In pubblicazione: 'Ntoni Partinico monello di periferia
'Ntoni Partinico uscì da casa correndo. Attraversò il cortile del palazzo fatiscente, una volta unico vanto del quartiere La Loggia, poco distante dalla cala di Palermo. Rapidamente si dileguò nel dedalo di viuzze che conducevano al porto. Scansava i bimbetti mocciosi che giocavano nel rigagnolo al centro del vicolo e faceva svolazzare i panni che, come bandiere, pendevano dalle corde tese fra le finestre. Alcune donne si affacciarono protestando ad alta voce con epiteti che si riferivano a sua madre.
«Scostumato! Vattenne a sporcare i panni di tu mà!». Lui faceva uno sberleffo e continuava la sua corsa.
. Era un ragazzino di quindici anni, allegro e vivace ma più basso dei coetanei. Aveva il volto abbronzato per la vita all’aria aperta e lo strato di sudiciume raccolto nei vicoli e nelle fogne. Gli occhi neri, sovrastati da folte ciglia, brillavano di furbizia. Secco come un chiodo, agile come un gatto, nessuno lo batteva nella corsa. Portava con disinvoltura, quasi con fierezza, i vestiti dismessi di suo padre, che la madre gli aveva adattato. Di un’intelligenza vivace, aveva imparato qualche parola d’inglese frequentando il porto, alla ricerca di qualche turista da spennare. A causa della sua altezza era soprannominato Tappu. Frequentava la scuola media del quartiere e sopperiva con la sua intelligenza allo scarso impegno scolastico.
Il padre, Franciscu, era chiamato "coppola" perché fin da piccolo portava quel tipo di copricapo. Faceva il manovale al cantiere navale. Uomo rude e di poche parole, spendeva all’osteria buona parte del suo misero salario in compagnia di soggetti poco raccomandabili. Quando ‘Ntoni aveva poco più di dieci anni, Franciscu si era fatto sorprendere dalla guardia di finanza nella zona del porto, mentre scambiava qualche bustina di cocaina con alcuni loschi individui. Quelli, più furbi, erano scappati lasciandolo con il corpo del reato in mano. Lui si era dichiarato innocente ed era stato lasciato a piede libero, in attesa dello svolgimento delle indagini. Alcuni giorni dopo, però, uno dei suoi compari era stato trovato morto sulla spiaggia. Incolpato del delitto con l’aggravante dello spaccio, Franciscu era stato arrestato e messo in carcere in attesa di giudizio. Lui dichiarava con forza la sua innocenza e cercava dimostrarla con un alibi, che nessuno cercò di verificare.
Era opinione di molti che non fosse lui, il vero colpevole; tuttavia il magistrato era del parere di trattenerlo, fino a che la sua estraneità al delitto non fosse stata provata con la cattura del vero assassino. La sua permanenza in carcere non si prospettava breve ed erano andati a vuoto tutti i tentativi, fatti dall’avvocato d’ufficio, di ottenere la celebrazione del processo.
Evidentemente i giudici non avevano tempo da spendere per il suo caso. Nel quartiere La Loggia si diceva, a bassa voce e in segreto - perché in certi ambienti è pericoloso parlare di persone che contano - che l’autore dell’omicidio fosse in realtà Pasqualino o bullo; luogotenente di un individuo autorevole della buona società. Come mandante, era stato suggerito il nome di un noto avvocato del Foro palermitano ma le voci imprudenti erano state prontamente zittite.
Libero professionista scrittore presso se stesso Cavaliere di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta
6 anniSto raccogliendo le ultime adesioni al programma di prenotazione. Chi fosse interessato a riceverlo autografato e con dedica, me lo faccia sapere per tempo. Grazie