Rompighiaccio nucleari: l’affondamento della Ursa Major e la complessa sfida della Russia per la supremazia nell'Artico

Rompighiaccio nucleari: l’affondamento della Ursa Major e la complessa sfida della Russia per la supremazia nell'Artico

Il quasi contemporaneo affondamento – in circostanze anomale – della nave cargo Ursa Major, che trasportava elementi fondamentali per il programma russo dei rompighiaccio, e l’entrata in servizio del rompighiaccio a propulsione nucleare Yakutia – quarta nave del progetto 22220- ha nuovamente acceso i riflettori sulle sfide e i rischi legati alle operazioni russe nell'Artico, tra ambizioni tecnologiche e difficoltà operative.

L'Artico, sempre più al centro delle dinamiche geopolitiche globali, rappresenta una regione chiave per il futuro delle rotte commerciali e per l’accesso a risorse strategiche. La Russia, intenzionata a consolidare il proprio ruolo di protagonista nella regione, lo dimostra attraverso un ambizioso programma di potenziamento della flotta di rompighiaccio, fondamentale per dominare la Northern Sea Route (NSR). Questa via di collegamento, che accorcia le distanze tra Europa e Asia, ha il potenziale di ridisegnare le mappe del commercio globale.

Tuttavia, la militarizzazione della regione e le crescenti tensioni con gli altri attori artici rendono la competizione geopolitica ancora più serrata, sollevando interrogativi sulla sostenibilità economica, ambientale e politica di tali ambizioni.

Dettagli sull’Affondamento dell’Ursa Major

Il 23 dicembre 2024, mentre navigava nel Mar Mediterraneo tra le coste spagnole e algerine la nave Ursa Major, parte di un convoglio strategico diretto ai cantieri navali di Murmansk, ha subito tre esplosioni consecutive sul lato di dritta, nella zona di poppa. Le esplosioni hanno causato un rapido imbarco d'acqua e un'inclinazione sul lato sinistro fino a 25 gradi. Nonostante gli sforzi dell'equipaggio, la nave è affondata. Quattordici dei sedici membri dell'equipaggio sono stati tratti in salvo e portati nel porto di Cartagena, mentre due risultano ancora dispersi.

La Ursa Major, costruita nel 2009 in Germania e successivamente acquisita dalla compagnia Oboronlogistika, affiliata al Ministero della Difesa russo, trasportava un carico di 806 tonnellate, significativamente inferiore alla sua capacità massima di 9.500 tonnellate.

Tra il carico vi erano due gru portuali del peso di 380 tonnellate ciascuna, destinate specificamente ai porti di Murmansk e Severodvinsk, cruciali per la movimentazione dei componenti pesanti durante l’assemblaggio dei rompighiaccio nucleari, e coperture per boccaporti da 45 tonnellate per le nuove unità rompighiaccio, oltre ad altri componenti per i reattori RITM 200.

Le autorità hanno attribuito inizialmente l’incidente a una falla strutturale aggravata da condizioni meteorologiche avverse, ma queste esplosioni, unite alla natura strategica del carico, hanno alimentato sospetti di sabotaggio portando poi le autorità russe a definire l'evento un "attacco terroristico mirato", senza però specificare i possibili responsabili.

Questo incidente ha evidenziato la fragilità delle rotte logistiche russe, ponendo sfide dirette al programma del progetto 22220, considerato cruciale per le ambizioni artiche di Mosca.

Rompighiaccio a propulsione nucleare: pilastro per Russia nell’Artico è il progetto 22220

I rompighiaccio russi a propulsione nucleare costituiscono una componente fondamentale della strategia di Mosca per dominare l'Artico. Grazie alla loro capacità di operare ininterrottamente per mesi senza necessità di rifornimenti, queste navi garantiscono sia la navigazione lungo la Northern Sea Route (NSR) che l'accesso a risorse naturali strategiche come petrolio, gas naturale e minerali rari, situate sotto i ghiacci dell'Artico.

