Sei affetto da Infodemia?
22 Marzo 2020
Infodemia è una parola nuova, un neologismo già "censito" dalla Treccani (1). Si tratta di una composizione di due parole: info e demia. Il suffisso demia rimanda al greco ed indica "di tutto il popolo", invece il prefisso info richiama chiaramente al concetto di informazione. La nascita della parola infodemia è strettamente collegata con la pandemia di Sars - CoV2 ma attenzione, l'infodemia è una situazione che può crearsi in qualsiasi ambito e può influenzare il percorso decisionale di ogni persona . E' stata creata una parola per una situazione che era già esistente.
Ciò che segue è un piccolo vademecum a partire dal significato della parola, con speciale attenzione alla ricaduta della infodemia sulle nostre vite. E qualche consiglio per arginarla.
Dal dizionario apprendiamo che la infodemia è "Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento". Ci limitiamo ad analizzare questo estratto. Tutto il resto che si trova nella definizione della Treccani riguarda i casi d'uso della parola stessa e non vi è necessità di riportarli nuovamente. Faremo poi un'ulteriore semplificazione eliminando la frase "talvolta non vagliate con accuratezza". Il motivo di questa ulteriore semplificazione verrà ben compreso alla fine dell'articolo.
La frase che prendiamo in considerazione è: "Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento". Possiamo quindi senza altro affermare qual'è la principale ricaduta della infodemia su di noi: è la creazione di disorientamento. Il disorientamento della persona che riceve le informazioni, è senz'altro creato dalla presenza di più orientamenti , alcune volte completamente divergenti tra loro ma anche dalla creazione di nuovi orientamenti che hanno genesi proprio dalla sovrabbondanza di informazioni. E' possibile "difendersi" da questo fenomeno?
Riprendiamo la prima parte della definizione " Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni". Possiamo considerare questa come la definizione sostanziale di infodemia. La seconda parte che recita "che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento", identifica già uno stato, una condizione di essere susseguente alla definizione stessa. In realtà la seconda parte ci dice che noi dobbiamo considerare la infodemia come qualcosa con cui confrontarci, che ci sfida. Accettare quindi questa sfida implica il dover "combattere" la " Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni".
CIRCOLAZIONE DELL'INFORMAZIONE
Ha senso per me, destinatario ultimo della informazione combatterne la circolazione ? Posso realmente combatterla? Dove avviene la circolazione? Cosa si intende per circolazione?
La parola circolazione ne sottintende due. La prima è diffusione e la seconda è movimento, La realizzazione di circolazione di informazioni si serve quindi di strumenti di diffusione dell'informazione e strumenti di movimentazione della stessa.
Un esempio è l'informazione che possiamo trarre da un quotidiano. Il giornale che la pubblica provvede alla sua diffusione. Il giornale giunge dunque nelle edicole. Ecco che la diffusione è avvenuta. Per ricevere l'informazione, l'utente o meglio l'usuario della informazione deve recarsi in edicola. L'informazione è stata diffusa ma non movimentata. Rimanendo all'esempio del giornale, una prima forma di movimentazione "impropria" è senz'altro la creazione di alcuni luoghi deputati al reperimento delle informazioni. Quindi se pensiamo al giornale dell'esempio, individuiamo come luoghi deputati le biblioteche e i bar. Abbiamo aumentato però la diffusione e non la movimentazione. La movimentazione aumenterebbe se tutti i lettori di un articolo, terminata la lettura, prendessero il loro giornale e lo portassero ad un loro amico o conoscente e gli sottoponessero la lettura dell'articolo testé letto. Ciò è esattamente quello che capita con i social network. Una lettura di un articolo è movimentata tramite lo strumento della condivisione. Da questa considerazione possiamo convenire che la infodemia è strettamente se non completamente riservata al mondo della rete. Ed è questo l'ambito in cui scegliamo di muoverci.
