Opposizioni a Opere e Infrastrutture. Il Rapporto #No2.0 del 2016, cosa emerge
Da una parte un fronte del NO sempre più compatto, "istituzionalizzato" e capace di sfruttare al meglio il web e i social media. Dall'altra, non sempre ma spesso, un "vuoto comunicativo" da parte di chi promuove le opere da realizzare.
Il quadro che emerge dalla seconda edizione del rapporto "#NO2.0 - Come il dissenso comunica sul Web: Rapporto sui fenomeni di opposizione a infrastrutture, grandi reti e investimenti industriali visti dalla Rete", presentato lo scorso 20 ottobre a Roma e realizzato da Fleed Digital Consulting (che è un'agenzia specializzata in monitoraggio e analisi del web, comunicazione in Rete) e da noi di Public Affairs Advisors (siamo una società di consulenza strategica specializzata nelle relazioni istituzionali, nello stakeholder engagement e nei progetti di accettabilità) appare netto nel tratteggiare un dissenso sempre più diffuso e guidato. Lo studio ha analizzato oltre 100 mila fonti Web in lingua italiana da maggio 2015 ad aprile 2016.
La protesta, rileva il Rapporto, tende ad unire indipendentemente dalle differenti istanze di partenza e diviene sempre più "istituzionalizzata". Dei primi dieci account Twitter - per numero di Tweet prodotti sui temi mappati- ben sette, per esempio, sono riferibili al Movimento 5 Stelle.
Il denominatore comune dei movimenti di protesta è "la loro capacità di sapersi compattare a fronte di un vuoto comunicativo da parte di chi è a capo dell'opera da realizzare, che sia un'Istituzione, una persona fisica o un'azienda". E l'assenza di "una reale condivisione del progetto e delle opportunità che potrebbe presentare per il territorio, determina la nascita di gran parte delle proteste analizzate".
I temi del dissenso, trasversalmente comuni a molti dei movimenti presi in esame sono: l'inutilità delle nuove infrastrutture, il forte impatto ambientale e la conseguente scarsa sostenibilità, i costi eccessivi rispetto ai presunti benefici, la gestione di appalti e investimenti. Oltre il 90% dei contenuti di opposizione rilevati sulla Rete proviene dai social network, con un picco registrato nel 2016 da Twitter.
Il rapporto evidenzia come i No Triv (contro la ricerca di idrocarburi) rappresentino il movimento di protesta più attivo, con 206.081 discussioni e oltre 55mila tweet con hashtag #notriv. Proprio sulla spinta dei No Triv, la Puglia è la regione dove si è registrato il maggior numero di discussioni: oltre 66 mila. Tra i temi che hanno generato maggiori volumi: il referendum abrogativo sulla durata delle concessioni per l'estrazione di idrocarburi in mare; le proteste in Val di Susa e l'assoluzione di Erri de Luca (entrambe legate alla protesta No Tav); la crisi del comparto olivicolo seguita alla diffusione del batterio Xylella.
Per contribuire alla costruzione di un dialogo fattivo e ed efficace sui territori, Public Affairs Advisors ha messo a punto e sta utilizzando uno strumento innovativo di stakeholder engagement e di studio degli scenari di riferimento: si tratta dell'Indicatore di Accettabilità Territoriale, le cui caratteristiche salienti sono apprezzabili a questo link: INDICATORE