Politica e nomine

Politica e nomine

Data l'attualità del tema, con questo mio breve scritto, che non ha quindi la pretesa di coprire tutte le sfaccettature del tema, vorrei offrire un contributo teso a “normalizzare” il fatto che le nomine politiche siano frutto di intermediazione da parte della classe dirigente di uno o più partiti. Per farlo, chiedo al lettore un esercizio basato su una riflessione pragmatica - possibilmente scevra da pregiudizi ideologici - su come funzionano realmente i processi decisionali in un sistema democratico (certo, un po’ in crisi, ma sempre democratico).

Nomine e politica

In ogni democrazia rappresentativa, dal livello locale a quello centrale, il potere politico si concretizza attraverso un intreccio di decisioni collettive, equilibri interni ed esterni, e mediazioni tra diverse istanze, che includono, come appare ovvio, la classe dirigente dei partiti. Quando si usa la locuzione “classe dirigente”, si badi bene, non ci si riferisce solo al consigliere comunale, al consigliere regionale o al parlamentare, ma anche a chi svolge importanti funzioni di coordinamento organizzativo e territoriale negli stessi partiti. Comprendere questo aspetto è di fondamentale importanza, sia perché rappresenta la concretizzazione dell’art. 49 della Costituzione Italiana, "Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale", sia perché è un meccanismo che, a parere di chi scrive, è da tutelare, poiché in via d’estinzione, nonostante sia il metodo democratico per eccellenza: ci si riunisce in un consesso assembleare o collegiale di riferimento (locale, regionale, nazionale o talvolta tematico) e si partorisce le decisioni o le proposte, che vengono successivamente ratificate o semplicemente indirizzate agli organi istituzionali preposti alla nomina in questione.

Questo ultimo passaggio, paradossalmente, anziché essere quello più auspicato, risulta essere quello più mediaticamente e morbosamente attenzionato nell'ultimo periodo, essendo percepito spesso come una indebita influenza nei confronti dei soggetti istituzionali preposti ad effettuare la nomina. Va da sé, ed è appena necessario chiarirlo,  che il momento formale della stessa nomina, deve pero’ conservare integre le sue procedure, i suoi tempi e rispettare il principio di legalità.

La  particolarità di questo meccanismo decisionale va individuata nel fatto che esso non è chiaramente codificato né  universale. Ogni partito può incarnarlo come vuole, proprio per l’estrema libertà che la Costituzione affida all'associazione tra cittadini finalizzata a fare politica. L’unico limite, appunto, è il “metodo democratico”, che ogni partito disciplina con i propri statuti e regolamenti, e che la consuetudine affida anche a riti e usi più' informali.

La realtà della mediazione politica

Sembra pleonastico affermarlo ma la politica, per sua natura, è un processo di mediazione. Le decisioni non nascono nel vuoto, ma sono il risultato di un complesso intreccio di interessi, visioni e priorità che devono essere conciliati. Alla classe dirigente di un partito spetta la sintesi di queste dinamiche, orientando le scelte in una direzione che sia coerente con la linea politica e programmatica del partito stesso. Appare quindi abbastanza logico che le nomine politiche passino attraverso una fase di intermediazione, in cui la classe dirigente gioca un ruolo cruciale.

Questo processo, non deve essere considerato una distorsione, dato che rappresenta piuttosto una necessità strutturale. Nella loro singolarità, i partiti politici sono organizzazioni complesse, il cui scopo è canalizzare le richieste della società attraverso un programma di governo. Le nomine, in questo contesto, devono riflettere una coerenza rispetto a tale programma e garantire che le persone scelte abbiano non solo le competenze tecniche, ma anche l'affidabilità politica e la capacità di agire in sintonia con gli obiettivi del partito.

Le nomine come strumento di governance

La classe dirigente di un partito è in posizione privilegiata per valutare chi, all'interno e all'esterno del partito, possa ricoprire al meglio determinati ruoli. Questa valutazione non riguarda solo i meriti le capacità individuali (a cui, auspicabilmente, si dovrebbe comunque guardare), ma anche la capacità di costruire consenso, mediare tra diverse sensibilità e garantire stabilità politica. In un contesto democratico, in cui il governo è il risultato di un mandato elettorale, è naturale che le scelte sulle nomine riflettano l’equilibrio delle forze interne ai partiti e la necessità di mantenere un indirizzo politico chiaro e condiviso.

Il valore della stabilità e della coerenza

Spesso si critica il fatto che le nomine siano espressione di mediazione politica, considerandole come compromessi al ribasso. Tuttavia, questa visione ignora il valore della stabilità e della coerenza nella governance. Le nomine politiche non sono solo una questione di competenza tecnica, ma anche di affidabilità politica. La classe dirigente di un partito è incaricata di garantire che le persone nominate condividano una visione comune e siano in grado di attuarla in modo efficace. Questo tipo di intermediazione è essenziale per evitare il caos e garantire una linea politica coerente.

Per concludere

Riconoscere il contributo della classe dirigente di un partito nelle nomine politiche significa riconoscere la realtà della politica come processo di negoziazione e mediazione. In un sistema democratico, le decisioni non sono mai il frutto di un singolo individuo, ma di un lavoro di tanti, in cui la classe dirigente svolge un ruolo essenziale nel coordinare le diverse forze in gioco, assumendosene anche la grande responsabilità di fronte all'elettorato. Questo non solo è normale, ma è necessario per assicurare che le politiche pubbliche riflettano una visione coerente e siano attuate con efficacia e responsabilità. E a ben guardare, forse quello che più’ manca, e che impatta maggiormente sulla dispercezione del fenomeno, è una partecipazione diffusa alla vita dei partiti.

Andrea De Rosa

Lawyer & Public Affairs

5 mesi

Ciao Vito complimenti per le riflessioni espresse nel tuo articolo. Le condivido in pieno ponendo però l'attenzione sul fatto che non tutti hanno questo tipo di sensibilità e soprattutto conoscenza del delicato e complicato mondo politico. Proprio per questo spesso, ma non sempre, le nomine politiche sono viste come qualcosa di non totalmente trasparente.

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