"Ha senso per me, destinatario ultimo della informazione combatterne la circolazione ?" La circolazione non dipende, in maniera significativa dal singolo. Non è una soluzione che il singolo possa praticare. Ciò che il singolo può fare è isolarsi socialmente (social network). Questa scelta da alcuni praticata, è una soluzione di riparo dalla infodemia. Ma sarò io in grado, isolandomi, di reperire le informazioni necessaria per la mia decisione per quel particolare argomento? In questo caso la risposta è del tutto personale. Ci sono senz'altro persone ben organizzate che possono reperire informazioni di valore fuori dai canali destinati alla globalità. Probabilmente si tratta però di casi veramente speciali considerando che in Italia il 99% della ricerca di informazione è veicolata da Google e Facebook.
Assumiamo quindi di non voler combattere la circolazione, perché non siamo nella condizione di isolarci e vogliamo usare quella informazione, per formare la nostra idea al fine di prendere la decisione giusta per noi. Passiamo quindi ad analizzare come ci possiamo rapportare alla "quantità eccessiva di informazioni" .
QUANTITA' DI INFORMAZIONE
Perché è importante definire la "quantità eccessiva" lo capiamo sempre dalla definizione di cui sopra. Il termine "eccessivo" è da riferirsi sicuramente ad il superamento di una barriera di un limite o meglio di una soglia oltre la quale si determina un punto di non ritorno. Questo punto di non ritorno è la constatazione che siamo in presenza di infodemia. Pertanto definire la soglia ci permette quindi di descriverne il comportamento.
Apprendiamo da un articolo del sole 24 ore (2) che nel periodo 1 gennaio-15 febbraio sono stati rilevati sull'argomento Corona Virus 6,6 milioni di post che hanno generato 100 milioni di interazioni. Parliamo di ordini di grandezza che hanno senso solo a livello di analisi macroscopica ma ovviamente di bassa utilità a livello microscopico. Ed è questo il livello che a noi interessa. Il destinatario finale resta un essere umano che comunque deve usare l'informazione per formarsi una idea e possibilmente ricavarne un vantaggio. Pertanto la definizione del limite deve essere per forza riferito alla singola persona. Più amici avrò su Facebook più sarò sottoposto alla ricezione di informazioni e più i miei amici sono attivi nella condivisione e più aumenterà la quantità di informazioni a mia disposizione. Si presti attenzione che abbiamo descritto il concetto di quantità di informazione mentre a noi interessa il concetto di quantità eccessiva.
QUANTITA' ECCESSIVA DI INFORMAZIONE
Come già detto, il termine eccessivo rimanda a qualcosa che supera una capienza, l'abbiamo chiamata soglia. Nel caso della quantità di informazione possiamo sostenere che la soglia è data dalla capacità personale di elaborazione di una quantità di informazioni in un arco di tempo definito. Quindi se volessimo mettere in formula l'affermazione precedente, abbiamo la nostra capacità di elaborare un numero di informazioni (soglia) pari a Qi a fronte delle Qt che abbiamo ricevuto; ecco che per trovare il valore della quantità eccessiva Qe vale:
Qe = Qt - Qi
La quantità eccessiva di informazione non è altro che il numero di informazioni che non siamo riuscito ad elaborare. Quindi questa teorizzazione ci dice, che una persona, inserita nel personale circuito di circolazione della informazione, se riceve un numero inferiore di informazioni rispetto alla soglia allora è in grado di formarsi un orientamento utile (per se). In caso contrario no e quindi è "affetta da infodemia".
Le grandezze che stiamo considerando però non sono costanti nel tempo ma bensì variabili. Sia la quantità totale di informazioni che noi riceviamo sia la quantità di informazioni che siamo in grado di elaborare variano in funzione del tempo ma anche delle azioni che compiamo. Quindi dobbiamo pensare di trovarci di fronte ad una grandezza variabile. Ciò significa che un tal giorno potrei essere non affetto da infodemia, mentre il giorno dopo potrei esserlo.
