Appunti di Neuropsicoanalisi: a proposito di inconscio
PSICOANALISI OGGI
La motivazione inconscia
Quando Freud introdusse il concetto centrale che la maggior parte dei processi mentali che determinano i nostri pensieri, sentimenti e atti di volontà si verificano inconsciamente, i suoi contemporanei la rifiutarono. Impossibile! Eppure, le ricerche attuali stanno confermando l’esistenza e il ruolo direttivo dell’elaborazione mentale inconscia. Per esempio, il comportamento di pazienti incapaci di ricordare coscientemente gli avven...imenti successivi a un danno a strutture del cervello specializzate nell’archiviazione dei ricordi è chiaramente influenzato dagli eventi «dimenticati». I neuro-scienziati cognitivi interpretano questi casi delineando sistemi di memoria differenti, che elaborano l’informazione «esplicitamente» (consciamente) e «implicitamente» (inconsciamente): le stesse linee lungo le quali Freud aveva scisso la memoria.
I neuroscienziati hanno identificato anche i sistemi di memoria inconscia che consentono l’apprendimento emozionale. Nel 1996 Joseph Le-Doux, della New York University, ha dimostrato che al di sotto della corteccia cosciente esiste una via neuronale che collega l’informazione percettiva con le strutture cerebrali primitive responsabili delle reazioni di paura. Poiché questa via evita l’ippocampo – la struttura che genera i ricordi coscienti – gli eventi del presente attivano di regola ricordi inconsci di eventi passati emotivamente significativi, dando vita a sentimenti all’apparenza irrazionali, come «gli uomini con la barba mi suscitano ansia».
Le neuroscienze hanno dimostrato che le principali strutture del cervello essenziali per la formazione dei ricordi coscienti (espliciti) non sono funzionanti durante i primi due anni di vita. È una spiegazione elegante di quella che Freud chiamava amnesia infantile. Come egli aveva ipotizzato, noi non dimentichiamo affatto i primissimi ricordi: semplicemente, non siamo in grado di richiamarli alla coscienza. Questa incapacità non impedisce, però, che essi influiscano sui nostri sentimenti e comportamenti di adulti. Avremmo grosse difficoltà a trovare un neurobiologo dello sviluppo che contesti che le prime esperienze, in particolare quelle tra madre e neonato, influiscono sullo schema delle connessioni cerebrali, plasmando alla radice la nostra personalità e la nostra salute mentale future. Eppure, nessuna di queste esperienze può essere ricordata in modo cosciente. È sempre più chiaro che buona parte della nostra attività mentale è soggetta a motivazioni inconsce.
M.Solms