Panoramica di Alessandro Baricco a Parole O_stili sulle relazioni, digitali e non solo, che abbiamo costruito o ri-costruito in questi ultimi mesi.
Alessandro Baricco e Rosy Russo a Parole O_stili

Panoramica di Alessandro Baricco a Parole O_stili sulle relazioni, digitali e non solo, che abbiamo costruito o ri-costruito in questi ultimi mesi.

Alessandro Baricco

Voglio dire che questa cosa che fate, non lo dico per fare i minuetti, io non la conoscevo quasi e sono riconoscente a te Rosy e a Roberto che me l'ha fatta conoscere, è una cosa fantastica.

Ho sempre pensato che per quanto riguarda il game e tutto questo della rivoluzione digitale, siamo sempre così attenti a capire i rischi e a segnalare tutti i lati oscuri, i lati pericolosi e quelli rischiosi.

La posizione che la maggior parte della gente ha è che dato che il digitale è rischioso, dato che ci  sono dei problemi e che può essere uno strumento che può far male bisogna tenerlo come fosse lontano e temerlo.

Poi c'è un'altra piccola parte dell'umanità che semplicemente dice: mettiamoci a lavorare perché tutto questo smetta di far male, e poi usiamolo perché alla fine è uno strumento di libertà di movimento mentale, di arricchimento, di esperienza.

Quindi quando incrocio queste piccole umanità che combattono per questo sono sempre felice perché sono veramente i miei compagni di strada.

Sono arrivato in quarantena per un pelo perchè ero a un concerto fuori Italia e poi per fortuna sono riuscito a raggiungere casa mia dove da 2 mesi faccio questa esistenza un po' strana e surreale che conosciamo un po' tutti.

Rosy Russo

Per presentarti, ti conoscono un po' tutti, ma ho pensato di introdurti con parole tue di 900 che dicono appunto.

"Il più grande. Lo era davvero, il più grande. Noi suonavamo musica, lui era qualcosa di diverso. Lui suonava... Non esisteva quella roba, prima che la suonasse lui, okay? Non c'era da nessuna parte."

Allora la prima domanda è se ti senti calzare un po' addosso queste parole? Non è che vogliamo adularti, in realtà sicuramente sei stato la persona che è riuscita a leggere e a interpretare questa nostra rivoluzione digitale, meglio di altri e prima di altri.

Alessandro Baricco

Sei mooolto gentile, mooolto ma con tante "o", mooolto gentile. Io ho scritto un libro ma ce ne sono tanti nel mondo, perché ci siamo applicati in moltissimi per capire cosa stava succedendo. Nel mio ci sono alcuni tratti che puoi non trovare in altri, altri  hanno studiato cose che io non ho studiato, è un lavoro collettivo.

Diciamo che io sono contento perché è un libro che può stare insieme a tanti altri nella descrizione che rimarrà, anche in futuro, di quello che abbiamo combinato negli ultimi 40 anni in quella direzione. È stato faticoso è stato molto emozionante scrivere questo libro e continua a darmi delle enormi soddisfazioni, anche emozioni. Quindi si è qualcosa di speciale, però di unico no, grazie sei molto carina ma di unico no.

Rosy Russo

Se tu dovessi scrivere a voce alta l'ultimo capitolo di The Game quello che riguarda questi ultimi tempi, ecco come racconteresti questa rivoluzione digitale o come la definiresti oggi questa rivoluzione che ha scardinato le nostre vite? Questo virus che è arrivato e ha cambiato tutto nel digitale nell'offline e nell'online.

Alessandro Baricco

Fermiamo due o tre cose che possono essere utili, perché questa esperienza è un'esperienza dura, io non credo che sia un'esperienza che ricorderemo con piacere o bisogna anche  stare un po' attenti a non farne un'esperienza solo positiva, o comunque da convertire positivamente.

