Spazi confinati: quattro cose da sapere sul soccorso e recupero

Spazi confinati: quattro cose da sapere sul soccorso e recupero

Operazioni di soccorso e recupero di un infortunati dagli spazi confinati hanno molte cose in comune con un soccorso in un ambiente aperto.

Tutto diventa però più complesso quando la luce scarseggia, gli spazi diventano angusti e l’aria può essere irrespirabile.

Ecco perché queste condizioni necessitano di particolari attenzioni, soprattutto su 4 punti che andremo ad analizzare in questo articolo.

Questo articolo è scritto in collaborazione con Davide Livocci, giornalista pubblicista e amministratore di Emergency Global Consulting srl;

Ho incontrato Davide Livocci durante uno degli ultimi interventi eseguiti da IN-SAFETY in un particolare ambiente industriale.

Qui siamo stati chiamati per predisporre sistemi anticaduta fissi e temporanei su macchinari per mettere in sicurezza i manutentori.

Davide è il titolare di Emergency Global Consulting, realtà che fin dal 2004 ha sviluppato in Italia i primi progetti di soccorso industriale.

Ci siamo trovati a discutere su come gestire alcune situazioni di soccorso e recupero molto particolari presenti all’interno dell’azienda in cui mi trovavo ad operare.

Esercitazione di recupero e salvataggio dagli spazi confinati cilindrici.









Una di queste situazioni, ovvero garantire assistenza e soccorso durante le operazioni di manutenzione all’interno di alcune apparecchiature cilindriche con passi d’uomo di 40 cm di diametro, ci ha fatto ragionare sull’importanza della preparazione e addestramento del personale preposto.

Soprattutto su come gestire le emergenze rispetto al semplice impiego di un dispositivo di recupero che, se pur d’ausilio, potrebbe divenire perfino pericoloso se non correttamente impiegato.

Facendo per cui un passo indietro, vediamo quattro cose importanti durante le fasi di salvataggio e recupero dagli spazi confinati:

  1. L’esperienza e la preparazione del caposquadra;
  2. La qualità dell’aria;
  3. L’attrezzatura specialistica;
  4. La formazione;

La valutazione preliminare più importante da compiere è legata all’individuazione della tipologia di ambiente al quale ci troviamo davanti e come approcciarsi in caso d’emergenza.

Qui è la geometria degli spazi confinati che ci fornisce una risposta.

Ci troviamo davanti ad un ambiente con accesso dalla verticale all’interno del quale non avremo esigenza di compiere spostamenti?

Definiamo questo uno “spazio confinato verticale libero” ed è quella particolare condizione in cui l’operatore all’interno si trova sempre collegato ad un dispositivo di recupero (tripode, winch, ecc.) che l’operatore in assistenza dall’esterno potrà manovrare in caso di necessità, senza bisogno di accedere.

L’OSHA definisce questa condizione non-entry rescue.

Siamo davanti ad un accesso laterale ed uno o più operatori devono accedervi e muoversi all’interno?

Questa condizione la possiamo definire “spazio confinato orizzontale” nella quale i presidi di recupero sono spesso di fondamentale supporto.

Ma è mediante l’accesso di almeno 2 soccorritori addestrati che potremo permettere ad un infortunato di essere estratto e, se necessario, correttamente immobilizzato.

Da definizione OSHA: entry rescue.

Abbiamo di fronte ad un ambiente con accesso dalla verticale all’interno del quale operano più persone e le stesse hanno necessità di movimento? Oppure abbiamo un ambiente all’interno del quale vi siano da compiere salite e discese su strutture?

Possiamo definire questa condizione “spazio confinato misto”, il più presente in ambito industriale ma anche il più complesso da gestire in emergenza.

Qui, solo l’abbinamento tra la tecnologia dei dispositivi di recupero e l’addestramento dei soccorritori che vi accederanno in caso d’emergenza ci permetterà di gestire al meglio l’evento.

Sempre in base alle indicazioni OSHA: entry rescue

Fasi di addestramento a recupero di infortunati










Le operazioni di soccorso negli spazi confinati necessitano di un capo squadra esperto.

(lo chiameremo caposquadra per non creare confusione con i “preposti” di cui a D.lgs. 81 o i “supervisori” incaricati di coordinare i lavori)

Un salvataggio in uno spazio confinato è un compito molto spesso complesso, con molti elementi in movimento che devono essere coordinati e sincronizzati come in un orologio di precisione.

Come i proverbiali ingranaggi di un orologio quindi, se uno qualsiasi degli ingranaggi va fuori dal tempo, getta l’intero lavoro nel caos.

