REINVENTARSI. MA COME?
“Reinventarsi” viene spesso associato ad una risposta obbligata, determinata da un cambiamento derivante da cause esterne alla propria persona: un licenziamento, un pensionamento, una… pandemia. La parola reinventarsi, vista in questi termini, sembra portare con sé un’accezione negativa…“Sono stato costretto”, “Fosse dipeso da me non avrei cambiato la mia routine”.
È però fondamentale ricordarsi che all’interno di una prospettiva diversa spesso si intravedono anche nuove opportunità.
Che il cambio prospettico sia una scelta ponderata o frutto di circostanze casuali, è importante riuscire ad orientare la nostra ripartenza verso il miglior scenario possibile. Tutti abbiamo un sogno nel cassetto, un progetto che aspetta solo di essere attuato.
Ma come farlo?
Il primo passo è fermarsi, prenderci del tempo e dedicarlo a riflettere. Si, ma su cosa? A noi stessi.
Il virus e la quarantena hanno stravolto il nostro quotidiano. Ma per provare a pareggiare i conti con il dolore che ha seminato, ha portato con sé anche un piccolo dono: ci ha fornito il tempo; tempo che, nella vita quotidiana, avvolti dalla frenesia delle nostre giornate, era ormai ridotto ai minimi termini…
…O almeno, così pensavamo.
Proprio oggi, in un podcast di un noto sociologo italiano, Domenico De Masi, ho potuto apprezzare un ragionamento sul tempo. De Masi afferma che il primo grande risultato del progresso tecnologico è che ci consente di lavorare sempre di meno, producendo sempre di più e usufruendo di un tempo libero sempre maggiore. Uno studente ventenne, calcola il sociologo, ha davanti a se almeno 530 mila ore (60 anni di vita). Se inizia a lavorare a 25 anni e lavora fino a 65 (40 anni), lavorerà in totale circa 80 mila ore. 530 - 80 = 450 mila ore, alle se quale togliamo 10 h al giorno (il sonno, i pasti, ecc.) restano ancora 220 mila ore di tempo libero.
Iniziamo allora ad interrogarci:
· Chi siamo? Cosa facciamo nella nostra vita personale e lavorativa?
· I nostri bisogni primari e secondari vengono soddisfatti dalle azioni che compiamo?
· La visione ideale e reale di noi stessi coincide?
· I nostri valori accompagnano le nostre azioni?
Domande difficili, alle quali però siamo i soli a poter rispondere. E se la risposta ad una o più delle domande si discosta o è molto lontana da ciò che vorremmo, iniziamo fin da subito ad elaborare una strategia per uscire dalla nostra comfort zone. Iniziamo ad agire.
Ripartiamo dalle competenze in nostro possesso e da quelle in cui siamo carenti. Fare formazione, formarsi, in un contesto in costante mutamento, diviene fondamentale per acquisire nuove conoscenze e competenze. Solamente queste ultime ci permetteranno di essere flessibili e sempre pronti in una società dove la costante è il cambiamento.
Le competenze sono la bussola che reindirizza di volta in volta la nostra rotta.
Marketing account, Event planner & Coordinator, Life Enthusiast
4 anniL’importanza della formazione e delle competenze come bussola nel nostro percorso è un concetto molto interessante! Complimenti per l’articolo!