Ci sono dei passaggi della vita che sono oscuri, brutti, faticosi e bisogna prenderli come tali e questo per me è abbastanza un passaggio di questo tipo. LinkÈ vero che mentre resistiamo, mentre anche soffriamo, mentre cerchiamo di chiamare a raccolta tutte le energie che abbiamo, tutti i neuroni che abbiamo, è vero che per strada ci viene dato il privilegio di capire qualcosa che forse non avremmo capito.

Se pensiamo a questo tema qua della rivoluzione digitale, indubbiamente ci sono un paio di cose che tutti in questo momento stanno capendo: una e che è caduta una sorta di barriera quasi di tipo sentimentale, tra gli umani e il digitale. Cioè soprattutto negli ultimi tempi gli umani avevano molto sospetto, perfino un po' di risentimento, c'era quasi una maggioranza degli umani che usavano le tecnologie digitali ma con  una certa amarezza, con molta paura è troppo, però con molta attenzione con molta cautela, cioè le usavano ma senza crederci ecco.

Le usavano perché erano comode ma sapendo che delle volte che facevano qualcosa di cui non conoscevano veramente tutti i risvolti, cioè con molta inimicizia diciamo.

Questi due mesi hanno creato una grande amicizia. Come due nemici che poi li chiudi, che rimangono fermi in un treno nella campagna e cominciano a parlare, e credo che sia a poco a poco caduta questa barriera proprio di risentimento o di sospetto che c'era. Moltissimi umani hanno capito che invece il digitale era lì, e in maniera abbastanza mite, neutrale, gli concedeva cose che sarebbero state impossibili.

Allora hanno cominciato a usarlo, diciamo con un animo più sgombro, con con la mente più tranquilla e si è formato, credo, un rapporto proprio tra i device digitali e noi, più giusto, non dico migliore o peggiore, più equilibrato. Abbiamo fatto fuori abbiamo spurgato tutta una serie di timori che forse erano eccessivi o di sospetto di base.

E quindi il mondo che verrà, sarà un mondo in cui noi adotteremo per così dire il mondo da noi inventato cioè il mondo digitale, con un animo più sereno, più amichevole. Questo ci porterà sicuramente a usarlo meglio, anche a combattere i suoi lati pericolosi o comunque oscuri.

Combattere nel senso di migliorarli come ad esempio fate voi di Parole O_stili.

Però ecco conta molto lo stato d'animo, proprio di base, quello da qui parti. Questo scrollone che è stato dato alla nostra esistenza, penso che questo lo otterrà.

Quindi da questo punto di vista questo ci renderà molto più adatti e molto più bravi ad adottare quello che abbiamo inventato, e usare nel modo migliore quello che abbiamo inventato, cioè questo mondo digitale.

Un'altra cosa che chiunque può notare in questi giorni e come fosse sbagliato il nostro bilanciamento, prima, rispetto al problema: la vita che passa dai device, la vita che poi tra virgolette è quella reale.

Cioè c'era questa cosa prima prima noi ci permettiamo di dire frasi come "ormai la nostra esperienza passa tutta dai device digitali" - "ormai i nostri ragazzi comunicano  solo più attraverso i telefonini" - "ormai la nostra percezione del mondo" - "ormai siamo sempre lì" - "passiamo tutto il tempo con la testa lì" eccetera.

Poi ci hanno chiuso in casa ci siamo accorti di quante cose invece facevamo con il nostro corpo, con la nostra voce vera, muovendoci spostandoci, quanti posti frequentavamo, quante volte toccavamo qualcuno, quante volte venivano toccati da qualcuno.

All'improvviso queste frasi ovviamente ci sono suonate ridicole, perché adesso che veramente la parte fisica della nostra vita è ridotta al lumicino,  adesso lo capiamo cos'è passare tutto attraverso i device e non era quello che facevamo prima. 

Da qui si può capire anche appunto un certo nostro istintivo esagerare, rischi e incognite di quel mondo lì, adesso è come se ogni giorno ci ricordassimo, uno strato in più ogni giorno, di quanto in realtà con l'avvento della rivoluzione digitale, noi sempre abbiamo conservato o conservavamo prima, una ricchissima presenza fisica nel nostro mondo.

