto questo con aiuto e affiancamento, infatti, per ottenere questo risultato il ruolo del consulente si allarga: dai rapporti con stakeholder e media fino all’affiancamento dei tecnici, attraverso formazione, addestramento, coaching, anche penetrando la struttura delle organizzazioni.

I due esempi nella nostra storia, sulla difesa idraulica e sulla trasmissione dell’energia, ci dicono che la direzione è giusta, ma che la strada è ancora molto lunga.

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Il paper completo sarà disponibile da settembre sul sito www.aisre.it

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