Prodotti low e zero alcohol, moda passeggera o nicchia di mercato in continua crescita?
Un nuovo report diffuso dall’International Wines and Spirits Record ha dimostrato che le bevande low e zero alcohol sono un trend in crescita in tutto il mondo. Questo è un chiaro segno che le recenti tendenze verso la salute ed il benessere stanno guadagnando trazione in diversi settori, compreso quello delle bevande alcoliche. Seppur possa sembrare un paradosso, non è esattamente così per i produttori di bevande a basso contenuto alcolico o addirittura senza alcool.
Brandy Rand, Presidente di IWSR, in una recente intervista ha affermato che:
"l’aumento del consumo consapevole, abbinato al trend della salute e del benessere, è tutt'altro che una moda passeggera."
Tutto questo parte sicuramente dalle nuove esigenze dei Millennials, ad oggi la generazione con più potere di acquisto, che ha dei valori completamente diversi rispetto a quelli delle generazioni precedenti.
I Millennials: i precursori delle nuove tendenze nel mondo beverage.
Il rapporto IWSR ha dimostrato che, solo negli Stati Uniti, il 52% delle persone che bevono alcolici sta provando, o ha provato, a ridurre l’assunzione di questo tipo di bevande. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che il settore low e zero alcohol è scarsamente servito, con pochi leader di categoria chiari. Nel Regno Unito, ad esempio, tale settore rappresenta solo l’1,3% dell’intera beverage industry e negli Stati Uniti il numero si riduce allo 0,5%.
Come già anticipato , sono per lo più i Millennials ad essersi convertiti ad uno stile di vita più sano e le aziende produttrici di bevande stanno rispondendo a questa tendenza lanciando nuovi prodotti progettati per soddisfare la crescente domanda.
In QUESTO report, il magazine The Spirits Business fa un'interessante carrellata dei recenti lanci di prodotti low e zero alcohol da parte non solo di piccoli produttori, ma anche di grossi player mondiali tra i quali William Grant & Sons e Pernod Ricard, segnale che questo fenomeno non è solo una nicchia, ma riguarda in vasta scala tutta l'industria.
Sempre nel report ISWR si prevede che negli Stati Uniti l'aumento dei prodotti a zero e basso contenuto alcolico riguarderà soprattutto i "ready-to-drink", e che in generale questo mercato potrebbe crescere fino al +38.8% all'anno entro il 2022 - gli spirits del 7.1 %, il vino del 17.7 %, e la birra, attualmente il prodotto a zero e basso contenuto alcolico più consumato negli USA, del 5.6% entro il 2022.
E il trend riguarda anche Paesi produttori di bevande per le quali finora sarebbe stato impensabile il consumo nella versione "alcohol free", come l'Inghilterra o la Germania per la birra, la Spagna per il vino, e che invece stanno mostrando una controtendenza importante arrivando a far crescere annualmente il mercato del low e zero alcohol secondo queste previsioni al 2022 (dato ISWR): Inghilterra - spirits +81.1%, ready-to-drink +44.3%, sidro +13%, vino +6.6%, birra +4.9%; Spagna - spirits +36.8%, vino +19.8%, birra +6.7%; Germania - spirits +14.4%, ready-to-drink +13.3%, sidro +11.4%, vino +4%, birra +1.6%.
Sul mercato degli spirits esistono già prodotti analcolici affermati come quelli del brand inglese Seedlip, mentre la British Beer and Pub Association (BBPA) calcola che il volume di produzione di birra a bassa gradazione alcolica continuerà a salire nei prossimi anni. Anche il settore vino non è immune da questa tendenza: ad esempio un Merlot prodotto da Asda utilizza una speciale tecnologia denominata ConeTech per estrarre l’alcool dal vino.
Gli investimenti nel settore per la ricerca e lo sviluppo sono destinati a crescere, per questo si pensa che nei prossimi anni si assisterà ad un vero e proprio boom di categoria, quindi si può affermare con certezza che non si tratta di un trend passeggero.
Ma se ai Millennials piacciono le bevande analcoliche, perché non scelgono direttamente i prodotti "soft drinks" presenti oggi sul mercato?
La risposta, in realtà, è molto semplice. I Millennials adorano il gusto e la complessità aromatica degli spirits, del vino e della birra, e sono anche una generazione molto attenta alla propria salute (ed alla patente). Ed ecco perché le aziende stanno implementando i propri investimenti nella categoria low e zero alcohol beverage: per attirare nuovi consumatori (pensiamo agli sportivi e alle donne per esempio) e sempre più giovani.
Da una parte quindi i consumatori non vogliono rinunciare alla scelta di prodotti nuovi, diversi e ad una complessità sensoriale come avviene nel mondo spirits e che i classici prodotti "soft-dinks" in alcuni ambiti di consumo non riescono a garantire, dall'altra sono sempre più attenti alla propria salute e cercano di migliorare il loro stile di vita.
Ma non è tutto qui. I Millennials, per indole propria, hanno sì il desiderio di provare bevande nuove, ma anche di condividere con le aziende produttrici, in generale di tutti i settori, dei valori importanti. In questo caso si tratta di attenzione alla salute, ma si può dire che soprattutto questa generazione condivide anche il desiderio di sostenibilità ed un ritorno alle radici, all'artigianalità e alla tradizione.
Ed ecco quindi che si cerca di cavalcare quelli che sono i diktak imposti dal mercato. Sempre più aziende cercano di attaccarsi anche al craftmanship e, laddove possibile, alla cura del pianeta.
Nel dettaglio, proprio Seedlip è famosa per l'ancestralità delle tecniche di produzione dei propri spirits low e zero alcohol, nati da botanicals accuratamente selezionati e distillati secondo una tradizione centenaria. Il brand ha saputo sapientemente trovare il proprio posizionamento sul mercato grazie ad un'ottima strategia di marketing e un packaging d'effetto a corredo del prodotto, in grado di far percepire al cliente che consumare un prodotto zero alcohol può essere veramente "cool".
Di recente Diageo ha aumentato la propria quota partecipativa all'interno di Seedlip, confermando così l'attenzione crescente al mercato anche da parte dei big della beverage industry.
Il mercato italiano.
In Italia il mercato del low e zero alcohol è ancora una nicchia molto ristretta, ma stanno nascendo già alcuni brand che in qualche modo fanno da precursori di questo importante trend.
Tra questi c'è MeMento, prodotto zero alcool realizzato tramite un blend di acque aromatiche distillate con i profumi del Mediterraneo, il cui fondatore orgogliosamente dichiara:
"Oggi il 20% delle persone che si recano in un bar chiedono un drink analcolico …. ma quante delle 200 stupende bottiglie dietro al bancone possono essere utilizzate? Nessuna! I clienti di oggi non vogliono scendere a compromessi su gusto, atmosfera o esperienza indipendentemente da quello che c'è nel loro bicchiere."
Un altro esempio è il brand Diferente, che propone una gamma di prodotti innovativi senza alcohol promettendo che:
"Bere analcolico non è mai stato così emozionante".
Analizzando questi dati possiamo in conclusione confermare che il mercato low e zero alcohol è una bolla tutt'altro che destinata a scoppiare e che, nei prossimi anni, vedrà sviluppi sempre più interessanti e che il fenomeno ha tutte le caratteristiche per uscire da quella che può sembrare una diffusione territoriale concentrata in alcuni Paesi, e diventare a tutti gli effetti globale.
Credits: forbes.com, thedrinksbusiness.com