Aveva un ruolo ancora enorme e quindi ci verrà più facile immaginare quello che veramente è il punto che dobbiamo trovare:

un bilanciamento fra il nostro usare la tecnica digitale e la tecnologia digitale e il nostro continuare a essere uomini, continuare a essere umani.

Questo è il punto del domani! Perché in quel bilanciamento che non ci riesce naturale, cioè facciamo fatica perché abbiamo ancora da imparare lentamente tutta questa rivoluzione digitale, in quel bilanciamento quando a poco a poco si allestirà il mondo nuovo, quello uscito dal momento grosso dell'emergenza, ma che sarà differente, lì di nuovo dovremo trovare come fosse una tacca giusta nel nostro bilanciamento.

E qua il "rischio", molto fra virgolette, è che ci innamoriamo perfino troppo di tutto questo, adesso che vediamo che poi tutto sommato non è male.

Faccio un piccolo esempio semiprivato: dovendo lavorare per la mia scuola in questi giorni ovviamente ci sono tutte queste riunioni che facciamo come tutti voi, e le  facciamo in questo modo, sta cominciando a passare l'idea che non  sono niente male.

Durano meno, sono più razionali, la gente deve intervenire entro un certo limite di tempo, quindi sintetizza il proprio pensiero: siamo tutti più efficienti e siamo tutti più disegnati bene.

In più ci resta un'ora in più perché noi siamo spostati da casa, parcheggiato, preso il pulmann. Così ci resta del  tempo in più con cui fare cose tipo stare con i figli finalmente o vedere cose o leggere o fare l'orto.

Beh questa roba qua rischia di passare molto nelle nostre abitudini e questo non lo so ecco bisogna vedere come come girerà però il rischio o diciamo che ci sarà una sorta di rischio opposto, cioè di pensare che in realtà è molto meglio fare così.

Perché poi spostarsi andare da Milano a Torino per parlare con qualcuno, vedendolo quando si può farne a meno.

Lì sarà molto bello, sarà molto interessante capire cosa faremo, però il punto è affascinante. veramente è il bilanciamento che gli umani decideranno di dare, tra il loro fisicamente esserci e il loro esserci on line o attraverso i device digitali che come voi ben sapete non è meno reale.

L'affascinante problema degli umani e di gestire una realtà, come ho cercato di spiegare nel mio libro, realtà a due forze motrici una più del digitale una più del fisico, ma è sempre un sistema unico di realtà.

Non c'è una realtà virtuale
e una reale.

Siamo reali ovunque e continuiamo a ruotare dentro tra sguardi veri, sguardi finti, foto, presenze, parole scritte, parole dette, parole ascoltate, cose toccate, cose raccontate.

E' fantastico un sistema complesso di immensa ricchezza che farà di noi certamente gli umani più svegli, che esperiscono molte più cose e resta il problema del bilanciamento.

Diciamo che prima andavamo avanti tutti con le mani, con i piedi o con molta paura, adesso quando cominceremo ad allestire un mondo nuovo, vediamo cosa vediamo cosa succederà.

Speriamo di trovare un bilanciamento più saggio di quello che avessimo in passato, più sereno e anche più allegro, ecco perchè felice è una parola grossa ma magari allegro sì.

Vorrei ancora dire un'ultima cosa che chi mi pare di intravedere di intuire di quello che ci accadrà, la dico perché bisogna essere pronti nel sapere che sarà così: l'opportunità è enorme, quello che probabilmente succederà, ma anzi tolgo il probabilmente, è che molte cose che erano in invisibile agonia da molto tempo, cioè da molto tempo non funzionavano più ma continuavamo a farle restare in piedi, così per difendere interessi vari e un po' per inerzia, per pigrizia, eh questi come una tempesta cadranno, cioè molte foglie cadranno. 

Ci saranno dei pezzi di mondo che perderemo.

