Roberto Baggio: il Mr. Codino che ha fatto del gol un'arte

Roberto Baggio: il Mr. Codino che ha fatto del gol un'arte

La prima volta che l’ho visto in televisione – nuova, appena comprata per l’occasione dai miei genitori e finalmente con il telecomando – era il 1990: avevo 10 anni ed ero stata contagiata dall’atmosfera euforica  che si respirava ovunque per i mondiali giocati in Italia. Le famose “notti magiche inseguendo un gol” avevano avuto su di me un effetto: ero ufficialmente diventata tifosa della nostra nazionale di calcio! Quattro anni dopo lo rivedo, gli scatto le foto dalla televisione durante l’esecuzione dell’inno nazionale – le ho ancora da qualche parte, le considero dei reperti storici -  mi entusiasmo, sto sveglia di notte pur di vederlo giocare, mi arrabbio quando commette l’errore che tutti ricordiamo… Diciamolo, solo chi non rischia e non agisce non sbaglia per cui l’ho perdonato – mi ci è voluto del tempo lo ammetto! - e ho deciso di dedicargli il mio articolo di questa settimana. L’arbitro ha già fischiato il calcio d’inizio, forza, tutti in campo!

No, non me lo dite, avete creduto pure voi alla falsa notizia che qualche burlone dall’Argentina ha sparso per il web pochi giorni fa riguardo alla sua fantomatica morte!  E invece lui è vivo, vivissimo e qualche mese fa è sceso in campo nuovamente dopo 10 anni per una partita a scopo benefico. Com’è andata ce lo racconta un altro personaggio di notevole forza e spessore, Alex Zanardi:

“E’ incredibile che anche 10 anni dopo in una partita di beneficenza ci sia dentro tutto Roberto Baggio: il grande allenamento per farcela, l’infortunio che proprio non ci voleva, lo zen, quella sua forza interiore e l’arte del gol e quel suo karma che si è portato appresso per tutta la sua carriera… la convinzione che nonostante tutto e per quanto in basso ci si trovi si può sempre ripartire”

Bene, vi ha già detto tutto Zanardi, il mio articolo finisce qui… Sto scherzando, ci siete cascati un’altra volta eh??

Per Baggio trovarsi in basso e avere un infortunio che proprio non ci voleva è una costante – d’altronde se  tutto va sempre liscio dove sta il gusto della sfida?- che lui ha affrontato affermando che gli ostacoli che la vita ci pone davanti non sono altro che delle prove per verificare quanto è forte il nostro sogno. E il suo è stato potentissimo e definito con precisione fin da bambino:

“Ce l’ho dentro, il mio sogno è sempre stato quello di andare fino in porta il prima possibile (….) Finivo la scuola all’una e non si mangiava neanche per andare a giocare.”

Il piccolo Roberto adora il calcio e adora un giocatore in modo particolare: il brasiliano Arthur Antunes Coimbra, meglio noto come Zico. Per diventare una persona di successo fondamentale è scegliere un modello al quale ispirarsi perciò il nostro futuro campione lo osserva attentamente, lo studia, ne imita le movenze con particolare attenzione ai dribbling e ai calci di punizione, che diventeranno la sua specialità.

La sua prima squadra in assoluto è il Caldogno, il paese dov’è nato nel febbraio del 1967, poi alla tenera età di 13 anni passa alla squadra giovanile del Vicenza, dove fa subito capire di che tempra è fatto. Nel 1983 debutta nella prima squadra sempre del Vicenza e il suo contributo è fondamentale per ottenere il passaggio dalla serie C1 alla B. Amatissimo dai tifosi, continua a giocare e a ricevere consensi tant’è che nel 1985 la Fiorentina lo mette sotto contratto. Ed è a questo punto, proprio quando la sua carriera sta per decollare, che la vita gli gioca il primo scherzo…

Roberto Baggio e la Fiorentina: un colpo di fulmine!