VARIAZIONI NELLA QUANTITA' DI INFORMAZIONI
La quantità di informazione che noi riceviamo è in parte imputabile a noi direttamente ed in parte indirettamente. Con le nostre azioni possiamo provare a condizionarle e determinarle entrambe. Pensiamo alla nostra attività sui social network. In larga parte noi siamo dei procacciatori di informazione, per esempio scorrendo la home page di facebook o facendo interrogazioni ai motori di ricerca. Con questa azione diretto siamo senz'altro protagonisti dell'aumento della quantità di informazione a noi imputabile. C'è quindi una relazione di proporzionalità diretta tra le azioni che compiamo e la quantità di informazione che riceviamo. Discorso analogo può essere fatto per la Quantità di informazione a noi non direttamente imputabile. Oramai sui social network siamo non solo procacciatori di informazioni ma soprattutto dei target per le informazioni. Le informazioni ci vengono a cercare. Sui social siamo "profilati" dal sistema e quindi il sistema ci presenta le informazioni che reputa possano essere interessanti per noi. Anche in questo caso possiamo con le nostre azioni provare a variare questa quantità. Modificare l'impostazione delle nostre preferenze dei profili social è un esempio calzante di come una nostra azione possa contribuire alla quantità di informazione ricevuta.
Se la nostra attività sui social è routinaria, sicuramente contribuiremo con le nostre interazioni all'aumento sia all'aumento della quantità di informazioni che riceviamo direttamente e indirettamente. Faciliteremo così naturalmente la costituzione della quantità eccessiva di informazione tale da determinare lo stato di infodemia ovvero di confusione nella ricerca di un orientamento.
E' il momento di agire: ci troviamo nel caso quindi in cui non riusciamo a processare, elaborare tutte le informazioni che riceviamo. Occorre quindi o aumentare la capacità di elaborazione della informazione e/o al contempo ridurre o almeno non aumentare la quantità complessiva di informazioni che ricevo.
Partendo dalla quantità di informazioni, questo si sostanzia ad esempio nell'impedire ad alcuni attori di recapitarci la loro offerta di informazioni, modificando le nostre impostazioni del profilo sui social network o eliminando o non seguendo alcuni amici che, a nostro giudizio, non danno alcun valore all'argomento ottenendo quindi una diminuzione o contenimento della quantità di informazione non direttamente imputabile a noi. Analogamente, per quanto concerne la quantità di informazione imputabile direttamente alle nostre azione, possiamo intervenire evitando quindi, temporaneamente, di fare ulteriori ricerche sull'argomento oppure di soffermarsi solo su alcune informazioni evitando azioni "bulimiche" tra le quali ci potrebbe essere semplicemente lo scorrimento della mia home page su un social network. Abbiamo bisogno di fare azioni che ci permettano di rientrare nell'equilibrio che contenga la infodemia bloccando la crescita di quantità di informazione da un lato, ma dall'altro aumentando la nostra capacità di elaborazione della informazione.
LA CAPACITA' DI ELABORAZIONE
Abbiamo finora parlato di quantità ma ora dobbiamo introdurre il concetto di qualità. Elaborare un'informazione significa ricorrere anche alla capacità di concentrazione nella lettura di un testo, alla capacità di rielaborare un testo letto, ed anche alla capacità che si ha nel ritagliarsi il tempo necessario per dedicarsi a questa attività. Abbiamo bisogno di dare un peso alle nostre qualità di processo della informazione per stabilire quale è effettivamente la nostra capacità di elaborazione. Quantità di informazione e qualità di elaborazione si intrecciano inesorabilmente.
Problema impossibile da risolvere? No, arduo si ma non impossibile. Le due grandezze Quantità di informazione e qualità di elaborazione hanno una relazione fra loro. Più alta è la mia qualità elaborativa più alto è il numero di informazioni che posso elaborare e quindi spingo più avanti il limite (soglia) che mi fa cadere nella infodemia e quindi nella incapacità di prendere un orientamento o una direzione. Questa relazione diretta però può essere espressa da un'altra grandezza: il tempo. Meno tempo impiego ad elaborare un testo e più potrò elaborarne. L'elaborazione di un testo mi richiede uno sforzo, una energia, un lavoro; tale lavoro è sicuramente commisurato alla mia abilità e alla difficoltà del compito.