Quando si perdono pezzi di mondo per alcuni è una sofferenza,  cioè ci sono sicuramente persone che soffrono, però i pezzi di mondo che si perdono, si devono perdere, non puoi portarti dietro sempre tutto.

In passato c'era la guerra, come un'esperienza, come un collettivo scrollone dell'albero, che che faceva una specie di pulizia da tutto ciò che ormai era stanco e stava appena attaccato così per boh, forse neanche si capisci perché.

Però succhiando energie, rubando ricchezza all'albero e grazie a Dio, anzi non grazie a Dio ma grazie a noi, siamo un po' usciti da questo incubo.

Siamo una generazione di umani che ha deciso di fare a meno della guerra per crescere, per cambiare, per maturare e abbiamo deciso che potevamo farlo senza andare a sparare a nessuno, senza scendere in trincea.

Dopodiché ci sono crisi periodiche, quelle crisi dove quello che dobbiamo fare accadere è quella capacità di soffrire per rinnovare, di soffrire per ripartire, da quello che veramente è vivo e non da quello che ci portiamo dietro un po' stancamente.

Questa questa specie di rivoluzione sofferta un po' implosa che stiamo vivendo, ci dà l'opportunità di questa sorta di scossa sismica, diciamo.

Probabilmente il modo migliore per farla passare è accettarla, cioè prenderla, adottarla e usarla come un principio dinamico, essere disposti a sofferenza, essere disposti a perdere dei pezzi di mondo.

Oggi faccio un esempio perché mi sta molto a cuore: se c'è una cosa sotto scacco, se c'è una foglia che sta tremando veramente è tutto l'insieme di quelle cose che chiamiamo lo spettacolo dal vivo.

Lo spettacolo è una sorta di evento per il quale la presenza di comunità di umani, fisicamente presenti è quasi indispensabile, no senza quasi, è indispensabile.

Noi capiamo in questo momento che è un mondo che è diventato d'improvviso fragilissimo e dobbiamo trovare dentro di noi delle ragioni vere per fare sopravvivere tutto questo.

Anche dei modi, ma anche delle ragioni.

Però è anche vero che proprio il mondo dello spettacolo dal vivo in sue ampie zone, è stanco da moltissimo tempo e un mondo che non ha più una chiara identità di sé stesso, molto poco allineato alla mente, alla testa dell'oggi e più ancora una produzione di una filosofia del modo di vista del mondo più novecentesco, romantico e non aveva la voglia o non ha avuto l'energia per trasformarsi, per modificarsi per diventare contemporaneo, non sempre diciamo.

In questo momento quindi è in molto ritardo, molto indietro.

Ecco li ad esempio è una di quelle cose che noi dovremo fare genialmente, abbiamo bisogno di tutta la nostra intelligenza: cioè cosa portare al di là di questo guado.

Ma pensare che vogliamo semplicemente che tutto questo stia là, nello stesso modo questo è sciocco, cioè approfittiamo della tempesta, approfittiamo e cerchiamo di andare oltre, di ridisegnare, per farle più forti e disegnare le cose che ci stanno a cuore.

Dentro l'idea di spettacolo dal vivo ci sono delle cose che sono del nostro cuore cioè proprio irrinunciabili, ma d'altra parte pensare semplicemente di ritrovarle alla fine di questo percorso così come erano, ripristinarle mettere tutte le suppellettili dov'erano  sui mobili è sciocco perché vuol dire perdere un'enorme opportunità. 

Questo è un esempio ma in realtà questo avverrà nell'economia, avverrà nella relazione sociale, se pensiamo alla scuola le possibilità di ridisegnare una scuola davvero nuova, ma nuova non è di per sé un valore ma contemporanea, cioè adatta alle menti dei ragazzi che la frequentano, è un'opportunità enorme.

Se semplicemente ci occuperemo di riuscire più presto possibile a ritornare in classi di 25 persone a fare 5 ore 6 di scuole medie, questo è perdere un'enorme opportunità.

Quindi quello che ci aspetta, la festa che ci aspetta sarà di molti livelli che sarà anche tornare di persona a bersi una bella birra, ma non in casa.

