SOS INVERNO: proteggiamo la gola dalla tosse

SOS INVERNO: proteggiamo la gola dalla tosse

Con la collaborazione del Dr. Lorenzo Villa, farmacista territoriale - Farmacia Di Borgo Tossignano (Bologna)

 

L’inverno è alle porte e una delle condizioni cliniche più comuni di questa stagione sono le affezioni respiratorie minori, cioè quelle patologie che interessano il primo tratto respiratorio:

·         naso;

·         gola;

·         faringe.

 

Nella maggior parte dei casi queste condizioni sono di lieve entità e possono essere gestite in maniera sicura mediante una corretta automedicazione, sotto consiglio del medico o del farmacista. 

Per prima cosa è bene analizzare quali sono le cause che innescano i famosi sintomi stagionali. Per la maggior parte dei casi si tratta di infezioni, virali o batteriche, che scatenano nel nostro organismo una risposta infiammatoria, più o meno grave.

Nella stagione invernale i patogeni circolano in maniera preferenziale in quanto tendiamo a ritrovarci in spazi più chiusi, meno arieggiati, favorendo così il propagarsi delle infezioni. Anche il freddo gioca la sua parte: l’abbassamento delle temperature porta a una riduzione del movimento delle ciglia che tappezzano la superficie della trachea, fondamentali per veicolare muco, patogeni e polveri verso l’esterno. Chiaramente una riduzione di questo meccanismo di “pulizia”, comporta una maggiore probabilità da parte dei microrganismi di attecchire alla superficie e iniziare a replicarsi. Gli sbalzi di temperatura come causa della malattia, sono quindi da sfatare. Il famoso “colpo di freddo” in realtà può essere solo un fattore concomitante, che facilita il processo infettivo. 

 

La prevenzione come strumento di difesa

Prevenire è meglio che curare, questo si sa. Ma come possiamo giocare d’anticipo nei confronti dei sintomi stagionali?

Uno dei metodi più efficaci è sicuramente l’immunostimolazione:

· prepariamo il nostro corpo a rispondere in maniera più efficace e reattiva a una possibile futura infezione;

· il nostro sistema di difesa agisce rapidamente, i batteri o i virus non avranno tempo di replicarsi e la malattia non si manifesterà neppure. 

Sono numerose le sostanze atte a svolgere quest’azione e, il più delle volte, ci sono fornite dalla natura; tra queste:

·         echinacea;

·         eleuterococco;

·         zenzero;

·         sambuco.

 

I complessi molecolari contenuti in queste piante svolgono un’azione tonico-adattogena che coadiuva attivamente il sistema immunitario. Una cosa da non trascurare è la concentrazione di questi fattori e la loro combinazione: dei buoni integratori alimentari, che vantano azione immunostimolante, devono essere titolati nei componenti attivi e strategicamente combinati per svolgere un’azione sinergica. 


Agire sul sistema immunitario è sicuramente una strategia vincente per ridurre la possibilità di ammalarsi, i trattamenti però, per essere efficaci, devono essere effettuati in maniera prolungata e ciclica, seguendo le indicazioni del farmacista. Inoltre, per alcune categorie di pazienti, l’impiego di queste sostanze non è consigliato: ad esempio per chi soffre di patologie autoimmuni o soggetti sottoposti a trattamenti antitumorali. Le interazioni con farmaci o con condizioni patologiche particolari sono sempre dietro l’angolo, questo a sottolineare che, anche per l’integrazione alimentare, è sempre bene attenersi alle indicazioni di un professionista. 

Un altro approccio preventivo molto valido è quello di impiegare i probiotici orali, come lo Streptococcus salivarius Si tratta di inserire “batteri buoni”, che già normalmente la colonizzano, nella cavità buccale, andando così a formare un film protettivo che evita l’inserimento dei patogeni nella mucosa. Questo meccanismo è molto simile all’impiego dei fermenti lattici intestinali. La presenza dei probiotici, infatti, garantisce uno stato di competizione per lo spazio, i nutrienti e i siti di adesione con eventuali patogeni, scongiurandone la presenza. I prebiotici orali esistono in varie forme, le più comuni sono sicuramente le compresse orosolubili, che garantiscono una migliore colonizzazione della cavità, ma ad oggi si stanno sviluppando anche nuove forme come i collutori arricchiti con i “batteri buoni”. 

