Poesia come forma primitiva del linguaggio

Mi sono chiesta spesso perché la scrittura poetica sia poco frequentata dai lettori. La mia risposta è che la poesia utilizza un linguaggio simbolico, metaforico e sintetico al quale la scuola ci disabitua, privilegiando la narrazione e la logica sequenziale.

A differenza della prosa, che si sviluppa nel tempo e ci impone un pensiero diacronico, la poesia ci invita a procedere per analogia, propone sinestesie (le dolci acque del Petrarca), visioni inusuali (i profumi trionfanti di Baudelaire), obbligandoci a una comprensione creativa nella quale la parola diviene materia.

La poesia vive della pregnanza del semantema, come la pittura rupestre (o l'arte moderna) vivono dell'essenzialità del tratto. Entrambe rappresentano la vita nella sintesi del suo significato. Rendendo le parole immagini, profumi, suoni, la poesia ci richiama a quella primitiva capacità di comprensione prelinguistica per la quale il mondo è prima visto, odorato e udito, poi compreso e solo alla fine raccontato. 

Ecco, credo che il merito della poesia sia evitarci il racconto, rendendolo pleonastico di fronte all'immediatezza della percezione. 

Essa è la prima modalità di espressione del bambino. La parola-frase è poesia racchiudente in sé l'insieme di significati che ancora non sono dispiegabili. 

E' il linguaggio primitivo (non, come ci danno a credere, la creazione raffinata della evoluzione dell'espressione per parole). Per questo non è falsificabile o argomentabile.

Esprimersi in poesia dovrebbe essere incoraggiato, coltivato sin dalle elementari e considerato uno dei modi, il più diretto, di scrittura dell'adulto. Imparare a leggere la poesia, a comporla, a recitarla è un viaggio al cuore del linguaggio. Una educazione alla poesia rende liberi e smaschera le ambiguità del discorso contemporaneo.