PACIF OCEAN
Davanti a me the Pacif Ocean, la mia grande veduta, la mia grande nostalgia. E’ una notte luminosa, in cielo la luna sognante si riflette sulle acquee nerastre, mosse da una carezzevole brezza che proviene dall’orizzonte lontano.
E le stelle palpitanti si mostrano interessate per quella presenza e si stringono appassionatamente attorno ad essa per celebrare l’impero del cielo e quello della terra. Questo mare, davanti al quale ora sto camminando, sparge un aroma acerbo che stranamente mi eccita e mi fa sentire inquieta come nell’ansiosa aspettativa di qualcosa che dovrebbe accadere.
Non attendo che l’accadimento predisponga le sue ragioni e le sue vaghe manifestazioni ma, mossa da indicibile fermento, mi imbarco in una nave peschereccio che salperà tra pochi minuti. Sento espandermi dentro la voglia di misurarmi con la notte e con il mare per vegliare sulle acquee opache e traslucide, per sentirmi unita al cielo e alla terra.
E mentre mi cullo tra pensieri felpati, la nave guadagna il mare aperto. Sono rimasta in piedi sul ponte e il vento mi sferza sempre più forte e mi dà la benvenuta quale compagna di viaggio. Mi sto allontanando dalla solidità della riva, lascio la città alle spalle immersa nelle sue luci morbide. Godo dell’instabilità, delle oscillazioni e mi protendo verso l’oscurità impenetrabile che si estende all’infinito davanti a me. Sono esaltata dal senso dell’ignoto, di questo vagare insicuro, rischioso, imprevedibile che mi ha chiuso tra i suoi paraventi, sono avvolta da un serpente in uno stato di dormiveglia. Si sono alterati i confini delle cose, il mio corpo d’un tratto ha preso ad espandersi fondendosi con il mare, mi sento fluida, il mio spirito svapora con intensità sorprendente.
L’acqua uno dei quattro elementi che, in rivoli, mi purifica riportandomi a quel senso di verginità primordiale che spesso invochiamo come forma di riscatto dal mondo. Mi sembra di vivere momenti di giocosità, di rinascita, di candore estatico. La necessità, il dovere, l’obbligo si sono eclissati dietro e sotto quest’acqua rumoreggiante, sono decantati nelle oscurità abissali, riassorbiti dal dio degli inferi.