Sentirsi bloccati è una tortura

Sentirsi bloccati è una tortura

Mi capita spesso di incontrare, nel mio lavoro da Coach, delle persone che mi dicono di sentirsi bloccati. Bloccati in una situazione a loro scomoda. Sentirsi bloccati davanti ad una scelta. Bloccate da un pensiero che non riescono a superare.

Quello che noto è un senso di disagio che raggiunge livelli importanti in relazione al tempo che hanno passato su quel blocco.

Ci sono state alcune persone che esplicitamente hanno usato questo termine: tortura.

Un paio di esempi:

  • Giovanni (nome di fantasia) ogni giorno si alzava per andare al lavoro ed aveva la sensazione di andare al patibolo. Mi ha detto: “per me è una tortura il mio lavoro. Non ce la faccio più… alla sera sono contento di uscire ma poi penso al fatto che domani sarà come oggi. Sono bloccato in questa gabbia e non so il perché ci sono finito dentro
  • Anna (nome di fantasia), invece, non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di essere una fallita, di aver commesso un grave errore in passato e questo non le permetteva di guardare al futuro. Durante la prima sessione mi disse: “guarda Luca, ho questo perenne pensiero che mi tortura. Mi chiedo continuamente perché ho fatto quella scelta…”

Tortura corporea: immobilità

Tortura. Questo termine deriva da torcere, piegare, tormentare.

Ho fatto qualche ricerca su questa parola ed ecco che mi compare questa fotografia orrenda, che ho usato come copertina di questo articolo.

Questa immagine è famosa perché è diventata il simbolo delle schifezze che le guerre normalmente portano con loro. Rappresenta Abu Ghraib, la prigione irachena, teatro di torture e sevizie procurate dagli americani e non solo, a danno di tanta gente in Iraq.

Mi sono chiesto quale nesso ci potesse essere con quello che ho ascoltato.

Così ho pensato di far rivedere la foto a qualche mio amico ed ho chiesto loro cosa ne pensassero ed in particolare quale era la cosa più terribile che vedevano in quella foto.

La maggior parte mi hanno detto “i cavi elettrici”. Altri il cappuccio, altri ancora tutto l’insieme.

Quello che ho notato è che quasi nessuno ha indicato il fatto che quell’uomo era in piedi, immobile, su una scatola di pochi centimetri.Per precisione, la tortura consisteva nella promessa di dare scosse elettriche se fosse caduto dalla scatola…

Il nostro corpo non è fatto per stare immobile. Se ci pensi nemmeno quando dormi il tuo corpo sta fermo. Stare fermo ha un effetto devastante. I muscoli si induriscono, la circolazione sanguigna rallenta, il peso del corpo preme solo su alcune articolazioni. Si arriva persino a svenire. Ricordo il giorno del Giuramento quando feci il militare. Che fatica! In diversi caddero dopo essere stati tanto tempo sull’attenti. Tu l’hai fatto? Ricordi?

È davvero impossibile per noi stare bloccati senza potersi muovere per un certo tempo.

Tortura mentale: sentirsi bloccati

La stessa cosa vale per la nostra mente. Ha bisogno di muoversi. Sentirsi bloccati mentalmente è una tortura devastante, soprattutto se costante per un periodo di tempo prolungato.

Anche qui gli effetti possono essere davvero terribili:

  • riduzione della propria autostima
  • difficoltà nel relazionarsi con le altre persone
  • depressione
  • ansia
  • attacchi di panico
  • alti livelli di stress
  • apatia

ed altro ancora.

La nostra mente ha bisogno di muoversi, dal presente al passato al futuro, immaginare nuovi scenari, valutare le esperienze in modo funzionale, vivere il qui e ora con attenzione e presenza.

Quando siamo bloccati mentalmente tutto sembra difficile, impossibile, anche le cose che abbiamo sempre fatto, anche quelle più semplici e banali. Spesso il futuro non è più così affascinante perché perdiamo di vista ciò che è importante per noi raggiungere. Rimaniamo bloccati in una sorta di limbo dove l’unica cosa che attrae la nostra attenzione è quel pensiero costante, quel problema da risolvere, quella situazione da cui uscire, quella maledetta decisione da prendere.

Il quadro che ho delineato non è dei migliori effettivamente, ma c’è una buona notizia: se ne esce!

Mio papà avrebbe detto: “sono cose che capitano ai vivi”. Cioè sono momenti che possono capitare nella vita di tantissime persone.