Maggio 1985, in campo si fronteggiano il Vicenza e il Rimini – la mia città, guarda un po’ il caso! Roberto ha 18 anni e gioca una delle ultime partite di campionato con gioia, felicità e dando il meglio di sé dopo aver da pochi giorni firmato per il passaggio in Fiorentina. All’improvviso un dolore immenso, indescrivibile lo coglie facendolo accasciare sull’erba. La diagnosi è impietosa, allarmante e forse anche più dolorosa del dolore fisico stesso: lesione del legamento crociato anteriore e del menisco al ginocchio destro. Per chi, come me prima di raccontarvi questo percorso di vita, non lo sa questo infortunio è talmente drammatico che può portare alla fine della carriera calcistica. Basta, stop.  Stop? Dopo l’operazione, ben 220 punti di sutura e focus mentale sulla sua ripresa fisica - si dice che fosse talmente focalizzato da dimenticare persino di ritirare alcune mensilità di stipendio -  decide che il suo sogno vale la pena di essere vissuto. Rientra in campo esordendo in serie A nel settembre del 1986 e si integra subito con i compagni, che ne parlano come di un ragazzo generoso, gentile, sorridente e pronto a raccontare le barzellette – ecco, io e Roberto abbiamo qualcosa in comune, anche a me piace farlo! Tuttavia, non possono fare a meno di notare che nel suo cuore c’è ancora la paura di non farcela.

Sarà questa paura inconscia sarà il destino fatto sta che di lì a poco ecco arrivare il secondo scherzo: rottura del menisco sempre al ginocchio destro. Altro giro, altra corsa per recuperare, non mollare e andare avanti fino a tornare a giocare nel maggio 1987 in una memorabile partita contro il Napoli di Maradona, al quale segna su punizione il gol che permetterà alla Fiorentina di restare in serie A evitando la retrocessione.  Facendo due conti il nostro ragazzo non ha giocato per quasi 2 anni per cui possiamo capire con che spirito sia sceso in campo quel giorno:  voglia di rivalsa e di mostrare il suo talento.  In una intervista recente, Roberto Baggio dichiara che dai periodi vissuti in “basso” ha tratto una grande lezione, che è il fulcro del raggiungimento dei nostri obiettivi:

“Ho imparato che comunque sia niente è scontato, che comunque tutto quello che tu fai nella vita te lo devi guadagnare, lo devi volere, lo devi determinare, lo devi sudare…”

Da quel momento i tifosi lo adorano, diventa l’idolo “viola” per eccellenza, il mito da seguire per tanti ragazzi. E Roberto? Contraccambia il loro affetto ed è grato alla società che lo ha aspettato, atteso, coccolato, cresciuto tant’è che con lui la Fiorentina conoscerà un periodo di successi e di posizioni alte in classifica arrivando in finale in coppa Uefa contro la Juventus nel 1990.

Il Divin Codino – così chiamato per la sua celebre acconciatura – non è in forma durante quella partita e sbaglia un gol per lui facilissimo portando i Viola alla sconfitta. Cosa è successo?  Baggio non è in uno stato mentale positivo in quanto sa che di lì a poco sarà costretto a lasciare la sua amata Fiorentina e non vuole - no, no, no! - andare alla squadra che lo ha comprato:  proprio la Juventus! I tifosi insorgono e scendono in massa in piazza – quando si dice essere amati! – per il loro idolo intoccabile. A nulla valgono le proteste: lo aspettano a Torino!

Mondiali Italia ’90 e la Juventus: la carriera di Roberto Baggio raggiunge l’apice

E’ l’estate dei Mondiali e Robert o, pur essendo convocato, inizia restando in panchina per le prime due partite entrando in campo solo alla terza. Cosa fa allora per mettersi in evidenza, dimostrare il suo valore e fare in modo di essere scelto dall’allenatore? Questo: 

E’ il 19 giugno 1990: lo stadio esulta, l’Italia intera esulta per questo capolavoro, un gol definito il più bello del Mondiale e che consacra Baggio nell’olimpo dei campioni. Che emozione rivederlo dopo tanto tempo… anche a voi fa lo stesso effetto?