 

La terapia

La strategia terapeutica di prima linea delle affezioni respiratorie è di tipo sintomatico. Ciò significa che l’obiettivo è quello di limitarsi a ridurre la sintomatologia, senza agire sulle cause, spesso questo è sufficiente a permettere al nostro organismo di contrastare autonomamente l’infezione.  

 

Per il trattamento di laringiti, faringiti e dolori associati al primo tratto respiratorio, tra i principali farmaci abbiamo a disposizione i FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei. Questi, grazie alla loro azione, riducono l’infiammazione, il dolore e favoriscono il processo di guarigione. I FANS sono in prima battuta somministrati a livello locale (spray orale o pastiglie antinfiammatorie) ma, se non sufficienti sarà possibile passare a una somministrazione sistemica. 

L’utilizzo del farmaco antinfiammatorio, specie per via orale, deve essere limitato al minor arco di tempo possibile in quanto un uso protratto può essere legato a una certa gastro-tossicità:

· si consiglia, perciò, di associare al classico FANS un componente aggiuntivo, che possa velocizzare l’attenuazione dei sintomi e ridurre i tempi di malattia;

· sono presenti sul mercato pastiglie, anche a base naturale, ad azione antisettica, lubrificante e lenitiva che svolgono un effetto benefico sulla mucosa oro-faringea.

 

La tosse è un altro fastidioso sintomo che si associa alle “malattie stagionali”; questa è data da una condizione infiammatoria, che può essere più o meno profonda, dell’albero respiratorio. Il riflesso della tosse è a tutti gli effetti un meccanismo di difesa del nostro corpo, ed è volto ad espellere tossine, impurità, virus e batteri, che sono penetrati tramite l’inalazione. Quando, però, ci troviamo in uno stato infiammatorio, il sintomo può diventare eccessivo e perciò sarà necessario agire di conseguenza. 

 

Il riflesso tussivo viene classificato in:

·  produttivo (tosse grassa)

· non produttivo (tosse secca).

Importante è riconoscerla in quanto le strategie terapeutiche che ne conseguono sono diverse.

La “tosse grassa” viene attenuta con l’utilizzo dei mucolitici: farmaci come l’N-acetilcisteina, che agiscono rompendo i legami che strutturano il muco, rendendolo appunto più fluido e più facile da espellere. 

La “tosse secca”, invece, viene attenuta con farmaci ad azione sedativa, come la Dropropizina e derivati; questi agiscono sui recettori dell’albero bronchiale e impediscono l’attivazione dello stimolo tussivo. Essendo un tipo di tosse non produttivo, solitamente questa è associata a un effetto irritativo sulla mucosa del tratto respiratorio, perciò complessi ad azione lubrificante e lenitiva possono essere molto utili. 

 

Se la sintomatologia tossiva diventa importante ed ha origine profonda, si può sospettare un’infiammazione a livello bronchiale. In questo caso non bisogna astenersi dal rivolgersi al medico curante che, se necessario, prescriverà cortisonici e/o broncodilatatori da somministrare per via inalatoria. Ciò nonostante, nei casi meno acuti, possono essere molto efficaci anche fluidificanti o composti naturali a base di oli essenziali che, mediante aerosolterapia agiscono in profondità e attenuano la sintomatologia. 

