Riflessioni sugli Sviluppi in Grecia ed Europa, Bene Così
Va bene così. L'Europa è un'area economica non competitiva che sta scendendo nell'irrilevanza. Non si risale vivendo a debito, condonandoli o subendo ricatti. Dobbiamo combattere con Asia e Nord America che hanno, con misure diverse, risorse, lavoro flessibile, poco welfare, crescita demografica, pochi debiti, minor carico pensionistico, nassa tassazione e molta scuola. O ci raddrizziamo adesso o mai più. Gli unici modelli passabili in Europa sono quelli tedesco, scandinavo e anglo-sassone, nessuno dei quali è accettato o applicato in Francia e Sud Europa. Cedere alle richieste Greche avrebbe significato arrendersi di fronte al nuovo mondo che avanza e ci divora. Al di là di tutti gli sbagli tecnico-politici commessi dalla Troika nel passato, la decisione di non flettere di fronte alla richieste Greche serva di monito a tutti gli altri paesi che ancora debbono fare scelte economiche coraggiose, tra i quali l'Italia risplende. Non pensavo l'Europa avrebbe tenuto, ma ne sono felice. L'eventuale uscita della Grecia dall'€ è uno di quei traumi che tanto ho atteso, per darci una scossa. Presto arriverà il turno dell'Italia, toccherà solo a noi far vedere che siamo capaci di raddrizzarci dalla spirale di debito pubblico, tassazione, burocrazia, corruzione e criminalità in cui siamo avviluppati. Mi auguro che la parte saggia del paese prevalga su quella populista. Un secolo fa subimmo Caporetto, tutti ci dettero per spacciati, invece sul Piave dimostrammo di essere un Paese. Siamo di nuovo sul Piave, qui non c'entra più l'economia, è questione di carattere, se andiamo a fondo significherà che non esiste una volontà collettiva di stare a galla, ma è un si salvi chi può, in bocca al lupo, Italia!!!
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9 anniParole ed analisi condivisibili, il mio timore è però che ci si sia spinti troppo al largo e le pagaie si siano spezzate, ora bisogna pagaiare a braccia e la fatica si farà sentire non poco. Le logiche attualmente predominanti sulle quali si regge la struttura comunitaria non sembrano improntate alla condivisione di intenti e di obiettivi ma al più bieco, cieco campanilista egoismo. Ciò che la tiene unita ahimè è un collante di bassa qualità. Io, comunque, mi auguro che la Grecia serva da lezione a tutti, a chi siede da una parte e dall'altra del tavolo, spero che subentri la necessaria moderazione, poiché gli intenti punitivi lasciano davvero il tempo che trovano.
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9 anniAndrea De Ponti nessuno di noi se lo augura e il fatto solo di parlarne credo sia positivo e spero sia un modo per sensibilizzare le persone e cercare perlomeno di contrastare il tipico atteggiamento degli struzzi. Andrea Bertoldi siamo quel che siamo ma possiamo anche provare a cambiare, non crede?
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9 annibasta piangerci addosso, siamo quel che siamo, invece di guardarci allo specchio guardiamo cosa succede intorno a noi! il mondo è cambiato e noi abbiamo dei fondamentali da paura. Che si cominci adesso, subito, sono convinto che siamo e saremo i più forti nei prossimi 5 anni almeno in Europa. NON HO VOGLIA DI ELENCARE LE ECCELLENZE ITALIANE VISIBILI ED INVISIBILI E SOPRATTUTTO IL POTENZIALE.
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9 anni@ Raffaele Michele: condivido integralmente la prima parte del tuo intervento, ma sono scettico - proprio per la tua premessa - che possa scoccare quella scintilla che ci induca a cominciare a pensare "plurale", se non dopo un evento epocale (che non mi auguro) che funga da rottura di paradigma.
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9 anniSiamo un popolo a cui sono venuti a mancare il senso civico, la cultura della collettività, il concetto di bene comune, tendiamo a privilegiare tutto ciò che sta all'interno dei nostri piccoli (o grandi) feudi familiari, clientelari, affaristici, spesso intrisi di corruzione, di criminalità, e tutto ciò è riscontrabile trasversalmente nei vari ceti sociali. Come raddrizzare la barra? Ci vorrebbe un chiaro risveglio all'unisono e una discesa in campo da parte di tutti coloro che amano questo paese e hanno intellettualmente la capacità e istituzionalmente la possibilità di cambiare il corso della storia, mettendo in secondo piano gli interessi personali per privilegiare quelli di una nazione che diversamente è destinata all'oblio.