Se Chat Gpt mi scrive il saggio
Una fila di vecchi libri posti verticalmente su un bel prato fiorito

Se Chat Gpt mi scrive il saggio

Questa volta ho usato ChatGPT per uno scopo diverso. Non volevo che scrivesse un testo in un modo particolare, nel mio caso un testo semplice e accessibile anche per persone che hanno difficoltà a leggere, ma volevo che mi aiutasse a strutturare una guida su come rendere un evento in presenza accessibile anche a chi ha deficit motori, sensoriali cognitivi. Un argomento specialistico, anche se non lo dovrebbe essere, e su cui avevo idee già abbastanza precise sul come farlo.

In questo articolo, che cercherò di rendere breve, voglio raccontarvi come è andata per condividere con voi questa esperienza, ed è anche un modo per sapere, da chi usa l’intelligenza artificiale per scrivere, se il mio modo di lavorare è accettabile oppure ingenuo.

Senza convenevoli ho chiesto direttamente alla macchina: ”Come organizzare un evento accessibile a tutti?”. La risposta è stata sorprendente e si è articolata in 12 punti, utili per chi vuole scrivere una guida e con una introduzione e una conclusione piuttosto ovvie, scritte in un modo formale e buonista, ma corretto: “L'accessibilità dovrebbe essere un obiettivo primario nella pianificazione di qualsiasi evento per garantire che tutti possano partecipare pienamente e con comodità”, dice la conclusione.

Mi ha stupito leggere degli aspetti particolari a cui non avevo pensato. È anche vero che scrivendo vengono fuori le idee: non è forse questo il potere della scrittura? Per verificarlo basta confrontare l’indice iniziale da cui si parte con il risultato finale, in questo modo ti accorgi di quante idee nuove hai partorito. Comunque non avevo pensato al momento delicato delle “Prenotazioni e registrazioni” oppure ai feedback dei partecipanti a evento concluso. Oltre a questo, la risposta mi dava una struttura interessante che potevo seguire come traccia.

Poi mi sono chiesto se, ponendo questa domanda in altre lingue, avrei avuto lo stesso risultato, addirittura la traduzione pedissequa. Ho ripetuto la domanda a ChatGPT in inglese, francese e tedesco per vedere cosa sarebbe successo. Ed è successo molto!

Tutte le versioni avevano una strutturazione in parte simile, ma non uguale e quelle in lingua straniera mi hanno permesso di aggiungere altri punti che nella versione italiana non erano stati pensati. Non scrivere niente a proposito di “Preparazione alle emergenze” sarebbe stato un errore poco scusabile. Ma era soprattutto nell’approfondimento dei vari punti che le versioni non in lingua italiana differivano, in generale davano più indicazioni, erano più precise. Soprattutto non introducevano le categorie (i ciechi, i sordi, ..) come era il caso della versione in italiano, ma facevano un discorso più generale come è giusto che sia, perché rendere più accessibile un luogo, sia dal punto di vista architettonico, che dal punto di vista della comunicazione, significa fare un servizio per tutti.

Perché questa differenza? Mi sono dato una risposta: ChatGPT genera il suo risultato in base al discorso che esiste nella lingua in cui viene interrogata. In questo caso la categorizzazione sarebbe una caratteristica di quello che si dice a proposito di accessibilità di eventi in lingua italiana. Non so se questa supposizione sia giusta, forse la potenza di calcolo dell’intelligenza artificiale le permette di rispondere attingendo dalle lingue più diffuse sul pianeta, traducendole in simultanea.

Ho provato, per curiosità, a chiederlo in lingua swahili, la lingua maggiormente parlata nell’Africa subsahariana, 80 milioni di parlanti, più di quelli che nel mondo parlano italiano. Grazie a un’altra intelligenza artificiale, quella di Google Translate, ho tradotto il testo che è simile a quello prodotto in inglese, chissà forse per la coesistenza delle due lingue nelle stesse aree, per una vicinanza culturale. In un punto però differisce da tutte le risposte che avuto, dice: ”Garantire che vi siano opportunità di apprendimento per le persone con disabilità, compresi corsi di formazione speciali ed eventi artistici incentrati sulle disabilità”. Una connotazione curiosa che comunque non ho raccolto nel mio breve scritto, perché usciva dal tema, ma che forse esprimeva una precisa esigenza culturale nel contesto della lingua swahili.

Come ho preceduto a questo punto? Ha seguito le varie indicazioni che ChatGPT mi ha dato, in alcuni casi lasciando le sezioni (magari cambiando i titoli), in altri casi ho creato nuove sezioni. Un altro documento comodo da usare erano le linee guida dell’International Disability and Development Consortium (IDDC), da cui ha preso altri suggerimenti. Infine ho completato le sezioni prendendo da tutte le fonti che fino a qui abbiamo visto, integrate dalle mie conoscenze personali. E oplà una piccola guida di circa 10 mila battute era pronta, il cui autore era grato al colloquio che ha avuto con ChatGPT.

Questa, assieme ad altre due guide, fanno parte di una serie di quaderni sull’accessibilità che l’ong Aifo mi ha commissionato e che vedranno la luce (digitale) penso a fine anno.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Nicola Rabbi

Altre pagine consultate