“SE NON FALLISCI NON CRESCI”. SARA’ VERO?
A chi non è mai capitato nella propria vita di avere “paura del fallimento”. Credo che tutti (chi più chi meno) abbia provato questa sensazione o addirittura questa esperienza.
Bene, si dice che la “paura del fallimento” sia il maggiore ostacolo verso il successo e la felicità nella vita.
Ma come nasce e cresce questa “paura”?
Perché ognuno di noi, durante il nostro percorso di vita abbiamo provato o continuiamo a provare questo sentimento.
Da una serie di studi è emerso che questa paura viene “alimentata” già nell’infanzia, in conseguenza a critiche negative e diversi errori che i genitori (e non solo) hanno commesso e continuano a commettere nell’educazione dei figli.
La bella notizia è che si tratta di una “paura” appresa, ed è proprio per questo motivo che è possibile DISIMPARARLA, liberandoci da quei “timori” che ci bloccano che ci consentirà di acquisire a sua volta quella sicurezza che ci permetterà di andare avanti.
Arrivati a questo punto una domanda sorge spontanea: Fallire è il punto di partenza verso il successo?
Secondo il Mio punto di vista il “fallimento” potrebbe essere un punto di partenza, a patto che lo si accetti,”convinti” che nessun successo è possibile senza “fallimento”.
Bene, a questo punto mi pongo un’altra domanda: ogni successo è preceduto da una sconfitta?
Sostanzialmente nella storia dell’umanità ogni grande uomo, ogni grande impresa, (non nel senso stretto dal punto di vista commerciale ma in senso lato del termine, come ad esempio un’impresa sportiva, oppure una sfida “estrema” come una spedizione in montagna etc.), ogni grande intuizione ha subìto un “fallimento”, ed è per questo che poi sono divenute delle grandi imprese, delle realtà e delle Meravigliose storie di successo.
Se per un attimo pensiamo ai RICERCATORI scientifici, quanti “fallimenti” affrontano ogni giorno dentro i laboratori con i loro sperimenti, “convinti” di essere vicini ad una scoperta scientifica importante e magari qualcosa va “storto” eppure per decenni vanno avanti nella ricerca affinché riescono a trovare la soluzione al problema, dedicando magari tutta la vita tra fallimenti e successi.
Un altro esempio tra tanti (ci sono molte storie più o meno famose di insuccessi ma che oggi conosciamo come storie di successo) è quello di Thomas Edison, un dei più importanti inventori del XX secolo.
Sappiamo tutti che Edison è stato l’inventore della lampadina elettrica, ma è stato anche la persona che ha creato la compagnia di produzione di energia elettrica che ha reso possibile rifornire e vendere energia e lampadine ad ogni metropoli, città e paesino d’America.
Ha brevettato più di mille congegni, la maggior parte dei quali sono stati introdotti nella produzione commerciale nel corso della Sua esistenza.
Con le Sue invenzioni, ha influenzato il nostro stile di vita.
Tutto bello, fantastico, ma “purtroppo” dobbiamo dire che Thomas Edison è stato anche un “disastro” come inventore, avendo raccolto più insuccessi di chiunque altro.
Migliaia dei Suoi tentativi di trovare il giusto filamento per la prima lampadina elettrica sono andati falliti.
Ha tentato migliaia di volte senza successo, di trovare la pianta giusta da cui estrarre la gomma naturale.
Nei suoi laboratori, in quella che oggi è nota come GENERAL ELECTRIC, ha raccolto alcune delle migliori menti del suo tempo in modo da potere significativamente aumentare il numero e la velocità dei loro insuccessi.
In buona sostanza Edison sapeva che il successo è un “gioco” di numeri, che si basa su uno sforzo intelligente e sulla legge delle probabilità.
Quindi in sostanza, se tentiamo più cose diverse ed impariamo da ogni cosa e da ogni prova, allora il successo è inevitabile.
Di contro, la “paura del fallimento”, ci porta a fare meno tentativi e di conseguenza a ridurre le probabilità di raggiungere risultati significativi e di successo.
Il “segreto”, nel superare qualsiasi “fallimento” che incontriamo durante il nostro percorso di vita in qualsiasi ambito è IMPARARE DAI NOSTRI “FALLIMENTI” ed ANDARE AVANTI VERSO LA SFIDA CHE SEGUE.
A questo punto possiamo affermare che SI IMPARA A CRESCERE E A “VINCERE” ATTRAVERSO LA “SCONFITTA” e NESSUN SUCCESSO E’ POSSIBILE SENZA DI ESSA.
