Quanto incidono le abitudini sulla sostenibilità?
Ingeco in smart working

Quanto incidono le abitudini sulla sostenibilità?

L’emergenza sanitaria di questi giorni sta mettendo in evidenza con sempre maggiore chiarezza lo stretto legame tra i comportamenti sociali, il modo in cui viviamo, interagiamo, lavoriamo, in altre parole il nostro sistema socio-economico, e l’ambiente che ci circonda.

Anche noi di Ingeco abbiamo fatto fronte alla emergenza, attivando fin da subito lo smart working per tutti.

Anche se per obbligo, abbiamo dovuto far fronte ad una riorganizzazione del lavoro, adattando le modalità di lavoro al nuovo contesto. La revisione della nostra organizzazione ha comportato anche la conseguente riduzione dell’utilizzo dei mezzi di trasporto per raggiungere il posto di lavoro.

Come conseguenza diretta, abbiamo stimato che, mediamente, da metà marzo ad oggi, poco più di un mese e mezzo, solamente la nostra piccola realtà ha evitato l’emissione di circa 2,3 kg di CO2 al giorno per ogni addetto, per un totale di quasi 14 kg di CO2 per ogni giorno lavorativo di chiusura del nostro ufficio “fisico”; per intenderci questo equivale alla quantità di gas serra che assorbe un albero in un giardino pubblico per circa 6 mesi ovvero l’equivalente della quantità di energia rinnovabile prodotta in circa 3 o 4 giorni di sole di un piccolo impianto fotovoltaico domestico.

Queste stime riflettono quello che si è osservato anche su scala globale, in quanto, secondo diverse fonti, l’impatto del Coronavirus sulle emissioni di CO2 potrebbe essere il più rilevante dopo la seconda guerra mondiale (si vedano ad esempio questo articolo pubblicato da Reuters oppure questa analisi pubblicata da Carbonbrief).

Le misure di lockdown, che sono state drastiche, coercitive e globali, sono intervenute direttamente sul comportamento umano come un grande e condiviso esperimento sociale senza precedenti: le immagini da satellite spiegano molto bene la situazione. Tuttavia, dal punto di vista del riscaldamento globale, questa potrebbe non essere affatto una buona notizia. Infatti, c’è il forte rischio che non si possa trattare di una riduzione delle emissioni sistematica, frutto di un cambiamento duraturo del modello produttivo e di sviluppo, ma solo di una parentesi legata ad una situazione di emergenza temporanea, anche se rilevante nell’immediato.

La riflessione che ci viene spontaneo fare, osservando quanto sta accadendo in questo periodo, ci pare assai importante: l’impatto dell’uomo sull’ambiente può essere cambiato, indirizzato, anche solo attraverso la modifica di abitudini o comportamenti. 

Se, da un punto di vista globale, questo è un problema rilevante a cui non è facile dare risposte immediate, su piccola scala, vale a dire per organizzazioni come aziende o comunità più ristrette, oggi possono essere trovate soluzioni fattibili, come si è riusciti a fare prontamente quanto meno per affrontare l’emergenza sanitaria attuale. 

Pertanto, per fare in modo di consolidare e rendere strutturali le condizioni favorevoli per uno sviluppo sostenibile nei processi di produzione e consumo, occorrerà intervenire nella quotidianità, in modo da trasformare i comportamenti virtuosi in abitudini. Ricorrere a una nuova organizzazione del lavoro, delle relazioni sociali, degli spostamenti, delle abitudini di consumo, oggi può essere alla portata di tutti, grazie ad esempio alle nuove tecnologie, a forme di lavoro agile, allo sviluppo dell’economia circolare, al risparmio energetico, alle energie alternative, ad una più matura consapevolezza dei consumatori.

In altre parole la sostenibilità ambientale passa attraverso molti strumenti già ora disponibili. Non resta altro che rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare per concretizzarla nel quotidiano.

Sergio Cavallari

Ingegnere ambientale docente ingegneria sanitaria-ambientale presso Università degli Studi di Brescia

4 anni

Bravi, ciao

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