Per caso, fai parte della compagnia del “grosso modo”?

Per caso, fai parte della compagnia del “grosso modo”?


Moltissimi professionisti, senza averne consapevolezza, lavorano “grosso modo”: i consulenti finanziari, gli avvocati, gli assicuratori, i commercialisti, i venditori di immobili,… E se fosse così anche per voi? Per sapere se si rientra nel vasto gruppo della “roughly society” (società del grosso modo) basta verificare se siete in grado di rispondere a questa semplice domanda: quanto costa il denaro che guadagnate?


Immaginate di chiedere il saldo del vostro conto corrente e vi rispondano: “grosso modo è…”. Oppure pensate ad un contratto di vendita dove le provvigioni siano “grosso modo…” O, ancora, che il prezzo del fondo comune che state valutando sia “grosso modo” e che gli indici delle borse riportino tutte un andamento “grosso modo…” Vi accontentereste di una risposta del genere? Ovviamente no.

Oggi si misura tutto, e in particolar modo tutto ciò che riteniamo importante: perché senza numeri siamo nel campo delle opinioni, delle percezioni, delle sensazioni che, spesso, non forniscono informazioni utili per valutare in modo opportuno la realtà. 

Periodicamente si legge di aziende che hanno fatto registrare un incremento: del fatturato, dei ricavi, degli utili. In modo altrettanto puntuale si analizzano e si tengono sotto stretto controllo i costi: del resto, gli utili sono anche ad essi strettamente correlati. 

Eppure, sul fattore in assoluto più importante di costo, quello che determina in modo decisivo le sorti di qualsiasi business, non abbiamo alcun dato puntuale. Chi di voi, infatti, conosce qualcuno che sa esattamente come suddivide il tempo nelle attività più importanti da svolgere nell’ambito del proprio lavoro, quelle che concorrono in misura maggiore al raggiungimento dei risultati aziendali? Chi possiede dei numeri puntuali sul tempo dedicato a specifici clienti? Chi può dire con assoluta precisione quanto vale un’ora del proprio lavoro? 

Oggi, indaffarati e frammentati in decine di attività, spesso solo di facciata utili, non solo continuiamo a dire che “non c’è tempo”, come se qualcuno ci avesse accorciato le giornate, ma, cosa assai peggiore, siamo convinti di muoverci in modo più che efficace ed efficiente: magari supportati nel frattempo anche dal fatto che abbiamo continuato ad incrementare i guadagni ed i nostri “indicatori commerciali”.

Ma se non abbiamo la misura dei costi temporali dobbiamo accettare di avere una visione parziale della nostra attività: perché se, ad esempio, rispetto all’anno precedente, abbiamo incrementato gli utili del 10% ma, contemporaneamente, aumentato le ore lavoro del 30%, non credo che ci sia da essere particolarmente soddisfatti. Ma noi non possediamo alcun dato sui costi temporali e, cosa peggiore, siamo soggetti alla distorsione cognitiva della sicumera (overconfidence) che ci porta a credere, in modo errato, di avere dei comportamenti più che adeguati. Ma senza la valutazione attenta del tempo andiamo inesorabilmente a naso, rischiando di far parte della società del “grosso modo”.

L’arena del business è sempre più feroce e competitiva: PROPRIO PER TALE RAGIONE E’ DI VITALE IMPORTANZA SAPER GESTIRE LE ENERGIE MENTALI, FISICHE ED AVERE I NUMERI PRECISI SU COME CI MUOVIAMO DURANTE LE GIORNATE. Ma il “costo tempo” si può misurare? Una domanda legittima: perché spesso l’alibi che circola su questo tema è quello di dire che ciò non sia possibile.

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Da oggi, in modo semplice, pragmatico e risolutivo invece si può. Brain Refresh Lab, società che opera da oltre venticinque anni nello “spingere i professionisti a comportamenti utili per produrre utile, risparmiando più risorse possibili”, ha creato Tempomat: un metodo comportamentale che si apprende in una sola aula, con una serie di sessioni di coaching a distanza e, soprattutto, utilizzando il nostro smart phone, con una innovativa e rivoluzionaria App (disponibile sia per iOs che per Android). 

Tempomat si avvale anche del supporto di due primarie organizzazioni: l’Università Cattolica di Milano, attraverso il Prof. Marco Oriani, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale, e la società californiana Fitbit, leader mondiale nella produzione di wearable specializzati nel wealthbusiness.

Oggi il pericolo più grande di ogni professionista è il “burn-out da frammentazione mentale”: è destinato a prosperare sul mercato solo chi sarà in grado di recuperare e sfruttare al meglio le capacità di focalizzazione.

Essere focalizzati significa innanzitutto avere le idee chiare sulle attività che aiutano realmente a fare gli utili nel proprio business.

Essere focalizzati significa mettersi in testa che è il poco a fare tanto (ricordate la legge di Pareto?).

Essere focalizzati significa imparare a dire NO.

Essere focalizzati significa possedere numeri sul fattore più importante di qualsiasi impresa: il tempo.

Per maggiori informazioni inviare una mail a glucosio@brainrefreshlab.com

Chi ha Tempo(mat) non aspetti tempo…

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