Qui interviene il caposquadra che coordina l’intervento di soccorso come un direttore d’orchestra.

Si assicura che ogni fase del salvataggio sia sincronizzata con le altre e che le azioni vengano effettuate al momento giusto.

Le operazioni di recupero e salvataggio dagli spazi confinati necessitano di un caposquadra esperto







Negli USA, un capo squadra non partecipa direttamente al salvataggio (perché deve rimanere fuori dallo spazio confinato), piuttosto controlla costantemente ogni altro lavoratore coinvolto nelle operazioni di salvataggio.

Per farlo in Italia avremmo bisogno di budget più alti ma nel nostro paese, poterci permettere un caposquadra esterno è praticamente un lusso.

Il caposquadra coordina l’intervento verificando la sicurezza della scena, come la qualità dell’aria che deve monitorare costantemente (anche se ogni soccorritore dovrebbe monitorare autonomamente la qualità dell’aria).

Assicura il costante contatto tra i soccorritori per garantire la loro sicurezza (ricorda, in molti salvataggi, l’osservazione diretta o la comunicazione vocale non sono possibili).

Altra regola molto importante è che “… niente deve distrarre o interferire con il compito primario del caposquadra di coordinare e proteggere i soccorritori in azione”.

C’è un vecchio detto nel settore dell’aviazione che durante un’emergenza, il compito più importante del pilota è quello di pilotare l’aereo.

Sembra semplice, ma nel mezzo di un’emergenza, è fin troppo facile essere distratti dalla raffica di eventi collaterali e perdere la concentrazione sul lavoro principale.

É fondamentale che il caposquadra sia ben addestrato e pronto per l’attività di soccorso, le vite dipendono da lui.

La qualità dell’aria negli spazi confinati e la preparazione dei soccorritori.

Una delle attività più complesse in un salvataggio in spazi confinati (come se lo spazio confinato non fosse già abbastanza complicato di suo) è il mantenimento della qualità dell’aria al suo interno.

Nelle operazioni negli spazi confinati vi è sempre un potenziale rischio dovuto al ridotto ricambio d’aria ed alle condizioni atmosferiche pericolose siano esse fumi, gas infiammabili o la mancanza di ossigeno a causa della presenza di altri gas.

Ad esempio, l’uso di gas inerti come l’azoto frequente in ambito industriale, può alterare i parametri vitali dei lavoratori e di conseguenza degli eventuali soccorritori che vadano in loro aiuto.

Il protocollo richiede che la qualità dell’aria sia continuamente monitorata per sicurezza e che i fumi siano adeguatamente ventilati per mantenere i livelli di ossigeno adeguati.

Intervento di soccorso in spazi confinati con atmosfere a rischio e presenza di fumi








Quanto è importante mantenere condizioni atmosferiche sicure?

L’OSHA afferma che “… la maggior parte delle morti e delle lesioni in uno spazio confinato sono causate da pericoli atmosferici”…

In Italia sappiamo bene di cosa stiamo parlando con molte esperienze tragiche in tal senso che nel 2008 hanno visto il culmine con i 6 decessi a Mineo (CT) ed i 5 a Molfetta (BA).

E per aggravare il problema, “… dove si sono verificati più decessi, la maggior parte delle vittime in ogni evento è morta cercando di salvare un compagno in uno spazio confinato”.

Si pensi che in ognuno dei due incidenti sopra citati 4 decessi hanno riguardato i “soccorritori improvvisati”.

Riflettici per un minuto…

Quando ci sono più morti in un incidente in uno spazio confinato, la maggior parte di quelle morti sono soccorritori. 

E quelle morti non sono causate da traumi diretti ma dalle condizioni atmosferiche tossiche incontrate durante il tentativo di effettuare un salvataggio.

Ci sono alcune sfumature in questa ultima affermazione che hanno bisogno di essere spiegate.

Nella maggior parte di questi casi, i soccorritori erano “non addestrati o scarsamente addestrati”.

Non erano esperti pienamente addestrati e non erano provvisti delle attrezzature e dei dispositivi di protezione necessari ad intervenire in sicurezza.

Soprattutto non erano consapevoli del rischio che stavano correndo, probabilmente per una scarsa informazione/formazione.

In molti casi, i soccorritori erano semplicemente altri lavoratori (e in alcuni casi, membri della famiglia) che cercavano di estrarre la vittima dallo spazio confinato per essere poi sopraffatti dai fumi o dai gas.

Questi eventi non sono rari e i loro risultati sono quasi sempre tragici.

L’unico modo di eliminare questo rischio è quindi il monitoraggio costante della qualità dell’aria mediante i molti dispositivi in commercio.

