Oro o dollari?
Una modesta prestazione di un determinato asset ci potrebbe spingere alla tentazione di liquidare la posizione per acquisire qualcosa di più performante.
Ma questa decisione è sempre corretta? O in determinate circostanze, può essere vantaggioso mantenere un investimento anche se non sta generando rendimenti significativi? Oggi esploreremo questo argomento,
Abbiamo già visto, sia sul mio canale Youtube Finanza Serena, sia su queste pagine, che i portafogli diversificati hanno dimostrato di essere strategicamente superiori rispetto a quelli concentrati.
La diversificazione, come accennato in precedenza, è cruciale, ma non è sufficiente limitarsi a possedere azioni o obbligazioni provenienti da diverse aree geografiche e settori. Occorre fare di più.
Esaminiamo il motivo per cui potrebbe essere vantaggioso mantenere anche asset che non stanno generando rendimenti molto positivi.
Sappiamo per tradizione che i portafogli bilanciati tra azioni e obbligazioni sono considerati più stabili, poiché le obbligazioni, essendo meno volatili, contribuiscono a stabilizzare il portafoglio. Ma è bene approfondire questo concetto.
La correlazione è il punto chiave in gioco. Per spiegarlo in modo semplice, pensate a quando da bambini saltavate sul letto: quando due bambini saltano insieme, sono correlati; se mentre uno è in aria l'altro tocca il materasso, sono anticorrelati. E poi ci sono le vie di mezzo.
La stabilità di un portafoglio ideale deriva dall'avere investimenti non correlati, in modo che mentre uno sale, l'altro rimane stabile o scende, garantendo complessivamente una maggiore stabilità complessiva.
Potreste chiedere: "Ok Giaume, capisco, ma in concreto per diversificare è meglio l'oro o i BOT?"
Per poter rispondere, esaminiamo alcune tabelle.
In questa tabella, vediamo i rendimenti e le volatilità (cioè quanto i valori oscillano intorno alla propria media) di vari ETF nel periodo dal 1/1/2020 al 4/2/2024. Tra questi, il primo è un indice azionario europeo (STOXX), poi un ETF sulle obbligazioni USA a tasso variabile (quotato in euro), le azioni del settore aurifero (Auco), l'indice giapponese Nikkey e un ETF sull'oro fisico, Gold tutti sempre in euro.
È interessante notare che l'indice Nikkey e l'oro hanno avuto prestazioni simili, mentre le azioni aurifere hanno mostrato un rendimento quasi nullo ma con volatilità simile a quella dello Stoxx.
Esaminiamo ora le correlazioni tra diverse coppie di asset. Non sorprendentemente, il Nikkey è fortemente correlato allo Stoxx, mentre gli altri asset mostrano correlazioni più deboli.
Se vogliamo costruire un portafoglio robusto, potremmo considerare di escludere il Nikkey, che, nonostante un rendimento positivo, non offre una sufficiente decorrelazione.
Analizziamo quindi le performance di un portafoglio composto per il 70% da Stoxx e per il 30% da un altro ETF nel periodo appena trascorso.
Il portafoglio Stoxx-Nikkey mostra un eccellente rendimento, ma presenta anche la massima volatilità. D'altra parte, il portafoglio Stoxx-Oro vince la competizione offrendo un rendimento notevole con una volatilità inferiore, sebbene non sia la più bassa.
Per maggiore chiarezza, ho calcolato un rapporto, che ho chiamato Rp/v, che indica il rendimento diviso la volatilità e serve come indicatore di convenienza. Noi cerchiamo un rendimento e “paghiamo” per questo rendimento una certa volatilità.
Quindi la colonna a sinistra risponde alla domanda: quanto mi costa in volatilità 1% di rendimento? Chi mi fa pagare di meno il rendimento? La classifica risultante è la seguente: Gold – Auco – Nikkey – Dollari.
Questa sorprendente classifica sottolinea che, nonostante le azioni aurifere non abbiano generato rendimenti significativi, hanno contribuito a ridurre il rischio del portafoglio. Al contrario, mentre i dollari potrebbero non essere la scelta più interessante in questo contesto.
Tuttavia, è essenziale notare che l'interpretazione dei dati richiede attenzione, poiché ho considerato dati periodali. Spezzando il periodo in quattro anni singoli, le correlazioni cambiano sensibilmente e quindi per periodi differenti i risultati sarebbero differenti.
Un grafico illustra chiaramente l'evoluzione di queste correlazioni.
