START UP DI TUTT'ITALIA, UNIAMOCI !

Si sente in continuazione parlare di innovazione, di industria 4.0, smart work e di meraviglie tecnologiche che hanno già cambiato o cambieranno il mondo.

Purtroppo viviamo in un Paese dove a fronte di troppe parole si vedono pochi fatti concreti. Con un mondo del lavoro radicalmente mutato negli ultimi 10-20 anni, continuiamo ad avere sovrastrutture totalmente inadeguate e indifferenti alle nuove imprese. Leggi inadeguate e spesso disattese, fisco esoso e complicato, vincoli burocratici frenano con la loro pesante zavorra la crescita di un'Italia con un'economia da troppo tempo stagnante e senza reali segni di ripresa.

I numeri sugli investimenti nelle nuove imprese, non importa se indirizzate a creare settori completamente nuovi o innovare gli esistenti, sono impietosi, non solo rispetto agli inarrivabili USA ma anche a tutti i vicini Paesi europei. Questo a dispetto di una Legge potenzialmente ottima come la L.221/2012 che perde gran parte della propria efficacia laddove lascia spazio di interpretazione agli istituti di credito per coloro disposti a percorrere la via del debito, preferendola alla ricerca di equity da investitori esterni.

Per fortuna, a fianco di infiniti acceleratori, incubatori e consulenti di ogni tipo, pare si stia sviluppando un tessuto di investitori più ampio, soprattutto grazie ai family office, anche se gli investimenti in fase di seed restano un miraggio.

Ma prima ancora credo che servirebbe la creazione di una lobby (nel senso sano del termine) per evidenziare quali possano essere i temi da affrontare per favorire la creazione di imprese. Un'associazione costituita non da mestieranti e politicanti ma da chi davvero rischia di tasca propria per creare occupazione: gli imprenditori.

A mio avviso le priorità assolute sarebbero la semplificazione di lavoro, fisco e previdenza.

Avere nel 2017, in un Paese de-industrializzato come l'Italia, molteplici contratti di settore con livelli, minimi e superminimi, è sicuramente penalizzante oltre che anacronistico: basterebbe fissare un minimo salario orario e lasciare poi libertà di contrattazione alle parti, sia per la retribuzione che per gli orari di lavoro, verticali o orizzontali che siano, eliminando livelli e complicazioni annesse, salvo per quadri e dirigenti per cui ci sarebbe da affrontare il discorso previdenza e assicurazioni integrative.

Sul fisco c'è troppo da dire. Basti ricordare l'esosa pressione fiscale italiana e l'ingiustificato atteggiamento persecutorio nei confronti delle imprese, soprattutto quelle regolari e in mano a cittadini incensurati, così come la giungla delle deduzioni, detrazioni e amenità varie che garantiscono la piena occupazione dei commercialisti ma che comportano spreco di tempo e di creatività che potrebbero essere rivolte altrove a fini produttivi.

Lo stesso vale per la previdenza: casse diverse, regole astruse e sempre soggette a interpretazione di una sola parte, salvo rivolgersi alla giustizia. Il che in Italia non è certo garanzia di rapida risoluzione delle diatribe. Unificare INPS con le stesse regole per tutti, PA e politici di ogni livello inclusi, non pare una richiesta eccessiva: contributi x, reddito pensione y.

E' troppo chiedere uno Stato 4.0 ? Forse a noi basterebbe una versione 2.0, sarebbe sufficiente.

E allora, START UP DI TUTTA ITALIA, UNIAMOCI !


Credo che basti uno stato 1.0 D'altra parte ha tanta ragione come quasi tutti. Ognuno ha la sua parte di idee condivisibili ma quasi sempre non coincidenti con altri. Come far coincidere queste idee in modo da creare una nuova industria con nuovi imprenditori e con nuove risorse? 1) Cominciamo dai contratti tutti uguali ma perché quadri e dirigenti devono essere a parte? 2) la tassazione è esosa, allora perché non fare ricerca e investimenti da detrarre alla tassazione? 3) perché si continua a tagliare a licenziare a svendere in nome del profitto a tutti i costi? Un saluto⛲⛲⛲

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