PPP, scogliere e Sahara

PPP, scogliere e Sahara

Pochi mesi fa a Roma, durante l'evento #ForumPasanità, quello che si svolge a così poca distanza dalla Fontana di Trevi che potresti allungarti a lanciare una monetina e rientrare in sala senza perderti l'avvicendamento sul palco dei relatori, ho partecipato a un tavolo di lavoro su Partenariato Pubblico Privato e Partenariato per l'Innovazione.

Un nutrito numero di direttori generali di aziende sanitarie condividevano le loro reciproche esperienze sul tema. Erano rappresentate a macchia di leopardo un po' tutte le regioni d'Italia e la più virtuosa manco a dirlo è stata una di quelle a statuto speciale dove di esperienze di partenariato se ne sono fatte eccome. Nel restante giro di tavolo tanto interesse, tante domande, tanta voglia di capire come si fa, ma poche esperienze concluse.

Quel che è venuto fuori è una insoddisfazione un po' di tutti verso il tradizionale modello d'acquisto della pubblica amministrazione che spesso, alla fine di un percorso più estenuante di una adozione internazionale, si porta a casa un soggetto che non ha scelto.

Ecco che allora ci viene incontro il partenariato, nella definizione di partner che ne dà Beatrice Vio (Se sembra impossibile allora si può fare, pos.485) e che chiarisce bene la differenza col più tradizionale "fornitore".


E ieri a #Connext, a Milano, lasciandomi alle spalle il bosco verticale, le tre torri e l'umile alloggio di Fedez a Citylife, ho preso parte ad un'altra occasione di condivisione tra imprese e PA, ancora sul Partenariato.

Per fare un confronto col mondo dei Festival, all'evento di ieri sul PPP c'era una scaletta paragonabile a quella del live Aid del 1985 a Londra, ma fatta di gente in giacca e cravatta.


Ed oggi mi accorgo che un esempio di partnership pubblico privato ce l'ho sotto gli occhi, sotto casa. A dimensioni locali, a rischi e opportunità locali, ma è qualcosa di vivo e funzionante: è una scogliera che ha trovato un partner.

Insomma, una persona che un giorno è andata in Comune e ha proposto di prendersi cura di quel pezzo di scogliera. Anche oggi che è il 9 di febbraio quella scogliera è attrezzata con una doccia funzionante, dei sacchetti per la raccolta differenziata, alcune sdraio ad uso di tutti, una manichetta per l'acqua, un giardino ben curato. D'estate si trovano dei posacenere ad uso della gente che prende il sole, e il "gestore" si assicura che nessuno lasci in giro mozziconi o spazzatura di altro genere.

Se durante il percorso di rientro a casa dopo questi eventi dove in molti hanno parlato di cose fatte da pochi c'è il rischio di sentirsi un po' scoraggiati (complice la coda in autostrada, la nostalgia per un ponte che non c'è più, le parole che riecheggiano di una rappresentante di Anas che in sala ha raccontato di loro virtuosi progetti all'orizzonte mentre noi siam messi così)

l'indomani è d'obbligo coltivare l'ottimismo, magari aiutati da Safran Foer, di cui ho un estratto che aiuta a vedere le cose nel giusto modo, lasciandoci immaginare quanto può essere fruttuoso spostare dal Sahara un granello di sabbia con paio di pinzette (Molto forte, incredibilmente vicino, pos.1074).


Mariella Autieri

Head of Sales | Global Account Manager | Spokeperson | ICT Sales | Sales Coach | Partnership

5 anni

Fantastico pezzo! Grazie Stefano

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