"QUELLO CHE NON SO DI LEI" di Roman Polanski. Recensione di Gabriele Formenti

"QUELLO CHE NON SO DI LEI" di Roman Polanski. Recensione di Gabriele Formenti

Presentato in anteprima e fuori concorso al Festival di Cannes 2017, giunge ora in Italia (uscita il primo di Marzo), l'ultimo film di Roman Polansky, "Quello che non so di lei". Si tratta di un thriller psicologico che non mancherà di coinvolgere gli appassionati del genere. Con questo film Polansky torna sulla tematica a lui cara dello scrittore e del mestiere di scrivere, che già avevamo molto apprezzato nella sua precedente pellicola "l'uomo nell'ombra". Le analogie con quel film in effetti sono parecchie. A incominciare dal fatto che entrambi sono tratti da romanzi di successo: Robert Harris per "l'uomo nell'ombra" (romanzo noto in italia con il titolo "The Ghost Writer" - Mondadori) e Delphine de Vigan per "Quello che non so di lei" - romanzo già tradotto in Italiano nel 2016 con il differente titolo "Da una storia vera" - Mondadori.


In questo caso, la trama è incentrata sulla vita della protagonista, la famosa scrittrice francese Delphine interpretata da Emanuelle Seigner (autentica musa ispiratrice per Polansky nonchè sua compagna nella vita, che ricordiamo sempre nel meraviglioso film "Frantic" del 1988), che pubblica un romanzo di grande successo dopo il quale però si blocca, non riesce più a scrivere una sola parola, mentre vede la sua vita letteralmente andare in pezzi. E' a questo punto che compare Elle (Eva Green), con la quale instaura da subito un rapporto speciale. Elle prende il controllo della vita di Delphine, fino a farla diventare, poco a poco, sua "schiava". Senza fare spoiler sul finale (ci mancherebbe!) diciamo solamente che l'ultimo quarto del film si richiama, piuttosto esplicitamente, a "Misery non deve morire", altra pellicola di forte impatto, non a caso tratta a sua volta da un romanzo (Stephen King).

"Quello che non so di lei" è dunque un grandissimo film - reso ancora più speciale dalla colonna sonora firmata dal premio Oscar Alexandre Desplat - dove ancora una volta sembra prevalere quella dimensione teatrale che avevamo trovato in "Carnage" (in quel caso il film era girato praticamente tutto in interno). Così facendo, è la recitazione a essere messa in primo piano. Una recitazione che con Polanksy trova una direzione sempre sicura e intelligente. Da non perdere

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