RECESSIONE IN VISTA IN OCCIDENTE
Le sessioni sul mercato dei cambi continuano a mostrare interessante volatilità e movimenti impulsivi nel breve termine, ma sempre e comunque concomitanti con dati o dichiarazioni di banchieri centrali, che ogni giorno ripetono il medesimo mantra legato al rialzo dei tassi per combattere una inflazione che non accenna a diminuire. Ieri a fare la parte dei market movers di giornata, sono stati i dati sui Pmi dei servizi, manifatturieri e composite, per Eurozona, Uk e Stati Uniti. La prima novità riguarda i numeri europei, scesi a ridosso dei 50 punti che, come tutti sanno, rappresentano il confine tra espansione e recessione, sia per la Francia e la Germania, sia per l’intera Eurozona, che ha visto il Pmi dei servizi scendere a 52.8 contro un consensus di 55.5, un pmi manifatturiero a 52 contro 53.8 e infine un composite a 51.9 contro un 54 del consensus. Migliori poco dopo i numeri inglesi che hanno fatto registrare due dati su tre superiori alle previsioni e il solo indice Pmi manifatturiero leggermente inferiore con un 53.4 più basso del 53.6 atteso. Ma a sorprendere in negativo sono stati i dati Usa che hanno visto le tre componenti scendere a 51.6, 52.4 e 51.2 rispettivamente per i dati dei servizi, quelli manifatturieri e i composti. Le previsioni erano decisamente migliori con numeri che dovevano essere a 53.3 per il primo 56 il secondo e 52.9 il terzo. Un altro segnale che evidenzia come l’economia Usa sia esattamente come le altre in termini di congiuntura e come le differenze siano esclusivamente legate al sentiment che le rispettive banche hanno nei confronti dello stesso problema, quello del rialzo dei tassi associato ad una decrescita inevitabile, che potrebbe portare a recessione. L’ottimismo che filtra negli States non è il medesimo che emerge dalle dichiarazioni inglesi o europee, che appaiono decisamente più realiste verso il problema. Non solo, ma dopo i dati di ieri, abbiamo la percezione che la Bce, nonostante gli interventi verbali dei vari rappresentanti del board a favore di un rialzo già a Luglio, potrebbe anche stare ferma il mese prossimo, proprio in ragione dei timori di anticipare e amplificare l’arrivo di una recessione che per molti è ormai scontata, nel prossimo autunno. In Gran Bretagna regna il pessimismo cosmico sullo stato di salute dell’economia e proprio per tale ragione si pensa che il peggio, allo stato attuale, sia già tutto dentro i prezzi della sterlina. E il dato di ieri è la classica evidenza che ad essere realisti, poi i dati, anche se in assoluto non buoni, ma migliori del consensus, vengono accolti decisamente meglio dal mercato. Sul fronte materie prime, petrolio fermo a 103.50 e nessuna evidenza che il trend sia cambiato, ma per ora si tratta di correzione dovuta. In ogni caso, una discesa eventuale sotto i supporti chiave, posti in rea 92.00, potrebbe accelerare la ripresa di un Jpy (per il paradosso della correlazione già spiegato ieri) che questa notte, è rimasto abbastanza stabile, in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione, uscita come da attese nel mese di maggio, a +2.5% su base annua nel dato generale, e a +0.2% su base mensile, mentre il dato core, escludendo cioè il settore alimentare e quello dell’energia, ha fatto registrare un incremento dello 0.8% su base mensile e del 2.1% su base annua. Si tratta di numeri ben diversi da quelli occidentali e non sufficienti per ora per far cambiare idea alla Boj rispetto al Qqe, ovvero all’acquisto di titoli a tempo indeterminato, per contenere l’aumento dei rendimenti sopra alla soglia fissata dalla banca centrale come livello chiave da non superare, ovvero lo 0.25%. Quando i rendimenti superano tale soglia la Boj compra il decennale per riportare i rendimenti stessi sotto la soglia. Lo Jpy nelle ultime due sedute si è leggermente ripreso, creando divergenze sui grafici EurJpy e UsdJpy che farebbero pensare a correzioni decisamente più rilevanti, con possibilità di vedere anche 131.50 60 sul UsdJpy come possibile obiettivo e 138.00 di EurJpy. Sugli altri rapporti di cambio siamo sempre nella stessa condizione dell’ultima settimana, ovvero poche oscillazioni anche se le price action restano volatili. EurUsd che per ora ha tenuto egregiamente la soglia di 1.0480 1.0500, anche se quell’1.0600 sembra un muro invalicabile. Cable che ha lo stesso problema con il livello di 1.2300 20 area mentre al ribasso per ora 1.2180 ha retto. Ma stamani potremmo vedere muoversi la valuta britannica dato che sono in pubblicazione i numeri sulle vendite al dettaglio del mese di maggio, che ricorderete, erano state responsabili della caduta della sterlina ad aprile scorso quando uscirono a -4.9% su base annua. Stamani sono attese in una forbice che va da -4.1% a -4.5% e a -0.7% su base mensile. Certamente questo è il principale market mover della mattinata anche se più tardi verrà pubblicato l’Ifo tedesco, l’indice del settore industriale. Nel pomeriggio attesa per gli aggregati macro pubblicati dall’Università del Michigan, che potrebbero dare ulteriore conferma del rallentamento Usa. Sulle oceaniche restiamo dell’idea che ci stiamo forse avvicinando su supporti interessanti che potrebbero tenere e far girare le price action al rialzo, mentre il UsdCad resta legato al petrolio e a ridosso di 1.3000. Segnaliamo ancora un rublo fortissimo mentre sullo Yuan notiamo estrema stabilità nel range compreso tra 6.66 e 6.78. Buon trading e buon fine settimana.