SAHARA
Questa è una storia vera. Ringrazio il collaboratore del gruppo di “Sembra impossibile ma” Michele Cornacchia per la segnalazione.
Mauro Prosperi nasce a Roma nel 1955; ufficiale di polizia, nel 1984 vince la medaglia d'oro di Pentathlon alle Olimpiadi di Los Angeles. E' il 1994 quando prende parte alla Marathon des Sables, un'ultramaratona che si disputa in Marocco. Il 14 aprile, al quarto giorno di gara, una tempesta di sabbia gli fa perdere l'orientamento. Quando termina, dopo due ore, è solo nel deserto. Si mette in marcia, e dopo 24 ore trova rifugio in un piccolo santuario musulmano abbandonato. Qui passa la notte, e al mattino riprende il cammino nel deserto seguendo i suggerimenti di un Tuareg incontrato prima dell'inizio della gara: se ti perdi, dirigiti verso le prime nubi del mattino. La bussola? Non serve: non ci sono punti di riferimento. E i giorni iniziano a scorrere: caldo tremendo sotto il sole, freddo insopportabile la notte. Ma lasciamo raccontare a lui.
“Per dieci giorni ho mangiato erba, cactus, serpenti e topi catturati. Avevo qualche tavoletta di Enervit, ma poche, non volevo andare sovrappeso: che ironia! Ho bruciato il sacco a pelo e lo zaino per scaldarmi di notte e per bollire l' urina. Già, ho bevuto quella, di acqua ne avevo poca in fondo a una borraccia, mi ci sono bagnato le labbra il primo giorno, poi è finita. Mi son detto ok, farà schifo, ma non ho scelta. I momenti terribili sono stati tanti: il 15 e il 16 sono passati due elicotteri e un aereo, ma non mi hanno visto anche se avevo sparato dei razzi. Lasciavo tracce, tutte quelle che potevo: pezzi di scarpe che avevo tagliuzzato, una ciotola, il dentifricio. Mi sono ritrovato anche di fronte alle mie orme, una volta. Avevo girato in tondo. E poi facevo come gli indiani: studiavo le impronte per capire se erano fresche, gli escrementi se erano caldi o freddi. Il 20 la paura è diventata terrore. Al risveglio, al mattino, avevo la gola e la lingua gonfie per via di un liquido che avevo spremuto da una pianta per dissetarmi. Ho guardato in su: c' era un avvoltoio che girava sopra di me, aspettava che morissi. Sono scappato”.
Poi, dopo 10 giorni di deserto, la salvezza ormai inattesa: “Ho visto da lontano degli animali che si muovevano. Non erano cammelli, troppo piccoli; erano pecore, un gregge... persone... vita. Sono crollato a terra di colpo; una vecchia nomade mi ha visto e mi ha porto una ciotola di latte, senza dire una parola. Una tenda, i figli, i nipoti: ero salvo. Mi hanno portato all'ospedale militare di Tindouf”. Prosperi ha percorso 299 chilometri nella direzione sbagliata, ha perso 15 chili di peso. Ma è vivo. Dopo pochi giorni rientra in Italia. Racconterà la sua odissea nel libro "10 giorni oltre la vita", e in una serie di documentari per National Geographic, Discovery Channel e Netflix. E ripeterà la Marathon des Sables altre 7 volte.
A cura di Luciano Donzella dal Blog dell'Impossibile, scopri di più sul sito!