Povertà energetica: un problema trascurato
Lo scorso anno e nei mesi più recenti, il livello raggiunto dai prezzi di elettricità e gas ha portato alla luce un problema troppo spesso trascurato: la povertà energetica (PE).
Si tratta di un fenomeno complesso e in crescita, una sfida per società civile e governi di molte nazioni, chiamati a eliminare o alleviare l’impatto della povertà energetica sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo (nei paesi in via di sviluppo, per esempio, sono circa 800 milioni le persone senza accesso all'elettricità).
Che cos’è la povertà energetica
Anche se il tema è presente nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ancora manca una definizione comune e condivisa di povertà energetica.
Per la Commissione Europea, che l’ha messa fra le proprie priorità, “energy poverty is a situation in which households are unable to access essential energy services and products”.
Per la Strategia Energetica Nazionale (SEN) italiana del 2017 povertà energetica è la “difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici” il cui costo “implica una distrazione di risorse – in termini di spesa o di reddito – superiore a un valore normale”.
Per tutti, in sintesi, povertà energetica è la condizione in cui versano le famiglie che non hanno accesso a servizi energetici di base quali riscaldamento, illuminazione e gas per cucinare. Vale a dire le risorse energetiche che possono assicurare standard di vita dignitosi, la cui assenza comporta forti conseguenze negative sul benessere degli individui e sui processi di inclusione sociale che li riguardano.
Cause ed effetti
Le cause che generano i fenomeni complessi sono quasi sempre numerose e combinate fra loro. Per la povertà energetica possiamo individuare cause di natura economica, infrastrutturale e contingente. Oltre ai redditi bassi (e alla conseguente impossibilità di investire sull’efficientamento energetico o di accedere al credito per farlo), alla disoccupazione e alla sottoccupazione, le cause economiche comprendono l’elevato costo dell’energia, il quale, a sua volta, può dipendere anche da questioni infrastrutturali. Pensiamo, per esempio, a una rete di distribuzione mal gestita, inefficiente o non diffusa con capillarità sul territorio. Oppure, su scala minore, consideriamo i consumi eccessivi dovuti alla ridotta efficienza energetica di abitazioni o elettrodomestici. Restano le cause contingenti, fattori decisivi quali l’aumento del costo della vita, le carenze del sistema di welfare, le diseguaglianze territoriali tra aree rurali e aree urbane o, come avviene nelle grandi città, persino all’interno di quest’ultime.
Tutto può contribuire all’impoverimento energetico e generare effetti che impattano su più aspetti della vita quotidiana delle famiglie e dei singoli individui: esclusione sociale, prodotto tradizionale di ogni forma di disagio economico; problemi di salute, visto che le persone in condizioni di povertà energetica sono più esposte a malattie respiratorie e malattie mentali e ai rischi a esse connessi; peggioramento delle prestazioni lavorative e scolastiche; ambiente.
Come si misura la povertà energetica
Abbiamo già detto di come la povertà energetica sia un fenomeno multiforme, con diverse cause, che si colloca in un contesto complesso. Per questo, viene misurata tramite indicatori che ne catturano gli aspetti economici, sociali e tecnici.
L’Osservatorio Europeo sulla Povertà Energetica ed EUROSTAT utilizzano molti indicatori, divisi fra primari e secondari, quantitativi e qualitativi.
Gli indicatori quantitativi misurano la povertà energetica oggettivamente, elaborando informazioni economiche e demografiche. Gli indicatori qualitativi invece lavorano sulla percezione soggettiva degli individui e, spesso, arrivano da questionari e sondaggi.
Facciamo qualche esempio di indicatore:
La povertà energetica in Europa
Come abbiamo già accennato, la Commissione Europea ha fatto della PE una priorità, creando già nel 2018 l’Osservatorio (Energy Poverty Advisory Hub, EPOV) e includendola fra le misure presenti nel pacchetto legislativo del 2019 denominato Clean Energy for All Europeans, Energia Pulita per Tutti gli Europei.
Secondo l’Osservatorio, circa il 10% dell’intera popolazione europea vive in condizioni di povertà energetica. 57 milioni di persone non riescono a riscaldare le loro abitazioni durante l’inverno; 104 milioni non possono rendere la loro casa accogliente durante l’estate; 52 milioni pagano in ritardo bollette e utenze domestiche.
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Per i soli paesi UE, invece, i dati EUROSTAT 2020 parlano di circa 35 milioni di cittadini, l’8% del totale, impossibilitati a mantenere la propria abitazione sufficientemente calda in inverno.
Nell’Europa a 27, i paesi periferici meridionali e orientali sono più toccati dalla povertà energetica rispetto a quelli occidentali e settentrionali. Il fatto che i paesi nordici siano meno toccati dal problema conferma come i livelli di reddito e le performance energetiche delle case siano determinanti. E, ovviamente, suggerisce come il caldo estivo dei paesi del Sud abbia un peso rilevante.
E in Italia
A fine 2021, la PE riguardava 2,2 milioni di famiglie italiane, circa 125 mila in più rispetto al 2020. Si trattava, in termini percentuali, dell’8,5% del totale, una quota il cui aumento ha riassorbito la riduzione registrata nell’anno precedente.
Risultavano in calo le famiglie energeticamente povere residenti nelle Isole (anche grazie alle temperature miti), mentre erano di più quelle che vivevano nelle altre aree del Paese, soprattutto al Sud e nel Nord Est.
Infine, la PE era diffusa in particolar modo fra i nuclei familiari dei piccoli centri e delle aree suburbane e periurbane e risultava in crescita in queste ultime, a fronte di una sostanziale stabilità nelle grandi aree urbane.
FONTI