Pensieri lenti o veloci? Le idee di Daniel Kahneman applicate al Rosatellum.
Cosa si sceglie quando si vota con il sistema maggioritario? Ci si identifica con il leader nazionale e con la sua storia o con il candidato del collegio maggioritario? Oppure si sceglie di dare forza a un'ideologia, si vuol tutelare un interesse, si desidera contrastare un nemico o un’ideologia considerati pericolosi? Si vota, in ultima analisi, per un simbolo, dunque per un’idea, un leader nazionale che quell’idea incarna o semplicemente per un volto che si spera difenda gli interessi del proprio territorio?
Sulla base di queste riflessioni gli esperti di campagne elettorali dovranno imbastire le strategie di comunicazione in vista della prossima sfida di primavera. Il contesto politico è in rapida evoluzione, ma quello che inciderà di più sulla futura composizione del parlamento saranno gli effetti che la nuova legge elettorale produrrà sulla modalità di scelta degli elettori. Il Rosatellum è un sistema misto: 64% proporzionale e 36% maggioritario, ovvero prevede collegi uninominali dove il candidato che prende un voto più del secondo guadagna il seggio. Al contrario del Mattarellum, oltre al rapporto invertito fra quota proporzionale e quota maggioritaria, l’elemento decisivo, nella sua applicazione fattuale, è l’eliminazione del voto disgiunto.
Nelle elezioni politiche del 1994, 1996 e 2001 gli elettori avevano una doppia scheda. Potevano scegliere il candidato preferito sul maggioritario e votare sul proporzionale anche per un partito che non lo sostenesse. Questa possibilità viene eliminata. Gli elettori avranno una solo scheda e una sola croce a disposizione: possono scegliere un partito (voto proporzionale) il cui voto si estende anche al candidato del collegio maggioritario oppure possono sbarrare il nome del candidato del collegio maggioritario spalmando così in modo proporzionale il proprio consenso a tutte le liste che lo sostengono.
Fin quando nella sfida maggioritaria le alternative sono solo due il subdolo retropensiero del voto utile non può fare capolino nella testa degli elettori. Ma nel caso italiano, che prevederà ben quattro coalizioni in competizione (centrodestra, M5S, PD con suoi alleati, Sinistra), l’elettore si potrebbe trovare nella condizione di dover sacrificare il proprio voto sul maggioritario, votando per un candidato senza alcuna speranza di vincere nel collegio pur di restare fedele al suo partito o leader e assegnarli la preferenza sulla quota proporzionale. Dunque gli estensori della nuova legge elettorale hanno fatto affidamento sulla fedeltà dell’elettore all’ideologia, al simbolo di partito, al leader nazionale piuttosto che all’interesse particolare, alla ricerca della relazione diretta con il proprio rappresentante del territorio, alla valutazione contingente di essere fra gli elettori vincenti del collegio. Ma la spinta comunicativa del voto utile, che già vediamo affacciarsi nel dibattito televisivo con domande manipolatrici: “chi butteresti dalla torre: “Berlusconi o Di Maio?”, induce l’elettore a porsi nella condizione psicologia di un voto di ballottaggio anticipato al primo turno, dove in automatico si scarta il concorrente certamente perdente, anche se quello idealmente preferito, per votare contro quello considerato più lontano dalle proprie idee o interessi. Scalfari che sceglie Berlusconi nel gioco della torre è il perfetto esempio di questo processo manipolativo.
La prossima campagna elettorale si giocherà, dunque, sulla psicologia dell’elettore. Sulla sua attitudine ad utilizzare il pensiero veloce (intuitivo) o il pensiero lento (riflessivo), come ci insegna lo psicologo e Nobel per l'economia Daniel Kahneman. Comprendere come il processo di scelta sarà attivato dalla maggioranza degli elettori è fondamentale per attuare strategie efficaci di persuasione attiva. Le elezioni potrebbero consegnarci una rappresentazione del voto completamente differente da quella oggi fotografata dai sondaggi.
Perché cambia la domanda alla quale gli elettori dovranno rispondere nella cabina elettorale: non più “per quale partito intende votare”, bensì “preferisci affidare la tua preferenza in prima battuta al tuo partito/leader o al tuo rappresentane del territorio?”
Più elettori sceglieranno la seconda opzione, cadendo di fatto nella condizione psicologica del voto utile sul proprio collegio (36%) e più l’effetto di amplificazione del voto sul maggioritario si riverbererà sulla quota proporzionale dei singoli partiti (64%). Più collegi maggioritari presenteranno sfide precluse a una o a due coalizioni più i partiti che sostengono queste coalizioni sconteranno perdite anche sulla quota proporzionale. L'elettore sarà tentato di scegliere la strada del voto utile scegliendo chi far vincere nella sfida maggioritaria, dimenticandosi che sulla quota proporzionale si assegnano il doppio dei seggi. L’approccio psicologico degli elettori al Rosatellum ci riserverà delle importanti sorprese, a meno che non si legga subito il testo di Daniel Kahneman.