Se li ignori butterai il tuo panino
Iniziare qualsiasi attività di marketing ha vita breve se non hai la consapevolezza di chi vuoi essere. Credo di averlo detto in ogni dove ma non mi stanco e quindi repetita iuvant: ignorare questa parte di analisi rende cieca la direzione da intraprendere e impossibile qualsiasi obiettivo da raggiungere.
Lo stesso discorso vale quando, la consapevolezza, non riguarda noi ma gli altri: i bisogni, le motivazioni, le paure e le frustrazioni di chi abbiamo attorno. Ma lo sappiamo.
La natura umana è curiosa, ci fa essere così concentrati su noi stessi, e ci fa perdere così tanto tempo a giudicare le apparenze che, preoccuparci dei bisogni altrui non rientra tra le nostre priorità.
Questo limite fa sviluppare servizi, lanciare campagne e progettare marchi per clienti senza nome e senza volto, definiti semplicemente da parametri obbligati che mancano di qualsiasi ascolto e contesto realistico.
Un vero peccato perché, quando ciò accade, a rimetterci sono tutti, da noi che buttiamo energie per la creazione dei nostri prodotti all’agognato cliente che non vedrà alcun vantaggio nell’acquisto di essi.
Per evitare questo dobbiamo liberarci dai nostri paraocchi ed investire nella conoscenza delle persone.
Steve Jobs diceva che "Non puoi solo chiedere ai clienti che cosa vogliono e poi provare a darglielo. Per quando l'avrai costruito, vorranno qualcosa di nuovo”. Dall'ascolto e dalla comprensione dei bisogni inesopressi può derivare un'offerta di valore adeguata e competitiva. Il contrario non funziona.
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Immagina di aver invitato un nuovo amico a pranzo. Lo fai accomodare ed inizi a raccontare senza sosta delle tue prodezze in cucina, manco avessi vinto la 59sima edizione di Masterchef. Gli prepari il tuo panino, lo impiatti per bene e poi mentre glielo porgi, chissà per quale strano motivo, gli chiedi se ha qualche allergia alimentare.
Ecco.
A meno che tu non voglia buttare il tuo bel panino quando il (non più) nuovo amico ti dirà, alzandosi dal tavolo e ormai stordito dalle tue chiacchiere, che è mortalmente allergico alla senape, la risposta dovrebbe essere abbastanza ovvia.
Lo stesso vale nel branding. Se inizi a lavorare sul tuo brand senza ascoltare, senza farti venire dubbi ed ignorando le esigenze di chi inviti al tuo tavolo, probabilmente arriverai al punto di dover tornare indietro e apportare modifiche lunghe e costose che avrebbero potuto essere evitate se solo avessi chiesto “sei allergico a qualcosa?”.
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2 anniValentina Gherardi io sono intollerante e mai me lo chiedono al ristorante. Aspettano che sia io a dire ciò di cui ho bisogno. Il tuo ragionamento fila perfettamente, ma non può essere che i camerieri non chiedano nulla proprio perché impreparati e non abituati a porgere la domanda? Ti chiedo scusa se vado in discesa verso il tuo esempio, però è pertinente rispetto a ciò di cui mi occupo e mi interessa a livello professionale. Grazie