sostenibilità del costo dei calciatori
MF Milano 9.11.2020
MILANO (MF-DJ)--I club di calcio di Serie A e dei campionati esteri, si trovano in
difficoltà economica e in mancanza di liquidita', tanto che, sempre piu' squadre
tentano di trovare una mediazione con i calciatori affinche' si arrivi al taglio degli
stipendi. Ne e' un esempio il Barcellona, che da settimane tenta di mediare con i
giocatori per raggiungere un accordo ed evitare la bancarotta, o il Milan, che
chiede alla squadra un taglio degli stipendi del 20%. In mancanza di liquidita',
ridurre i salari sembra la soluzione piu' rapida ed efficace per dare respiro alle casse
dei club, ma potrebbe non essere cosi'. Belardino Feliziani, revisore legale ed esperto di finanza aziendale applicata allo sport, gia' revisore dei conti della Figc e Pietro Boria,
professore ordinario di diritto tributario all'Universita' Sapienza di Roma, hanno
identificato e spiegato, in occasione del webinar sul tema "il riassetto dei rapporti
economici nel calcio: sistemi di flessibilita' e di premialita' nell'ottimizzazione del
costo del lavoro", una soluzione a lungo termine per ridurre la fiscalita' degli
stipendi dei calciatori per aiutare i club in difficolta' economica. "Il costo del
calciatore sul sistema calcio delle societa' professionistiche grava per i 2/3, 65% nel
2019, mentre nel 2020 il dato e' molto piu' elevato. Questo e' un sistema che si
regge sugli stipendi che si pagano ai calciatori", commenta Feliziani. "A fronte
percio' della situazione di crisi in cui riversa il calcio, risulta necessario recuperare
risorse in quei comparti dove le spese possono essere ridotte. Questo
ragionamento di carattere generale - spiega il professore Pietro Boria - lo si puo'
calare nel caso del costo dei calciatori, in particolare nelle societa' professionistiche,
che riguarda sia il mondo della Serie A, ma anche le leghe minori". "Stiamo
parlando di un'applicazione giuridica specifica che puo' consentire di recuperare
risorse. Infatti - prosegue Boria - l'ordinamento prevede che nel caso del lavoro
dipendente, in cui figurano anche gli atleti, e quindi i soldi che gli vengono pagati
sono intesi come retribuzioni, esistono varie soluzioni tecniche che consentono di
ridurre la fiscalita' su queste componenti. Se noi trasformassimo alcune componenti
fisse in componenti variabili, che e' una tecnica che viene sempre piu' utilizzata
dalle squadre di calcio (quindi i bonus che vengono pagati per il raggiungimento di
obiettivi collettivi di squadra o individuali, quindi le performance del singolo atleta),
il passaggio da uno stipendio fisso a uno variabile puo' consentire di adottare una
tecnica da cui quel variabile viene in gran parte o perfino in totale defiscalizzato".
Quindi, cio' che si deduce dalla spiegazione di Boria e' che esistano delle soluzioni
per ridurre la fiscalita' in modo aderente alla legge. "Questo ragionamento - precisa
Boria - lo si puo' attuare, in presenza di determinate condizioni stabilite, per una
singola squadra di calcio e far diventare un costo 100 a 80 a parita' di netto in busta
per il calciatore, senza ridurre il compenso del calciatore ma riducendo la fiscalita',
nel rispetto dei quanto previsto dalla legge". Boria e Feliziani ribadiscono
piu' volte che la condizione fondamentale per queste operazioni rimarra' sempre il
sindacato: "Va stipulato un contratto collettivo aziendale per ogni singola societa'
sportiva che deve essere avallato dall'Aic; questo contratto puo' essere fatto in due
modi o come contratto aziendale, o come contratto di prossimita' con la societa' da
una parte e l'Aic dall'altra, che si mettono d'accordo per stabilire un contratto che
rappresenta le condizioni base per il rapporto di lavoro tra l'atleta e la societa'
sportiva. Questo contratto puo' contenere una disciplina specifica, che puo stabilire
che il bonus, quindi tutte le componenti premiali, saranno pagate in totale o in
parte con il welfare aziendale, e saranno defiscalizzate" commenta Boria. Poniamo
l'esempio che un calciatore giochi nella lazio e stabilisca che il 10% del compenso
dell'accordo con i giocatori sia dato sotto forma di welfare aziendale, ossia ass.
sanitaria, scuole, mobilita' ecc..; questi costi per la societa' sarebbero integralmente
deducibili e per il calciatore non sarebbero imponibili e in piu' la societa'
risparmierebbe spese e contributi su quella parte di welfare. " un'operazione che
necessariamente passa da una presa di posizione dell'Aic che puo' assumere su
questa vicenda e puo' consentire un risparmio molto forte a vantaggio dei club di
calcio. L'Aic si faccia promotore , seguendo e andando a promuovere delle linee
guida con l'Agenzia delle Entrate, e in condivisione con le istituzioni, dando la
possibilita' alle squadre di risparmiare imposte, e di ottimizzare le risorse
finanziarie". commentano Feliziani e Boria. "Sediamoci con le istituzioni per capire
cos'altro possiamo fare sia in termini di legge ma anche semplicemente di
interpretazione delle norme esistenti (ad esempio esistono molti soldi che vengono
pagati ad atleti che si trovano in situazioni di infortunio che avrebbero carattere
patrimoniale non economico su cui si potrebbero non pagare le imposte)" conclude
Boria.