Il pilastro della strategia artica di Mosca è rappresentato da unità all'avanguardia sviluppate nell'ambito del Progetto 22220, noto anche come classe Arktika. Questi rompighiaccio, che includono le unità Arktika (2020), Sibir (2021), Ural (2022), la nuovissima Yakutia e la futura Chukotka, sono equipaggiati con reattori nucleari RITM-200, capaci di generare 175 MW di energia termica ciascuno. Utilizzando uranio arricchito, i reattori garantiscono un'autonomia operativa di oltre sei anni senza necessità di rifornimento, offrendo una combinazione unica di potenza, efficienza e durata.

La Yakutia, consegnata ufficialmente il 28 dicembre 2024, è una delle unità più moderne del Progetto 22220. Progettata per affrontare ghiacci fino a 3 metri, la Yakutia ha un dislocamento di 33.500 tonnellate e sistemi avanzati che ne migliorano il pescaggio e l’efficienza energetica, rendendola adatta a operare in acque profonde e porti poco profondi. .

La prossima unità del progetto, la Chukotka (designazione tecnica LC-06), è attualmente in costruzione e si prevede sarà operativa entro il 2026 salvo i ritardi dovuti all'affondamento dell'Ursa Major. Con l'aggiunta di queste nuove unità, la flotta nucleare russa comprenderà un totale di sette rompighiaccio nuclari operativi, tra cui i moderni esemplari del Progetto 22220 e i due più datati rompighiaccio della classe Taimyr. Questo rende la Russia l'unica nazione al mondo con una capacità operativa così avanzata nel campo dei rompighiaccio nucleari.

Le innovazioni del Progetto 22220 rappresentano l'apice della tecnologia navale russa, progettata per operare nelle condizioni più estreme dell'Artico e incarnarne le ambizioni tecnologiche e strategiche. Attraverso il controllo delle rotte artiche e l'espansione delle sue infrastrutture, Mosca mira a rafforzare il proprio ruolo di protagonista in una regione sempre più centrale nelle dinamiche globali.

E’ da notare che le navi rompighiaccio a propulsione nucleare non siano gestite dalla Marina Militare russa, ma da Rosatomflot, una filiale dell'agenzia statale per l'energia nucleare Rosatom. Il modello civile consente:

  • L'ottimizzazione del supporto al traffico mercantile, fondamentale per sviluppare il potenziale economico della NSR.
  • La riduzione delle tensioni geopolitiche, evitando che i rompighiaccio siano percepiti come una minaccia militare diretta.
  • L'efficienza nella gestione operativa, grazie all'esperienza di Rosatomflot nel controllo di reattori nucleari.

Pur civili nella gestione, i rompighiaccio collaborano strettamente con la Marina Militare russa, contribuendo indirettamente alla sicurezza e al controllo delle rotte artiche.

La Northern Sea Route: traffici, valenza economica e militare

La Northern Sea Route (NSR), come già evidenziato, è la rotta marittima strategica che collega l'Europa e l'Asia attraverso il Mar Glaciale Artico. La sua importanza è cresciuta con il ritiro dei ghiacci artici, offrendo una riduzione dei tempi di navigazione fino al 40% rispetto al Canale di Suez. Nel 2024, oltre 33 milioni di tonnellate di merci sono transitate lungo la NSR, includendo gas naturale liquefatto (GNL), petrolio e minerali rari.

La NSR è anche un asset strategico per la sicurezza nazionale russa:

  • Presenza Militare: La Russia ha potenziato le sue basi lungo la NSR, installando radar, sistemi di difesa aerea e infrastrutture per supportare operazioni navali.
  • Controllo Geopolitico: Grazie alla flotta di rompighiaccio nucleari, la Russia è l’unica potenza in grado di garantire un accesso costante alla NSR, rafforzando la sua posizione nelle dispute artiche.

Nonostante il potenziale economico, la NSR deve affrontare sfide significative, tra cui la mancanza di infrastrutture portuali avanzate e le condizioni meteorologiche estreme. Anche altri attori stanno intensificando la loro presenza nell’Artico, aumentando la competizione per il controllo delle risorse e delle rotte come vedremo nel prossimo paragrafo.