 

La febbre

È una risposta fisiologica dell’organismo, sintomo di uno stato di malessere legato spesso a una condizione di infiammazione generalizzata. In alcuni casi, anche solo infezioni delle prime vie respiratorie possono portare anche a un innalzamento della temperatura corporea. Nel momento in cui la febbre si limita a rimanere sotto i 38°C non è una condizione preoccupante e non si consiglia di somministrare alcun farmaco. Quando, invece, questa soglia viene superata allora è bene ristabilire una temperatura più simile allo stato fisiologico e il farmaco di elezione è sicuramente il paracetamolo. Lo schema terapeutico, per gli adulti, è pari a 500 mg (non mille), ogni 4 ore, per una dose massima giornaliera di 3000 mg. Questo dosaggio permette uno stabile controllo del picco febbrile e minimizza i possibili effetti collaterali. L’uso concomitante di antinfiammatorio, come l’ibuprofene, è permesso; sempre restando all’interno delle dosi terapeutiche. 

 

BOX

Antibiotico, un uso corretto 

Gli antibiotici rappresentano classe farmacologica fondamentale, che ha rappresentato e rappresenta un elemento portante della medicina moderna. Questi agiscono in diversi modi sui batteri: andando a determinare un blocco della loro replicazione e/o della sopravvivenza. 

 

Come indicato in precedenza la sintomatologia stagionale è data generalmente da un’infezione, che può essere batterica o virale. Ciò nonostante l’uso dell’antibiotico deve essere limitato e spesso non è indicato, specie per affezioni di lieve entità come quelle del primo tratto respiratorio. Perché? Fondamentalmente ci sono 2 motivi:

· uno di tipo individuale e uno collettivo. Dal punto di vista del singolo è necessario accertarsi della presenza di un’infezione di tipo batterico; gli antibiotici non hanno alcun effetto sui virus, e il loro uso in affezioni virali non porta ad alcun miglioramento, anzi, può peggiorare il quadro clinico, addizionando effetti collaterali. Sarà perciò il medico tramite l’esame clinico, la descrizione dei sintomi o un test diagnostico a stabilire se e quale antibiotico prescrivere;

· Il secondo motivo, che preoccupa notevolmente la comunità scientifica, è legato a un fenomeno definito antibiotico-resistenza, cioè la capacità dei batteri di mutare e adottare strategie per sopravvivere anche in seguito al contatto con il farmaco. Questo fenomeno è favorito da un uso scorretto dell’antibiotico, sia in termini di frequenza che di cattivo utilizzo. Se un batterio diventa resistente sarà necessario cambiare strategia terapeutica, ma purtroppo le molecole a disposizione non sono infinite. Questo comporta la formazione di ceppi multi-resistenti: batteri per i quali anche i farmaci di seconda o terza linea non sono più in grado di agire.


Per dare forma a questo fenomeno è importante far riferimento ai dati a disposizione: l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, stima un numero di morti correlate all’antibiotico-resistenza pari a 700.000/anno, di cui 10.000 solo in Italia. il nostro Paese si trova ai vertici, tra quelli europei, nelle statistiche relative all’impiego di farmaci antimicrobici sia in ambito umano che di allevamento. 

 

L’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, sottolinea come l’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in quelle condizioni cliniche meno gravi come:

·         influenza;

·         raffreddore;

·         laringo-tracheite;

·         faringite;

·         tonsillite;

·         cistiti non complicate;

·         bronchiti acute.

 

Per questo è fondamentale, sia da parte del medico che dal farmacista, indirizzare il paziente verso una strategia terapeutica adeguata e sicura. 


Le patologie del tratto respiratorio rappresentano perciò una condizione patologica molto diffusa. Come è stato visto, nella peggior parte dei casi si tratta di affezioni auto-limitanti, non pericolose, che possono essere gestite mediante automedicazione attraverso una terapia prettamente sintomatica. La prevenzione rappresenta sicuramente uno strumento in più, in grado di abbassare notevolmente la frequenza e l’entità delle manifestazioni patologiche. In ogni caso, sia in fase preventiva, che acuta, l’utilizzo razionale e corretto del farmaco, ma anche dell’integratore alimentare è fondamentalmente e per questo è sempre bene far riferimento al proprio farmacista di fiducia o medico di medicina generale. 




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