Soprattutto la disponibilità di dispositivi di protezione delle vie aeree, come gli autoprotettori che permettano ai soccorritori di intervenire in sicurezza anche quando l’aria non è respirabile.

Dopo tutto, molti salvataggi sono necessari proprio a causa della mancanza di un’atmosfera di lavoro sicura (letteralmente), in special modo in uno spazio confinato.

L’importanza dell’attrezzatura specialistica per gli spazi confinati.

Il monitoraggio dell’atmosfera negli spazi confinati ci porta a considerare anche l’impiego di strumenti e attrezzatura specialistica per il salvataggio.

Di fatto, il monitoraggio atmosferico e la ventilazione possono essere la parte più importante di un equipaggiamento di lavoro .

Ancora più importante per un equipaggiamento di soccorso.

Se, come afferma la OSHA, le condizioni atmosferiche sono la causa prevalente delle morti negli ambienti confinati, ne consegue che attenuare tali rischi sarebbe in primo luogo un passo importante nella prevenzione delle morti.

Rilevatori di gas.

Esistono, disponibili sul mercato, molte tipologie di rilevatori gas/ossigeno.

Questi rilevatori possono essere monogas (ad esempio un rilevatore del solo ossigeno) o multigas che rileva livello di ossigeno, gas combustibili, esplosivi e tossici.

Come facilmente intuibile, non esiste una soluzione valida per tutti, quindi sapere quale tipo di rilevatore è il migliore per il proprio sito di lavoro è fondamentale.

Quindi è fondamentale sapere quali sono i prodotti che lo stabilimento tratta così da monitorarli nello specifico.

Sistemi di ventilazione.

Di pari passo con il monitoraggio dei gas in uno spazio confinato vi sono i dispositivi per la ventilazione.

La natura stessa di un’operazione in uno spazio confinato prevede che il flusso d’aria sia in qualche modo limitato o altrimenti compromesso.

In base al tipo di lavoro che si deve effettuare diventano uno strumento indispensabile (vedi ad esempio l’estrazione dei fumi legati ad un’operazione di saldatura).

Tra i principali tipi di ventilazione, ci sono:

  • alimentazione forzata;
  • scarico forzato;
  • alimentazione forzata e scarico.

A seconda della situazione specifica, è probabile che un tipo di ventilazione sia preferibile rispetto a un altro.

Dispositivi di protezione delle vie respiratorie.

Oltre al monitoraggio atmosferico e alla ventilazione è di fondamentale importanza la protezione delle vie respiratorie specialmente per un soccorritore che non potrà esimersi dall’intervenire se l’aria non è respirabile per presenza di gas o carenza di ossigeno.

Fasi di addestramento all’ingresso di uno spazio confinato con autoprotettore per le vie respiratorie






Troviamo sul mercato due tipologie di dispositivi: filtranti o isolanti.

I primi, da utilizzare quando il livello di ossigeno nell’ambiente è sufficiente alla sopravvivenza e la tipologia e concentrazione dei contaminanti presenti è a noi nota, purificano l’aria dell’atmosfera da fumi, gas tossici e polveri.

I secondi sono da impiegare quando il livello di ossigeno è insufficiente e pertanto è necessario isolare le vie respiratorie dall’atmosfera dello spazio confinato ed attingere aria da bombole o da ventilatori o serbatoi esterni.

Sono però molte le aziende che, anche alla luce degli incidenti verificatisi, vietano l’uso dei dispositivi filtranti per gli spazi confinati poiché considerati non sicuri.

Vige quindi l’obbligo di dispositivi isolanti quando le condizioni di respirabilità dell’aria non siano garantite, criterio che vale sempre per chi si accinge ad effettuare un soccorso.

Alcuni di questi dispositivi (autorespiratori di emergenza) sono stati appositamente studiati da impiegare solo in caso di emergenza ed hanno una scorta d’aria limitata (per ridurre il peso complessivo del dispositivo) ma sufficiente a portare in salvo un operatore in pericolo.

Dispositivi di recupero/sollevamento e altre attrezzature.

Altri tipi di attrezzature necessarie e spesso indispensabili (come detto all’inizio, a patto che siano usate correttamente da personale addestrato) per le operazioni in spazi confinati sono:

  • dispositivi di accesso come gruette, treppiedi, verricelli, funi, ecc.
  • indumenti protettivi inclusi protettori per occhi, udito, testa e mani;
  • apparecchiature di intercomunicazione poiché condizioni remote o di scarsa luce potrebbero rendere impossibili le comunicazioni a voce o a vista (gesti di segnalazione);
  • dispositivi di estrazione e recupero che possono essere rappresentati sia dai suddetti dispositivi di accesso che da ulteriori sistemi con l’aggiunta di barelle o altri dispositivi di immobilizzazione e recupero.