Terminata questa esperienza – per chi non se lo ricorda l’Italia si classifica terza – inizia il suo periodo nella Juve. Baggio all’inizio è capriccioso: in conferenza stampa

si toglie con sprezzo dal collo la sciarpa bianconera e durante la prima partita in campionato contro la Fiorentina non solo gioca male ma addirittura raccoglie una sciarpa viola caduta dagli spalti! Riconoscenza ben oltre ogni limite per il suo “coach” calcistico… C’è da dire che Mr Codino, pur avendo come si suol dire un certo caratterino, è generoso e nella sua carriera non ha mai voluto deludere i fan dei vari club in cui ha giocato, è il suo “lavoro”! Nei 5 anni in cui è rimasto alla Juve – caratterizzati come sempre da infortuni vari altrimenti non ci sarebbe gusto -  colleziona 1 scudetto, 1 coppa Italia, 1 coppa Uefa più vari premi internazionali tra cui il famoso Pallone D’Oro. Riuscite a capire ora il valore di credere fino in fondo ai propri sogni? Se Baggio al primo infortunio avesse deciso di abbandonare… beh non sarebbe entrato nella storia del calcio italiano e noi avremmo avuto un mito in meno da idolatrare! Tutto  ok quindi? Roberto può dormire sonni tranquilli? Magari direbbe lui…

 Mondiale Usa ’94, il Milan, il Bologna, l’Inter e il Brescia: quando si dice “cambiare senza paura”!

E’ domenica 17 luglio 1994 – già il numero è tutto un programma, fortuna che non è venerdì! – e gli Azzurri sono in finale grazie a Baggio e ai suoi magici e fantasiosi gol della salvezza. Quel giorno ha qualche problema fisico – ma dai, chi l’avrebbe detto – e gioca ugualmente: ha sognato e vissuto quel momento nella sua mente così tante volte che ora non vuole lasciarselo sfuggire! Come poi è andata lo sappiamo tutti…  Altro bello scherzetto per un campione che su 122 rigori tirati ne ha realizzati 108.. E a me sarebbe proprio piaciuto essere nella sua testa e capire a cosa stesse pensando in quei secondi fatali prima del tiro… forse “non devo sbagliare?” Quello che pensi diventa la tua realtà, lo hai capito Roby! Con coraggio si rialza, supera anche questo periodo “basso” e negli anni successivi cambia rapidamente vari club, nei quali riesce sempre a regalare momenti di puro spettacolo e divertimento con i suoi giochi di prestigio e trasformando ogni possibilità in “oro” nonché a essere decisivo e a portare qualificazioni e vincite alla squadra di turno. Quando ha il possesso del pallone non c’è scampo: resta ai suoi piedi fino in porta tanta è la sua capacità di dribblare gli avversari e di spostarlo da destra a sinistra senza compiere fallo!

La sua carriera termina nel Brescia non prima di aver ricevuto l’ennesimo scherzo a ridosso del Mondiale del 2002: stesso infortunio di quando aveva 18 anni, all’altro ginocchio! Anche questa volta il Divin Codino non arretra di un passo: vuole partire con gli Azzurri e nel tempo record di 77 giorni si riprende, rientra in campo e dimostra di essere tornato in forma segnando due splendidi gol, di cui uno addirittura in rovesciata! Tutti convinti? No, il ct della Nazionale Trapattoni è irremovibile: niente convocazione. Il nostro Roberto si ritira nel 2004 dopo aver conseguito – come abbiamo visto superando difficoltà e ostacoli pesanti – i premi e i riconoscimenti che gli spettano, tra i quali il già citato Pallone D’Oro, il World Soccer, il Fifa World Player, il Hall of Fame del calcio italiano…. E’ stato inoltre due volte campione d’Italia, ha messo in rete in totale 318 gol ed è l’unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diversi Mondiali – e già, c’è anche Francia ’98!

Eccoci alla fine della tua storia Roby, che tu stesso definisci così:

“La mia storia è quella di uno che non si è mai arreso, non è poco”

Assolutamente no, mitico numero 10!

Articolo di: Romina Mattoni per il blog:  http://www.emiliaromagna.programmafly.it/fly/blog.php

 

Romina Mattoni

Copywriter & Ghost Writer ✔️ Autrice del Libro "Storie senza Confini" ✨ Neuromarketing Lover 💚

9 anni

concordo con te, ho sentito molto il personaggio mentre ne scrivevo la storia. ..

Davide Bertozzi

Copywriter, direttore creativo, docente. Autore di "Immagini VS Parole" e "Freelance per sempre". Nerd. ⬇️↘️➡️👊

9 anni

Che bello rivivere la storia di un campione, di che non se ne vedono da tempo.

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