Cosa significa tutto questo? Semplicemente che valutare il passato è un esercizio agevole, ma non garantisce che gli stessi schemi si ripetano in futuro. Quindi prestate attenzione alle scelte basate sui dati storici.
A questo punto mi chiederete: allora buttiamo via tutto?
Aspettate a restare delusi da questa conclusione, perché un modo per portare a casa un risultato concreto c’è: il lazy portfolio il cui video è qui
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Smetti di godere inizia a guadagnare
Ricordate la DeLorean di Ritorno al Futuro? Un'auto iconica, tecnicamente avanzata, eppure un clamoroso fallimento commerciale. La parabola di John DeLorean, il visionario creatore dell'auto, ci insegna una preziosa lezione sugli investimenti: la perfezione tecnica non è sinonimo di successo.
A ciascuno di noi interessa una auto non solo per portarci dal punto A al punto B. Vogliano anche un oggetto che ci distingua dagli altri o che ci faccia appartenere ad una particolare tribù. Oppure al contrario vogliamo solo una macchina che faccia il suo lavoro senza darci pensieri di sorta. Insomma siamo alla ricerca del nostro obiettivo, non della perfezione tecnica.
E anche negli investimenti le persone non sono guidate dalla ricerca della perfezione ovvero il massimo rendimento, ma dalla ricerca del proprio piacere, che si traduce nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Quindi un investimento che promette il massimo guadagno, ma non ricalca i nostri desideri non ci interessa e non lo compriamo.
I venditori di investimenti lo sanno bene e propongono soluzioni “finto personalizzate” per massimizzare il piacere di ciascun cliente, sottraendogli in cambio rendimento che sotto sotto non desidera.
Quindi per migliorare i rendimenti dei nostri investimenti prima ancora di entrare nel dettaglio tecnico della proposta occorre capire chi siamo e cosa vogliamo.
Solo dopo potremo capire come spremere un po’ di rendimento in più a discapito del venditore.
Quindi per iniziare a comprendere chi siete fatevi due domande
1) Preferisco l’azione o la riflessione? Cioè preferisco agire e poi adattarmi in corso d'opera, oppure pianificare meticolosamente, prima di muovermi? Sia chiaro che con questa domanda non voglio fare una specie di distinzione tra “scemi” e “intelligenti”. A parità di intelligenza ci sono persone che partono e fanno; poi se serve fanno degli aggiustamenti in itinere, Elon Musk e Space X vi dice qualcosa? Altri invece vogliono prima immaginare tutto il piano e poi partire, come la NASA.
2) L’altra domanda è: prediligo l’appartenenza o la distinzione? Cerco soluzioni che mi facciano sentire parte di un gruppo o che mi distinguano dalla massa?
La risposta a queste due domande genera quattro tipologie di investitori:
1) Appartenenza e Azione: i disinteressati. Dedicano poca energia e tempo agli investimenti. Sono quelli che comprano i pacchetti facili da capire, come i BOT o i libretti di risparmio nella banca più vicina. Insomma quelli che vogliono il 3% senza fare un tasso...
2) Comprensione e Appartenenza: i volonterosi. A loro interessa capire ma vogliono anche essere rassicurati. Andare con il gregge riduce l’ansia. E in effetti i brand nascono come comoda scorciatoia per persone poco pratiche: un risparmio di energie quando si affronta un problema.
3) Distinzione + comprensione: i teorici. Questi hanno necessità di capire prima di agire. Spesso agiscono con un po’ di fatica. Il fatto di essere in un grande gruppo o da soli li lascia indifferenti.
4) Distinzione e Azione: gli autodidatti. A questo gruppo interessa iniziare ad agire, perché capiscono facendo. E poi aggiustano il tiro.
Adesso che abbiamo definito i gruppi occorre specificare che nessuno di questi approcci è migliore in assoluto e spesso noi usiamo tutti gli schemi, in base alle situazioni.
Capite che queste persone compreranno proposte di investimento molto differenti. Si tratta di diventare consapevoli di quali siano i pro e i contro di ciascun atteggiamento, in modo da avere l’opzione di uscire dal nostro binario mentale naturale e vedere le cosa da una altra angolazione.
Ma per esaminare come ogni tipo di investitore può sparigliare le carte uscendo dal proprio corridoio mentale e spremere un rendimento aggiuntivo al proprio fornitore dovremo fare ancora una puntata in video.
Con questo vi lascio con l’invito a seguirmi sul mio canale Youtube Finanza Serena, dove troverete ampio materiale anche sulle relazioni tra personalità e investimenti.
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