Privacy, TikTok inciampa sull’età minima degli iscritti
TikTok tiene la porta aperta agli over 13, con qualche controllo in entrata. Ma dimentica che in Italia un minorenne non può firmare un contratto e, quindi, comunque non potrebbe entrare nella piattaforma con il presupposto di avere concluso un valido contratto. A seguito dell'offensiva del Garante della privacy (provvedimento di blocco n. 20 del 22/1/ 2021), dopo la morte di una bambina di 10 anni, TikTok ha scritto al Garante prendendo qualche impegno, ma per un futuro imprecisato. Nell'immediato, dal 9/2/2021, TikTok bloccherà gli utenti italiani e chiederà di indicare la data di nascita prima di continuare, per poi sbattere fuori chi attesterà di avere meno di 13 anni. I controlli su chi bara scommettono sull'intelligenza artificiale: TikTok studierà una procedura automatizzata di verifica dell'età, ma con il Garante irlandese. Nell'immediato ci si accontenta della segnalazione di terzi (con un form sul sito) e di poco altro: qualche moderatore in più di lingua italiana dei contenuti della piattaforma, notifiche agli utenti prima di bloccarli con notizia del requisito dell'età, qualche banner su come cambiare il profilo da «pubblico» a «privato», un riassunto accattivante dell'informativa privacy per i minori di 18 anni, campagne su social e sui media. In tutto questo, però, non si vede alcuna soluzione al problema più importante: in Italia un minorenne non può concludere un contratto e non si comprende come un tredicenne possa firmare un contratto con TikTok o con chiunque altro. Eppure anche il Regolamento Ue sulla privacy 2016/679 (articolo 8), pur nella sua ambiguità, fa salve le legislazioni nazionali sulla capacità di concludere un contratto. Un rebus senza via di uscita, se non ammettere che un minore non può da solo registrarsi ad un social, visto che ciò significa sempre concludere un contratto. Con un'aggiunta: un minore non può mai dare un consenso per finalità di marketing (non compresa nell'articolo 8 del regolamento Ue) La cosa senz'altro positiva è che il Garante della privacy abbia deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione diretta ai genitori: sono loro il vero argine contro i pericoli della rete e non certo un algoritmo chiamato a dedurre l'età di chi apre un account.