Ma sarà anche che avremo veramente in mano una matita e potremo ridisegnare, seppur con delle sofferenze, delle fatiche, dei mali un po' dappertutto, ma è il momento buono: c'è il foglio, c'è la matita e noi possiamo davvero ridisegnare.

Abbiamo bisogno dei migliori di noi, abbiamo bisogno di quelli più lucidi, abbiamo bisogno di quelli che hanno più voglia, più passione, speriamo che siano poi tutti compagni di strada con noi in questa impresa che ci aspetta.

Rosy Russo

Bene intanto grazie, parole bellissime sul futuro sul mondo che verrà sul mondo che adotteremo e mi è piaciuto moltissimo l'esempio dello scrollo, una battuta veramente veloce: ma visto che siamo accomunati da questo utilizzo e questo lavoro sulle parole, perché anche noi lavoriamo come parole ostili sull'importanza di queste parole, sullo stile su quello che rappresentano, secondo te com questo scrollone, quanto le parole possono avere un peso, le parole più umane, le parole saranno quelle che ci aiuteranno a uscire? Saranno più parole? Saranno più immagini o video?

Alessandro Baricco

No io credo credo fermamente che alla fine noi umani abbiamo bisogno di nomi, gli umani hanno paura delle cose fino a quando non le danno un nome, al limite  sono cose tremende, ma se gli dai un nome le puoi affrontare.

Noi vedremo apparire delle cose per cui non abbiamo nomi, per questo una volta di più abbiamo bisogno di quelli che sanno usare la lingua e che sono in grado di avere uno sguardo, uno sguardo intelligente.

Perché non ci bastano i nomi che abbiamo per affrontare e vivere quello che ci sta per accadere, che noi faremo accadere.

Quindi sarà un momento molto molto importante e ci sono alcuni geni che possono poi fare una sintesi, ma io credo fermamente che l'emergere di alcuni grandi nomi che poi ci spieghino un'epoca o che ci spiegano un nostro movimento mentale, o una  nostra contorsione come come esseri umani.

L'emergere di questi nomi viene da un lavoro collettivo immenso, proprio di legioni e legioni di umani  che nei messaggi, parlando, fanno maturare delle aree linguistiche, arrivano sfiorano il nome, poi c'è uno che toc lo becca lì "il mondo liquido" Bauman, che però era già nelle chiacchiere, era già nelle parole che la gente cercava.

Quindi in questo momento ad esempio io trovo affascinante come ci sia una cosa che è un misto di grande pace e di grande dolore, strano, imploso che che la gente ha che tutti abbiamo.

E non abbiamo un nome per questo senso qua, non abbiamo un nome vero per il sentimento che è questo in questo mondo in questo momento per la maggior parte di noi è dominante.

Tutti lo inseguono: i ragazzini nel dirselo lo "come stai?" "mah insomm" tutti sono lì che girano intorno a questa roba qua forse nel tempo poi ci sarà un poeta o un regista cinematografico qualcuno che saprà inchiodare il nome tutto questo ma lo stiamo cercando tutti ecco il processo linguistico è una specie di onda.

Ed è molto bello perché e come fosse un colore di cui non abbiamo il nome.

Questo momento proprio a livello di sentimenti se devi dire ma come stai?

Non c'è la risposta alla domanda come stai. Ecco non c'è, in questo momento voglio dirlo proprio da scrittore lo so che balbettate qualcosa, fate bene perché perché non c'è davvero una parola che possa in un attimo dirti come stiamo.

Però la cerchiamo ed è un processo bellissimo io lavoro con le parole quindi ne sono particolarmente affascinato però uno dei lavori belli che facciamo noi umani che indichiamo col dito e poi a un certo punto continuiamo a balbettare, poi c'è qualcuno vi dice qualcosa, un suono bon e allora li lo l'abbiamo inchiodato e sappiamo cos'è, ecco stiamo facendo questo lavoro molto bello.

Il video

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