Sono momenti e devono essere momenti, cioè limitati nel tempo. Il tempo che facciamo passare in questa condizione è ciò che discrimina un periodo difficile da una possibile patologia psicologica.

Come rompere il blocco mentale

Premetto che non è facile in autonomia. Per il semplice fatto che il nostro cervello cade in trappole mentali senza accorgersene. La nostra mente non riesce, spesso, ad auto correggersi perché le informazioni che arrivano dai nostri sensi sono filtrate, modificate e colorate in relazione al nostro stato mentale, alla nostra consapevolezza di quel momento.

Ecco perché l’aiuto di un Coach come me può esserti utile perché potresti ottenere:

  • informazioni neutre da valutare
  • punti di vista differenti della situazione
  • una visione oggettiva di te stesso dall’esterno
  • nuove possibilità di azione
  • strumenti utili da sperimentare

Rimane comunque il fatto che sei tu il protagonista, il responsabile del tuo successo, il bulldozer che spazzerà via quel muro psicologico!

Di seguito alcuni consigli pratici che ti potranno aiutare nel raggiungere il tuo obiettivo: rompere il blocco mentale!

Accettazione

La prima cosa che devi fare è accettare la situazione in cui sei.

Accettare non significa subire oppure arrendersi. Spesso ho notato che alcune persone danno una accezione negativa a questa parola.

In realtà, etimologicamente significa ad= intenzione + accipere= prendere. Quindi prendere il possesso, acquisirne il controllo. Accettare una situazione significa esattamente portarla sotto la nostra influenza e non subirla.

Accettare la situazione è il primo passo, il primo movimento che puoi fare.

Probabilmente senti di essere una vittima passiva: “ormai ho preso quella decisione” oppure “mi è arrivata questa decisione da prendere” o ancora “questa situazione lavorativa mi è caduta addosso”, “la mia relazione è in crisi”

Muovendoti “verso la situazione”, passando ad un approccio attivo, ti permetterà di mettere in moto le tue energie, di accedere alla riserva energetica che tutti noi abbiamo.

Allora il tuo linguaggio cambierà. Il soggetto diventerai Tu e non la situazione. L’attore principale sarai Tu. Chi avrà il comando sarai Tu. L’elemento più importante sei Tu.

Responsabilità

Il passo successivo è quello di prendersi la respon-abilità della situazione. Anche in questo caso sento che spesso viene interpretato come un’ammissione di colpa, un giudizio che ci cade addosso, una condanna da scontare.

No!

Significa prendersi l’impegno di rispondere a quella situazione, di mettere in campo l’abilità di fare qualcosa di concreto. Tutti noi abbiamo questa abilità. Ogni giorno la mettiamo in pratica più volte, senza nemmeno accorgercene, senza avere la consapevolezza di osservarla. Qualche esempio? Ci prendiamo la responsabilità di alzarsi quando la sveglia suona, di portare nostro figlio a scuola, di andare a letto presto se domani ci si alza presto. Di portare a termine un impegno, di ascoltare un amico che ci chiede un aiuto.

Quante volta al giorno ti prendi la responsabilità di qualcosa?

Tu mi potrai dire: “certo tutto facile, peccato che non so cosa fare!”

Sai cosa ti dico? Inizia a chiedertelo davvero cosa puoi fare.

Domande di movimento

Ho una personale attrazione verso le domande. Sono uno di quegli strumenti che utilizziamo poco e male. In realtà è uno strumento utilissimo e molto potente.

Sai perché lo è?

Il nostro cervello è “programmato” per rispondere alle domande, in automatico!

Pensaci: se qualcuno ti fa una domanda immediatamente pensi ad una risposta.

La questione è farsi le domande giuste. Quantomeno non farsi quelle sbagliate!

Sono in guerra da anni contro le domande che iniziano con il perché o le finte domande che lo contengono.

Ad esempio: “perché mi è capitato questo proprio a me?” “perché non riesco ad interrompere questa relazione?” “Perché non sono in grado di farmi valere?” Una tra quelle che non sopporto proprio è questa: “se sbaglio sempre le decisioni forse un perché ci sarà…”

Se noti, sono tutte domande che bloccano. Ma che ti importa del perché accade una cosa proprio a te o perché pensi di non essere in gradi di fare qualcosa che vorresti. Una volta che finalmente capisci il tuo bel perché cosa te ne fai? Ti è utile per uscire dal blocco o magari rinforza i tuoi pensieri negativi, conferma quello che non vorresti essere?

