Sud, da 100 euro investiti qui, benefici all’Italia per 500
Al Sud l’industria è carente o quasi del tutto assente e – di conseguenza – gli investimenti in quest’area del paese e in questi settori rappresentano, nel migliore dei casi, un buco nell’acqua: un assunto che abbiamo sentito ripetere fin troppe volte ma che non corrisponde alla realtà e che alimenta una inutile, dannosa e deprecabile dicotomia Nord – Sud.
A parlare sono i numeri cristallizzati nella ricerca condotta da Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno, afferente al gruppo Intesa Sanpaolo) e redatta in collaborazione con il Cesdim (Centro studi e di documentazione sull’industria nel Mezzogiorno).
Dall’analisi emerge un Meridione con un’anima industriale e con una presenza manifatturiera non trascurabile, che contribuisce alla competitività della nazione. I numeri parlano chiaro: ogni 100 euro investiti nel manifatturiero meridionale generano un impatto economico sul sistema paese pari a 493 € (di cui 315 fuori dalla regione di investimento). Un dato significativo, specie a fronte del dato medio nazionale che si attesta a 375 euro (vantaggi per 342 euro per ogni cento euro investiti al Nord). Significativi sono anche i risultati nell’export, che descrivono l’importanza della filiera industriale meridionale per tutto il Paese. Ogni euro che va all’estero, infatti, se ne aggiunge 1,3 destinato al Centro-Nord.
Insomma, come il QdS ha ribadito più volte ed ha affermato con forza nell’ambito della campagna l’Italia vista da Sud, il Settentrione ha bisogno del Meridione, servono legami ed interconnessioni forti – di natura sociale, economica, commerciale, infrastrutturale e finanche, passateci il termine, “spirituale” – per lo sviluppo e la crescita della nostra nazione. La base di partenza, a dispetto di quanto sostengano certe vulgate, c’è ed è importante. Basti pensare che le imprese meridionali operanti nel settore sono 91.969, un quarto di quelle presenti in tutto lo “stivale”. Numeri che lo proiettano al settimo posto nella classifica europea per numerosità di imprese manifatturiere. Realtà che non sono identificabili soltanto come Pmi, perché sono circa 250 le grandi imprese presenti al Sud. A trainare la manifattura meridionale sono imprese di assoluto rilievo attive nel settore tecnologico, farmaceutico, aerospaziale e dell’elettronica. Senza dimenticare, poi, le eccellenze del Made in Italy o dell’agroindustria. Realtà diverse ma accumunate, seppur con qualche differenza, da valide interconnessioni con il resto del paese o da sistemi portuali efficienti. Si pensi, per esempio, ai poli campani (Caserta – Napoli – Salerno), a quelli pugliesi (Foggia – Bari – Brindisi – Taranto) o abruzzesi (Chieti – Pescara – Termoli).
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Altre realtà di rilievo, inoltre, si riscontrano in particolari “fette” di territorio come il cosentino, il reggino, il catanese o l’area tra Siracusa e Priolo. I punti salienti dello studio che abbiamo fin qui riassunto raccontano quante e quali siano le opportunità di investimento nell’industria del Meridione che – tuttavia – non vanta solo i pregi appena descritti, ma deve purtroppo fare i conti con diverse criticità, sostanzialmente le stesse che affliggono questa parte di paese ormai da decenni. La ricerca, infatti, cita anche una serie di sfide da accettare e da vincere, per “spianare il terreno” a queste eccellenze industriali. Tre gli ambiti principali su cui operare: competenza, connessione, competizione. Al Sud la popolazione è, in media, meno istruita ed è ancora troppo frequente l’abbandono scolastico. Un gap che potrà essere superato puntando con decisione sul potenziamento dell’offerta formativa di università ed Its e sulla sviluppo della ricerca. Fondamentale, in un mondo che corre sempre più veloce, anche il processo di digitalizzazione e lo sviluppo infrastrutturale.
Quanto alla competitività, infine, occorre creare le giuste condizioni per assecondare la vocazione imprenditoriale dei cittadini meridionali, che esiste e che è sempre più forte. C’è, quindi, un vero e proprio potenziale da liberare come dimostrato dalla costante crescita di start-up (+49% dal 2019 ad oggi) e Pmi innovative (+ 103,4% nello stesso periodo). Traguardi prestigiosi, che saranno alla portata se si sfrutteranno al meglio il Pnrr e gli altri fondi messi a disposizione dall’Unione europea.
Agente immobiliare nel Sud Sardegna
1 annoArticolo interessante. Le criticità possono essere superate, a mio parere solo da uno Stato presente che possa investire nell'università, nelle connessioni e nei trasporti sia via terra che via mare. In Sardegna, ahimè siamo anni luce indietro a parte alcune città (Cagliari e Sassari) con l'aggravante dello spopolamento superiore ad altre Regioni (in Sardegna i residenti sono 1.600.000 circa).