Ogni situazione di spazio confinato determinerà quale kit di strumenti è necessario ma è importante considerare tutte le criticità ed eventualità che potrebbero occorrere nello svolgimento di un’operazione di salvataggio.

Il vecchio motto dei Boy Scout si applica anche e soprattutto qui…
… Be prepared (sii preparato).

L’impiego di attrezzatura specialistica richiede molta formazione constante addestramento

Formazione specializzata e addestramento per spazi confinati.

Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro che il lavoro all’interno di un ambiente confinato o sospetto di inquinamento non è un lavoro semplice.

Richiede un sacco di esperienza, equipaggiamento specializzato, esecuzione accurata e, quando le cose vanno male, un livello extra di attenzione ai dettagli per garantire il salvataggio in sicurezza dei lavoratori.

Come probabilmente si può intuire, richiede anche una formazione specializzata per pianificare e gestire correttamente queste difficili operazioni.


Addestramento al recupero e soccorso di infortunati in complessi industriali






Non abbiamo volutamente parlato di normativa in questo articolo ma è noto che in Italia è in vigore dal 2011 il DPR 177 .

Esso regolamenta proprio i lavori nei cosiddetti “ambienti confinati o sospetti d’inquinamento”, all’art. 3, comma 3 della norma troviamo un’indicazione molto importante, ovvero che per ogni lavoro occorre predisporre “…una procedura di soccorso”.

Per fortuna, anche in Italia, oggi ci sono molte aziende specializzate e di grande esperienza tra cui Emergency Global Consulting srl

Essa offre corsi per i lavoratori addetti agli spazi confinati a più livelli, sia presso la loro sede che presso la sede del cliente anche in collaborazione con i principali Enti territoriali come Scuole Edili e Confindustria.

La formazione parte da quella di base che il datore di lavoro deve erogare ai propri dipendenti che lavorano in spazi confinati e quella che il committente deve erogare ai terzi che operino presso di lui.

Fino ad arrivare alla formazione del personale che sarà preposto alla gestione dell’emergenza passando per l’addestramento alle specifiche attrezzature e DPI di protezione.

Emergency Global Consulting srl è incaricata dai principali siti petrolchimici e petroliferi italiani di formare ed addestrare periodicamente i vigili del fuoco aziendali degli stessi impiegati, oltre che nella repressione incendi, nel soccorso in quota e spazi confinati.

Emergency Global Consulting, azienda specializzata nell’assistenza e soccorso in speciali lavorazioni industriali






Un’altra soluzione utilizzata dalle principali aziende nazionali è quella di affidare il soccorso e recupero in spazi confinati a personale esterno specializzato, principalmente nei momenti di manutenzione impianti o di attività particolarmente complesse.

Prime esperienze italiane di tali attività sono realizzate da Emergency Global Consulting Srl che fin dal 2004 eroga questo tipo di servizio presso le principali realtà industriali italiane della raffinazione, petrolchimica ed energia.

Infine, ma non meno importanti, ci sono IN-SAFETY e i suoi affiliati,che sono in grado di consigliare, fornire ed installare ogni tipo di dispositivo necessario all’ingresso, al lavoro e al soccorso negli ambienti confinati o sospetti di inquinamento:

  • attrezzature di sollevamento ed estrazione come bracci davit, gruette, tripodi e verricelli;
  • dispositivi di protezione individuale come elmetti, imbracature, discensori, anticaduta retrattili, moschettoni, guanti, ecc. ecc.
  • protettori delle vie respiratorie filtranti e isolanti oltre che autorespiratori di emergenza
  • rilevatori di gas, sia portatili che impianti fissi;
  • sistemi di intercomunicazione;
  • sistemi anticaduta e scale di accesso, fisse o portatili.

Scarica il catalogo dei dispositivi per spazi confinati di IN-SAFETY, in collaborazione con APT Group produced by Tuff Built.

Se devi lavorare o garantire assistenza e soccorso negli spazi confinati, contattaci e vediamo insieme la migliore soluzione per te e la tua azienda.

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Emanuele Mazzieri

Geometra sulla carta, commerciale da sempre, da 17 anni mi occupo di sistemi avanzati di copertura e di sicurezza contro le cadute dall'alto e negli ambienti confinati.

Padre di una bellissima ed intelligentissima bambina, il mio obiettivo è tornare a casa la sera per raccontarle delle fiabe.


Gestisco il Network di specialisti IN-SAFETY e il marchio CHERUB

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