Ammesso che esista un perché. Perché se non c’è, allora l’incagliamento è totale. Il blocco è evidente.

Cancella il PERCHE’ dal tuo modo solito di fare le domande. Elimina questa parola. Distruggila, falla sparire dal tuo vocabolario!

Va bene, è un po’ provocatoria la mia proposta. È vero che in alcuni contesti è fondamentale chiedersi il perché. Penso ad esempio alla ricerca scientifica. Ma in tanti altri, in particolare in quelli personali, il perché è da bannare.

Le domande di movimento sono quelle rivolte al futuro. Sono quelle sfidanti. Sono domande che partono da una prospettiva di curiosità. Sono quelle che permettono al nostro cervello di cercare una risposta che magari ancora non ha, ma che può farlo muovere alla ricerca di nuove risorse, nuove informazioni, nuove possibilità e nuove azioni.

Insomma MUOVERSI!

La mente, quando è in movimento, può davvero stupirti. Ad esempio, mai sentito parlare delle intuizioni? Sicuramente non nascono negli stagni come le rane…

Linguaggio positivo

Ciò che diciamo viene intercettato dal nostro cervello come un ordine da eseguire. E lui lo esegue, consciamente o inconsciamente.

Ormai è comprovato da anni. Non per niente la PNL si basa sostanzialmente su questo concetto.

Allora inizia a parlare con te stesso e con gli altri usando termini positivi piuttosto che negativi.

Evita anche i “non”, i “ma”, i “però”.

È semplice ma capisco che non sia facile, almeno per i primi giorni in situazioni complicate.

Come spiegato nell’articolo delle trappole mentali, il nostro cervello ama le abitudini perché non deve consumare molta energia facendo sempre le stesse cose. Anche per il linguaggio funziona così. Se siamo abituati da molto tempo ad utilizzare termini negativi, la tendenza sarà quella di continuare ad usarli. Devi allenarti a cambiare questa abitudine.

Sono sicuro che dopo alcuni giorni noterai delle differenze. Inizierai ad utilizzare più spesso i termini positivi. E non ti preoccupare se ancora qualcosa del vecchio linguaggio uscirà fuori. Accettalo e Rispondi con più attenzione e concentrazione. Lavora sul cambiamento e otterrai risultati davvero importanti per il tuo stato emotivo.

Sposta il focus

“Un’altra cosa semplice?” mi potresti chiedere sarcasticamente.

Si, è semplice. Non sempre facile, lo riconosco, ma semplice. In particolare se hai seguito la prima regola che ti ho scritto, l’accettazione.

Se prendi il controllo sei tu che decidi dove mettere la tua attenzione. Puoi scegliere.

Se percepisci di non avere il controllo, non puoi fare nulla.

Se oggettivamente non hai il controllo di una situazione non puoi intervenire.

Quindi quali benefici puoi ottenere mettendo la tua attenzione e le tue energie su qualcosa su cui non puoi intervenire?

Oppure cosa puoi perdere continuando a farlo?

Quali benefici potresti invece ottenere spostando il tuo focus su qualcosa che puoi controllare e gestire all’interno di quella situazione?

Potrebbe influenzare in qualche modo positivo tutto il resto?

Quali sono gli elementi importanti su cui potresti intervenire?

Conclusione

Voglio darti un consiglio preciso. Se pensi di essere in un blocco, definisci una scadenza, scegli un giorno sul calendario il più vicino possibile e scrivi “OGGI MI MUOVO”.

Non far passare altro tempo! Sentirsi bloccati è una tortura.

Inizia a pensare sin da ora come ti sentirai in futuro quando, superato il blocco, guardandoti indietro ricorderai quel giorno che finalmente avevi deciso di muoverti, segnandotelo sul calendario.

E sono certo che penserai “Bè tutto sommato è stato semplice superare quella situazione. Mi sa che aveva ragione Luca”


Michele Isnardi

Sviluppi Sistemi Corporate presso Postel

6 anni

Bell'articolo su un'argomento purtroppo attuale. Complimenti per la capacità di "movimento" delle tue parole. 

Roberto Forte

Temporary Manager | Agente del cambiamento | Plant Manager | Operations Manager

6 anni

Grazie Luca, mi ha sorpreso la semplicità con cui hai trattato un tema così complesso.

Paolo Marinovich

Professional Coach, Executive Trainer and Senior Management Consultant.

6 anni

Bello, Luca. Complimenti, mi è piaciuto leggerlo!

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