In conclusione, Mi piace ricordare un aforisma di Winston Churchill che diceva “IO NON PERDO MAI, O VINCO O IMPARO”.
5 COSE CHE TI HANNO DETTO DI NON FARE, MA CHE INVECE POTREBBERO SALVARTI LA VITA.
1. RISCHIA
La paura non ci porta da nessuna parte. Rimanere all’interno della nostra comfort zone non ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi, non ci farà guadagnare più denaro o entrare in una taglia 42 o trovare il lavoro dei nostri sogni. Non importa quanto grande sia il nostro sogno, non possiamo introdurre un cambiamento positivo nella nostra vita se non impariamo a fare le cose in maniera diversa da come le abbiamo sempre fatte. Da piccoli ci hanno insegnato la prudenza. E’ giunto il momento di mettere da parte la paura e provare a cambiare e di lasciare quello che conosciamo – e che non ci piace – per l’ignoto. E’ inutile continuare a cercare la felicità dove l’abbiamo persa (o dove non l’abbiamo mai trovata). Rischiamo e andiamo avanti.
2. VATTENE
In un momento di crisi ho letto un post di Danielle LaPorte che si intitolava “You’re free to go”. Esatto. Sei libero di andartene. Se qualcosa ti piace, resta. Se non ti piace, vai via. Hai mai avuto la sensazione che abbandonare qualcosa (un obiettivo, un lavoro, una relazione) significasse non esserti impegnato abbastanza. Che volesse dire fallire? Ebbene, non è così. Rispetta la tua vita rispettando il tuo tempo. Non sprecarlo in cose di cui non ti importa (o non ti importa più). Il punto è scegliere tra deludere qualcuno e avere una vita felice. Tu cosa sceglieresti?
3. FALLISCI
Il fallimento non è il contrario del successo. Il fallimento è una tappa obbligata verso il successo. Così dicono, e io mi voglio fidare. L’artista Marina Abramović ha detto che “il fallimento è una parte molto importante del successo. Se non si fallisce, significa che non si è rischiato nulla o che si sta ripetendo se stessi. E questo significa che si perderà la curiosità e la forza della vita dentro di sé”. Alzi la mano chi vuole perdere la forza della vita dentro di sé! Io proprio no. E poi ho capito una cosa. Il ruolo professionale (se parliamo di lavoro), il ruolo di fidanzato/a, moglie, marito, amico/a (se stiamo parlando di relazioni) non è altro che questo: un ruolo. Se in qualche modo abbiamo fallito sul lavoro o in una relazione, ricordiamoci che il ruolo che ricoprivamo non ci definisce come persona. E il fallimento non fa di noi dei falliti. Nel successo e nel disastro rimani sempre e comunque te stesso. Cerca di essere la migliore versione di te possibile.
4. PIANGI
Concedersi il tempo del lutto è fondamentale. Se ti capita qualcosa di brutto non è vero che devi far finta di niente e mostrarti imperturbabile. Piangi, buttati per terra e inizia a sbattere i piedi. Fai tutto quello che è necessario per sfogarti. Anche a te hanno insegnato che i grandi non piangono? Allora prova a farci caso: quanto ti viene da piangere davanti a qualcuno ti viene automatico chiedere scusa? Scusa un cavolo. Piangere è un tuo diritto. Disperarti è un tuo diritto. Chiuderti in casa a mangiare gelato e guardare film strappalacrime è un tuo diritto. Ma non deve durare per sempre. Diciamo che il lutto va bene, ma è un’occupazione a tempo determinato. Una volta che avrà assolto alla sua funzione (farti sentire meglio), licenzialo. E tu ricomincia a fare la tua vita, più forte di prima.
5. RICOMINCIA
Sbaglia. E poi impara a perdonarti e a ricominciare. Mollare non significa ritrovarti con nulla di fatto, non avere niente, non valere niente. Mollare significa essere un po’ più vicino a scoprire che cosa desideri veramente e che cosa è più giusto per te e per la tua vita. Il primo passo per costruire la vita che vuoi è iniziare a liberarti di tutto ciò che non vuoi. Quindi molla il colpo. Rinuncia a ciò che non ti piace. Getta la spugna. Riparti. E non preoccuparti perché non ripartirai mai da zero. Perché nel frattempo avrai accumulato un sacco di esperienze e conoscenze. O come dice Ophra: “[…] ogni esperienza, ogni incontro e, in particolare, i tuoi errori, sono là per insegnarti e obbligarti ad essere di più chi realmente sei. E poi, comprendi quale sia la mossa giusta successiva. La chiave della vita è sviluppare una morale interna, un GPS emozionale in grado di dirti quale strada prendere“.