RIFLESSIONI SUI PERCHE'

Un’ osservazione  accurata del lavoro di consulenza oggi, deve prevedere una visione allargata e lungimirante del futuro per accompagnare gli imprenditori a fare dei cambiamenti culturali necessari alla riorganizzazione aziendale.

Perché cambiare? In primo luogo perché sappiamo che quello che abbiamo adesso non è adeguato alle richieste del mercato del lavoro e richiede uno sforzo immane per essere gestito attraverso dei confronti con risorse umane che evidenziano lo scarto di attitudini e di richieste incoerenti con il modello perseguito.

Perché i modelli organizzativi del ‘900 sono obsoleti? Perché è diverso il mondo delle risorse umane a cui oggi si interfaccia l’ imprenditore. Se qualcuno considera i cambiamenti nelle persone svantaggiosi, io ritengo che oggi le persone se educate e responsabilizzate possano essere il valore aggiunto di ogni impresa. La prima legge del marketing cita che” l’ imprenditore deve ottenere il massimo profitto da ciascun cliente”bene, parafrasando questa citazione direi che oggi l’ imprenditore deve ottenere il massimo profitto in termini di competenze da ciasun dipendente.

Perché non basta più essere “ padroni”? Perché sono cambiate le sensibilità sociali, i riferimenti antropologici, le dimensioni emotive e psicologiche. La possibilità, citando Massimo Recalcati è che in un tempo in cui la figura tradizionale del padre è evaporata, il ruolo del padre oggi deve essere di colui che lascia una testimonianza al figlio, una eredità emotiva. Il ruolo di ogni imprenditore è questo, guidare,fare crescere le persone, lasciare un’ eredità fatta di mani che sanno lavorare.

Perché credere che il cambiamento serve? Perché essere allenati al cambiamento significa trovare le soluzioni ai problemi, catalogarle e metterle in una biblioteca virtuale della nostra memoria a cui accedere per affrontare la complessità del mondo  del lavoro ogni giorno.

Perché accettare di cambiare? Per ragionare in un’ ottica di chi sfida il presente e ne è incuruiosito e stimolato piuttosto di chi lo subisce e lo contrasta.