La competizione artica: USA, Cina e NATO

La competizione per l'Artico è sempre più un confronto multilaterale che coinvolge Russia, Stati Uniti, Cina e NATO. Gli Stati Uniti, tradizionalmente meno attrezzati rispetto alla Russia, stanno rapidamente aumentando il loro impegno nella regione. Washington ha definito l'Artico una priorità strategica, puntando a colmare il divario tecnologico e operativo con Mosca. Recentemente, sono stati avviati programmi per ampliare la flotta di rompighiaccio statunitense, attualmente limitata a poche unità operative, con l'obiettivo di realizzare navi di nuova generazione come i Polar Security Cutters. Parallelamente, gli USA hanno stanziato risorse significative per modernizzare infrastrutture critiche in Alaska, inclusi porti, radar e basi militari, rafforzando così la capacità di proiezione di potenza e di pattugliamento nelle acque artiche.

La Cina, pur non essendo un paese artico, si presenta sempre più come un "quasi-stato artico" e cerca di inserirsi nella competizione attraverso la sua Belt and Road Initiative (BRI). Pechino promuove la "Via della Seta Polare," proponendosi come partner per investimenti infrastrutturali e scientifici nella regione. Un esempio concreto è il suo interesse per il porto di Kirkenes, in Norvegia, che potrebbe diventare un nodo strategico per le rotte artiche, collegando la Cina ai mercati europei. Inoltre, la costruzione di rompighiaccio avanzati come lo Xuelong 2 e le collaborazioni scientifiche con paesi artici rafforzano la posizione di Pechino come attore chiave nella regione. Tuttavia, questa espansione ha sollevato preoccupazioni tra le potenze artiche, che temono una militarizzazione delle attività cinesi e una strumentalizzazione delle risorse locali per interessi globali.

Anche la NATO ha incrementato la propria attenzione verso l'Artico, riconoscendone la crescente rilevanza strategica. Esercitazioni come Cold Response, condotte regolarmente in Norvegia, dimostrano l'impegno dell'Alleanza nel migliorare la prontezza operativa delle sue forze nella regione e nel rafforzare la cooperazione tra i membri, tra cui Norvegia, Canada e Stati Uniti. Queste esercitazioni si combinano con il rafforzamento delle capacità di pattugliamento aereo e navale, mirate a contrastare l'influenza russa e a garantire la sicurezza delle rotte commerciali. Inoltre, la NATO sta sviluppando infrastrutture strategiche nell'Artico per prevenire una destabilizzazione regionale e proteggere i propri interessi.

La convergenza di questi attori nell'Artico ha portato a una crescente militarizzazione della regione, alimentando tensioni geopolitiche che rendono la cooperazione sempre più complessa. Mentre la Russia cerca di consolidare il suo controllo sulla Northern Sea Route, Stati Uniti, Cina e NATO avanzano con strategie che combinano investimenti, alleanze e tecnologia, rendendo l'Artico una delle aree di confronto più rilevanti del XXI secolo.

In questo contesto competitivo, l’incidente dell’Ursa Major ha evidenziato le vulnerabilità logistiche e operative del programma artico russo. Le rotte della NSR sono esposte non solo a condizioni naturali estreme ma anche a rischi di sabotaggio. Tuttavia, il controllo russo della NSR rappresenta un ostacolo significativo per gli interessi delle altre potenze, che vedono l’Artico come un campo di confronto strategico per il futuro.

Conclusioni

L'Artico è ormai un'arena strategica cruciale per la geopolitica globale, oltre che una regione di esplorazione economica. La flotta di rompighiaccio nucleari è per la Russia uno strumento chiave per consolidare il controllo sulla Northern Sea Route e accedere a risorse strategiche, ma eventi come l’affondamento dell’Ursa Major evidenziano le vulnerabilità operative e le sfide poste dalla crescente competizione internazionale.

La militarizzazione dell’Artico rischia di aumentare le tensioni tra le potenze globali, trasformando la regione in un punto focale di rivalità geopolitiche. Pur vantando un notevole vantaggio tecnologico, la Russia deve affrontare sfide legate alla sostenibilità economica dei suoi progetti, ai rischi ambientali e alla pressione internazionale.

Per evitare che l’Artico diventi teatro di nuovi conflitti, il Consiglio Artico, in qualità di principale piattaforma per la governance regionale, potrebbe guidare iniziative condivise per garantire la sostenibilità ambientale e la sicurezza.

Tuttavia, il successo di queste iniziative dipenderà dalla capacità delle potenze globali di anteporre la cooperazione alle rivalità geopolitiche, trasformando l’Artico in un modello di diplomazia e innovazione.

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