QuièScienza

Certe volte mi viene voglia di scendere da questa soffitta di parole, di risalire le scale del paese e di bussare ad ognuna delle porte chiuse, di fare rumore, di mettere voce. 

Di far finta che qualcuno venga ad aprirmi.

Qui, in terra di buio, di stelle nitide, di gente andata, rintocca la porpora scarna della notte in arrivo e inveisce contro il ritorno dei miei passi. 

Migrano anche le piante. Penso. 

Non è solo l’animale a cercare altra terra.  

Hanno radici.

Sembrano ferme.

Appaiono immobili. 

Ma il seme di pianta è un organo quiescente. 

Durante la quiescenza il seme ha attività metabolica ridotta; in questo stato può sopportare condizioni di temperatura e di umidità difficili.

Alcuni semi, in questo stato, fanno finta di farsi mangiare in loco, per farsi espellere altrove. 

Altri nuotano per giorni in fiume e persino in mare, ignorando il sale e le sue conseguenze.

Molti s’aggrappano al miracolo di velli di bestie da soma inconsapevoli del trasporto. 

Nessuno paga biglietto, frontiera o dogana. 

Altri si fanno esplodere al solo contatto per disseminarsi a distanza. 

Altri si catapultano da soli senza apparente motivo.

Ogni albero, ogni fiore, ogni seme, inventa un mezzo di trasporto per sbocciare, sbucare, migrare altrove.

C’è persino chi si paracaduta col vento.

Anche le piante che hanno radici e fronde migrano altrove. 

Figurarsi gli uomini.

Era solo un pensiero.