Problemi in famiglia
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Problemi in famiglia

Le circostanze che possono determinare l’insorgere di problemi in famiglia sono molteplici, e individuare con esattezza le radici di un malessere familiare è qualcosa di molto complesso.

Ogni famiglia è una struttura composita, un’unione di singole individualità che interagiscono e che comunicano costantemente, influenzandosi a vicenda.

Affrontare una crisi familiare significa dunque considerare i propri problemi in famiglia in un’ottica più ampia. Quando una famiglia attraversa una fase di crisi, infatti, il disagio che scaturisce da questa situazione non investe esclusivamente un singolo, ma l’intero nucleo familiare.

In questa sezione analizzeremo le principali situazioni che possono determinare una crisi familiare, e le possibili soluzioni.

La famiglia possiede una particolarità che la distingue da qualsiasi altro legame umano: è una relazione necessaria, non scelta. In essa è presente dunque una condizione di “dipendenza costitutiva”, alla quale difficilmente possiamo sottrarci. Nessuno sceglie volontariamente di nascere nella propria famiglia d’origine. Potremmo anzi paragonare la famiglia a una narrazione, e il “venire al mondo” all’entrata in scena di un personaggio all’interno di una storia già cominciata, già strutturata secondo precise dinamiche.

Ognuno di noi, al momento della nascita, entra in contatto automaticamente con il “bagaglio emozionale” di coloro che ci hanno preceduto.

Paure, insicurezze, risentimento, ogni genere di emozione e vissuto negativo che i genitori non sono stati in grado di elaborare e risolvere, sia come individui che come coppia, rischia di trasformarsi in una pesante “eredità”, che verrà trasmessa in maniera più o meno consapevole ai figli.

Questi ultimi, loro malgrado, si sentiranno chiamati a portare avanti il “dramma” familiare di cui sono diventati co-protagonisti, replicando e trasmettendo a loro volta le dinamiche vissute nell’arco della propria vita.

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Spesso, molti problemi in famiglia sono dovuti a una visione distorta dei ruoli che genitori e figli si sentono chiamati a “interpretare” gli uni nei confronti degli altri.

Possiamo individuare tre “situazioni di eccesso”, che possono creare terreno fertile per l’emergere di abitudini disfunzionali all’interno della famiglia. Tali situazioni, tipicamente, riguardano l’ambito dell’educazione, la capacità dei genitori di trasmettere o meno ai figli un rapporto sano con la libertà e con il senso del limite.

1) Eccesso di severità

Un approccio educativo troppo rigido e autoritario, nel quale i genitori si mostrano troppo invasivi nel loro desiderio di veder realizzate le proprie aspettative, può provocare nei figli l’inibizione dei propri desideri e delle proprie tendenze naturali; oppure, al contrario, scatenare in essi una reazione di rifiuto nei confronti dell’autorità genitoriale, che si esprimerà, con il tempo, in una tendenza alla ribellione e in un rapporto problematico con le regole.

2) Eccesso di amore

Dei genitori troppo presenti e protettivi rischiano ugualmente di schiacciare la personalità dei figli, creando in essi una dipendenza affettiva talmente forte da non permettere loro di potersi sviluppare come adulti in maniera sana e matura. I genitori che desiderano latentemente che i propri figli rimangano “bambini”, bisognosi del supporto di “mamma e papà” per tutta la vita, saranno sempre poco propensi ad accettare che essi siano in grado di prendere delle decisioni autonome, arrivando a voler mantenere il controllo su tutte le le scelte importanti della loro vita, come quelle riguardanti gli studi, la carriera, la vita sentimentale, o la decisione di andare via di casa.

3) Eccesso di libertà

Un atteggiamento troppo permissivo e una scarsa autorevolezza: questo è un problema di molti genitori “moderni”, che tendono a voler evitare il rimprovero e il giudizio severo nei confronti dei figli, svincolandosi in tal modo dal loro ruolo educativo che, di conseguenza, non verrà più riconosciuto. Alla radice di tale atteggiamento vi è una paura del confronto e del giudizio negativo da parte del figlio; i genitori temono cioè che un comportamento severo o la negazione di una richiesta possa influire negativamente sulla relazione affettiva.

Saper dire i giusti “no”, nei giusti momenti, aiuterà i figli a sviluppare il senso del limite e dunque un rapporto sano con i propri desideri, che dovrebbero essere calibrati in relazione alle regole della convivenza sociale. Un figlio cresciuto in un ambiente in cui vige la totale assenza di regole, svilupperà una visione ipertrofica del proprio ego, abituandosi all’idea che non esistono, limiti e divieti.

Come abbiamo avuto modo di spiegare in questa sezione, non esiste la “famiglia perfetta”, se con ciò si intende l’assenza totale di problemi e di dinamiche conflittuali.

È di grande importanza, anzi, lasciare spazio a momenti di condivisione delle rispettive emozioni, anche e soprattutto quelle di natura conflittuale; un’assenza di dialogo prolungata nel tempo avrà infatti come conseguenza diretta un atteggiamento di chiusura e di “evitamento”, che finirà per essere considerato pressoché normale e parte integrante delle dinamiche relazionali familiari, rendendo sempre più difficile l’uscire da dinamiche dannose per l’armonia familiare.

Proprio perché la famiglia è un sistema estremamente composito e complesso, nel quale le questioni e le problematiche personali e quelle familiari risultano interconnesse in maniera quasi inevitabile, un eventuale percorso psicoterapeutico individuale dovrebbe essere integrato necessariamente con un lavoro vero proprio sulle dinamiche interne alla famiglia, che possa possibilmente coinvolgere tutti gli elementi che la compongono.

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