Seguendo questo ragionamento abbiamo la soluzione: dobbiamo migliorare il nostro rendimento del lavoro. Come? Esattamente come facciamo nel nostro lavoro di tutti giorni. Cerchiamo di migliorare la nostra abilità e ridurre le difficoltà del compito. Sul migliorare la nostra abilità la risposta è solo allenamento, invece su ridurre le difficoltà del compito possiamo usare una strategia: individuare e scartare i lavori troppo complessi. Questa affermazione può sembrare strana ma in realtà ha una valenza chiarissima se noi pensiamo al contesto in cui ci stiamo muovendo. Il contesto in cui ci muoviamo è il linguaggio scritto ad uso e consumo del web.
Questo linguaggio segue regole che sono primariamente orientate per raggiungere il più alto numero di persone e devono giocoforza essere improntate alla semplicità. Per esempio se io decidessi di mandare un messaggio che rimanda alla bellezza ed alla tranquillità delle ore serali potrei scrivere ad esempio: "La sera, il mio rifugio". Sarei molto più efficace che scrivere "Forse perché della fatal quïete Tu sei l’immago a me sì cara, vieni,O Sera!". Ad un concorso di poesie il Foscolo vincerebbe (si tratta di un estratto del sonetto "Alla Sera" (3)), ma su web perderebbe. Al sonetto noi ci approcciamo giustamente con lo strumento della parafrasi. Ogni parola rimanda ad un concetto che ne rimanda altri. La parola "Forse" esprime un dubbio, la "fatal quiete" rimanda al concetto di morte, il vocativo rimanda ad un rapporto personalizzato con la sera o forse con la morte ecc. Se il mio messaggio era quindi un rimando alla tranquillità delle ore serali, con le parole del Foscolo ho creato una potenziale "infodemia". In sostanza ci sono troppe informazioni.
Quindi l'assunto è il seguente: anche la qualità dell'informazione in ottica decisionale è un problema di quantità. Non è soltanto il numero di informazioni che riceviamo ad essere importante ma è importante anche quanto è complessa la singola informazione, ovvero quante informazioni essa contiene.
CONCLUSIONE
Possiamo ora sostenere che il controllo dell' infodemia passa attraverso la semplificazione dei contenuti e la razionalizzazione della quantità di informazione. Vogliamo ricordare che l'obiettivo che ci si prefigge è quello controllare il fenomeno per poi poter essere nelle condizione di prendere un orientamento o di effettuare una scelta. Intrinsecamente queste sono operazioni semplici. Quando si prende una decisione è il processo decisionale che ci impegna fortemente e non la scelta finale che spesso si può sostanziare in una semplice accettazione o rifiuto di una proposta. E' solo in questa ottica che si può inquadrare il paradosso sopra effettuato con il sonetto del Foscolo.
All'inizio dell'articolo abbiamo presentato una definizione della infodemia che ripetiamo qui: "Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento". Nel momento in cui abbiamo iniziato a descrivere questo fenomeno a partire dalla sua definizione, abbiamo effettuato proprio una serie di razionalizzazioni dell'informazioni, ovvero una sequenza di riduzioni della complessità informativa seguendo un solo presupposto: la eliminazione di indeterminatezze non essenziali e ridondanze.
Ed è così che dalla definizione completa: "Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili.", siamo arrivati a "Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento". Ed è esattamente di questo che abbiamo parlato qui. Ora bisogna esercitarsi. Buon lavoro
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(1): http://www.treccani.it/vocabolario/infodemia_%28Neologismi%29/
R&D Principal Engineer at Baxter
4 anniBellissimo articolo Fernando. Aggiungo partendo dalla tua conclusione che la complessità di una informazione si può giustificare in un giornale dove c'è un quantitativo ridotto di notizie ma non sui social dove potenzialmente ce ne sono infinite. Ecco che succede un altro problema, si leggono solo i titoli o una parte dei post facendosi un'idea distorta di quel post. Ecco perché io sono passato da quando è scoppiata la pandemia da Facebook a Twitter dove c'è un limite di caratteri che riduce necessariamente la complessità del concetto e fa sì che io riesca a leggere molte più informazioni di quanto potrei su facebook
Ciao Fè, devo necessariamente congratularmi per l'articolo che coglie perfettamente l'essenza , in generale, ma più in specifico il momento che stiamo vivendo, bombardati da informazioni da ogni dove. dalla lettura ne ho tratto anche benefici per il mio quotidiano navigare. Grazie per la condivisione.