SP500 Analisi di Mercato - Metà Settembre 2020
Finalmente dopo tanta attesa la correzione è arrivata, guidata dal crollo del Nasdaq e dei titoli tecnologici che avevano trascinato a record storico su record storico gli indici americani nei giorni precedenti.
La correzione è avvenuta senza nessun catalizzatore particolare a dargli il via, segno che non soltanto i tempi erano maturi, ma che un probabile riposizionamento dei portafogli è iniziato e che alcuni dei guadagni maturati durante l’estate sono stati capitalizzati.
Il mese era iniziato come era terminato quello precedente, con un rally che ha portato gli indici a nuovi massimi storici giorno dopo giorno, con anomalo contemporaneo aumento della volatilità, culminato martedì 2 Settembre con l’S&P500 che è aumentato di quasi il 2% dai minuti precedenti alla chiusura del giorno precedente e il VIX in aumento oltre i 37 punti.
Apriamo a questo punto una breve parentesi per spiegare il meccanismo di “gamma squeeze” che è stato la ragione principale del recente rally di mercato.
La banca giapponese Softbank ha investito in Agosto circa 4 miliardi di dollari in acquisto di opzioni call su alcuni dei principali titoli del settore tecnologico, una strategia già popolare tra le nuove orde di investitori retail, i cosiddetti robinhooders.
L’acquisto di enormi quantità di call sui titoli ha costretto i market makers che le vendevano a coprirsi acquistando una grande quantità del sottostante (quindi il titolo stesso) o dell’indice; il Vix intanto ha subito un rialzo proprio a causa del forte acquisto di opzioni call sui titoli tecnologici che ne ha gonfiato il prezzo e quindi la volatilità stessa, costringendo gli operatori a coprirsi comprando anche volatilità.
L’effetto finale è stato quindi un aumento del valore dei titoli, delle opzioni call e del Vix che ha portato ad un ulteriore acquisto di opzioni call da parte degli investitori attratti dal facile profitto e costretto i market maker ad ulteriori operazioni di copertura, alimentando ulteriormente il meccanismo e portando le valutazioni di alcuni titoli a livelli insostenibili.
Il rally di Agosto ha portato infatti la valutazione di Apple a 2,300 miliardi di dollari, più del valore di capitalizzazione del Russell 2000 o del FTSE 100 inglese, la valutazione di Tesla a 500 dollari ad azione, l’indice S&P500 a +10% da inizio anno, Il Dow Jones positivo da inizio anno, il Nasdaq 29% sopra la sua media mobile a 200 sedute e con una forward P/E sopra i 30.
E’ normale quindi che quando la correzione è iniziata sia partita proprio da quei titoli e da quell’indice che da inizio anno aveva avuto un risultato ben oltre quello che i fondamentali avrebbero giustificato (per non parlare del troppo spesso sottovalutato comune buon senso); il Nasdaq ha avuto in questi giorni la più veloce correzione della sua storia da un nuovo massimo, superiore persino a quella vista nel 2000, all’apice della tech bubble.
Tra le vittime segnaliamo Tesla che contrariamente alle aspettative non è stato incluso tra le componenti dell’S&P500 dopo la chiusura di venerdì 4 Settembre e che alla riapertura del mercato martedì (il lunedì era festivo per il Labor Day in America) ha fatto il suo nuovo peggior record giornaliero a -21% (ma rimane comunque a oltre il +300% da inizio anno).
Quale possa essere il motivo della mancata inclusione è aperto a speculazione ma sembra chiaro dal nostro punto di vista che ci fossero da parte del comitato delle preoccupazioni sulla volatilità del prezzo del titolo e sull’eccessiva valutazione che ne hanno fatto propendere alla fine per l’esclusione.
Dal punto di vista tecnico l’S&P500 ha provato a rompere la resistenza sul grafico settimanale che univa i massimi di Gennaio 2018 a quelli di Febbraio 2020, venendo rigettato ed iniziando una correzione che ha portato l’indice a rompere alcuni supporti importanti tra cui il livello intorno ai 3400 del cash che segnava il precedente massimo storico di Febbraio 2020 pre-Covid; l’indice è arrivato a testare la media mobile a 50 sedute rimbalzando sia mercoledì 9 Settembre che venerdì 11; Il Nasdaq ha chiuso invece venerdì al di sotto della SMA 50. Il Vix, che avevamo segnalato intrappolato in una fascia di compressione, ha rotto al rialzo, toccando i 38 punti.
Il fatto che mentre il Nasdaq ha perso circa l’11%, l’S&P500 abbia limitato le perdite a circa il 7% può essere visto come un segnale positivo dal momento che la correzione non sembra sia stata determinata da particolari problemi economici ma piuttosto da un riposizionamento e da una presa di guadagno a seguito del forte rally. Apple, Microsoft, Tesla e Amazon hanno contribuito per quasi il 50% alla correzione di Settembre.
Intanto l’ultimo rilevamento sui prezzi al consumo ha visto l’inflazione aumentare più del previsto (1.3% contro aspettative dell’ 1.2% e rispettivamente 1.7% e 1.6% nella sua componente “Core”); sebbene un aumento dell’inflazione sia tra i desiderata della FED nel breve termine, ragione principale dell’allentamento della storica soglia del 2% del mandato, non possiamo non segnalare un possibile rischio di aumento a spirale nei prossimi anni con l’inflazione che potrebbe essere difficile da riportare sotto controllo; del resto anche voci autorevoli come quella di Stanley Druckenmiller si dicono preoccupati a riguardo e ipotizzano un possibile aumento dell’inflazione addirittura fino al 10%.
La settimana che si apre oggi è particolarmente ricca: abbiamo il dato sulle vendite al dettaglio e l’evento della Apple martedì, la riunione della FED ed il roll dei futures sul VIX mercoledì e la scadenza trimestrale, cosiddetta delle quattro streghe, il venerdì; tutti eventi potenzialmente rialzisti.
Con la volatilità comunque destinata a mantenersi alta fino almeno alle elezioni di Novembre potrebbe esserci spazio per un rimbalzo tecnico prima di una eventuale nuova correzione; sulle elezioni americane facciamo notare che per la prima volta potrebbero essere necessarie parecchie settimane prima di avere l’ufficialità dei risultati il che potrebbe portare ad ulteriore incertezza e volatilità sui mercati.
Per chiudere rimane l’incognita di un eventuale accordo tra repubblicani e democratici per un nuovo pacchetto di stimoli; ricordiamo che da fine Agosto a milioni di americani sono venuti a mancare forti aiuti economici che avevano messo nelle tasche di molti cittadini addirittura più soldi di quelli che avrebbero guadagnato non perdendo il posto di lavoro. Soldi che hanno contribuito in maniera determinante al recente rally di mercato e a mantenere i consumi alti dopo la fine del lockdown.
E’ chiaro che se un accordo dovesse venire raggiunto questo porterebbe ad una possibile nuova fase di rally di mercato che potrebbe portare a testare nuovamente i massimi di Agosto.