Richard Hofstadter e lo stile paranoide della politica americana
di Salvatore Grillo
Ci sono autori che sanno leggere la modernità più di altri. Anzi, che l’hanno descritta con la lucidità degli intellettuali che sanno scrutare i tempi e riescono a intuire cosa sarà, o potrebbe essere il “domani”. È il caso di Richard Hofstadter che, dopo aver vinto il premio Pulitzer nel 1956 e successivamente nel 1963 con il volume Anti-intellectualism in American Life, diede alle stampe nel 1964 una raccolta di saggi in cui si intuisce l’influenza della Scuola di Francoforte. La raccolta è stata tradotta e pubblicata in Italia quasi 60 anni più tardi a cura dell’editore Adelphi, per l’esattezza nel 2021 con il titolo Lo stile paranoide nella politica americana. Alla luce delle ultime elezioni americane, questo libro torna di grande attualità.
Un fenomeno ricorrente negli Usa
Partendo già dall’approdo dei primi coloni in Virginia, Hofstadter analizza un fenomeno ricorrente nella politica statunitense: quello che egli definisce lo stile paranoide. Questo stile, caratterizzato da un’accesa esagerazione, sospettosità e fantasia cospiratoria, si manifesta attraverso una visione del mondo in cui potenti cospirazioni minacciano l’ordine sociale e le libertà individuali. Per far presa occorre che sia condito da una visione del mondo manichea in cui la realtà è rigidamente divisa fra bene e male, puri e corrotti. Ma non basta: il complotto – orchestrato da nemici potenti e invisibili – deve essere sempre dietro l’angolo, sicché ogni evento, anche il più banale, possa essere interpretato come parte di un disegno più ampio e sinistro, all’interno di un clima di persistente sospettosità.