"Taras Bulba il cosacco" (1962) di Ferdinando Baldi

"Taras Bulba il cosacco" (1962) di Ferdinando Baldi

L’IMPERO ITALIANO DELLA NUOVA MITOLOGIA E DELLA NUOVA EPICA DELL’IMMAGINARIO

“Taras Bulba il cosacco” (1962) di Ferdinando Baldi, con Vladimir Medar, Jean-Francois Poron, George Reich, Hugo Santana, Lorella De Luca, Fosco Giachetti, Sylvia Sorrente, Erno Crisa, Mirko Ellis, Andrea Scotti e Dada Gallotti.

Territorio dell’Ucraina, anno 1569. Il regno di Polonia ha assoggettato il Paese ma i guerrieri ucraini, conosciuti con il nome di cosacchi, non si sono rassegnati alla perdita della loro indipendenza e continuano ad opporsi con le armi ai polacchi. Uno dei principali esponenti della resistenza cosacca è l’ataman Taras Bulba, il quale, alla testa dei suoi combattenti, espugna la città fortificata polacca di Doubno. Ma il figlio di questi, Andrei Bulba, è innamorato della nobile polacca Natalia e quando, durante la battaglia entro le mura di Dubno, la stessa Natalia è colpita a morte dai cosacchi, Andrei, sconvolto dal dolore, passa dalla parte dei polacchi. Taras lo uccide con una freccia e, piegato dalla sofferenza e con il cadavere del figlio tra le braccia, abbandona la città insieme ai suoi uomini.

Tratto dal romanzo di Nikolay Gogol “Taras Bulba” e sceneggiato da Ennio De Concini, “Taras Bulba il cosacco” è un film di avventura a sfondo storico co-prodotto da Italia e Francia. Il regista Ferdinando Baldi (laureato in lettere e fortemente attratto dal cinema) guida con rispettabile professionismo il grosso spettacolo realizzato con largo impiego di mezzi, saldando efficacemente l’azione avventurosa, i sentimenti umani, il clima di tragedia incombente e la ricostruzione storico-ambientale.

Le idealità antropologiche-psicologiche-ontologiche etico-morali, sociologico-politiche e legislative meta-giuridiche ed intra-giuridiche evolute (che sono altrattante manifestazioni dell’avanzamento dell’Essere Spirituale illuministico dell’uomo), che riepiono la neo-epica e la neo-mitologia scespiriane-morlowiane-alfieriane e salgariane, coincidenti con la dimensione psicologico-spirituale conscia e subconscia dell’immaginario individuale e collettivo che a sua volta ha attraversato e attraversa la comunicazione di massa cinematografica verbale scritta e parlata (nella lingua italiana e in altre lingue, come quella francese, mediante le traduzioni, gli interpretariati e le mediazioni linguistiche e interculturali), e non-verbale (comportamentale, situazionale e visiva) della pellicola “Taras Bulba il cosacco” di Baldi, sono i seguenti.

1)      L’opposizione di un popolo al dominio imperialistico e colonialistico impostogli da un’altra nazione, per affermare la propria libertà e la propria indipendenza (il riferimento è ai cosacchi ucraini che si battono contro i conquistatori polacchi).

2)      Una soggettività collettiva che intende esercitare sul piano pubblico un’autorità eguale a quella della classe aristocratica dominante di un Paese straniero, che vuol sottomettere la prima (pensiamo ai cosacchi ucraini che ambiscono ad avere un potere pari a quello dei nobili polacchi, al di là di ogni subordinazione).

3)       La coscienza della necessità di leggi precise tali da assicurare l’affermazione delle suddette situazioni moralmente progredite, nell’ambito della vita sociale.

4)      Il lungometraggio cinematografico che assurge a modello aziendale, in quanto le persone in esso impegnate sono portate ad incarnare gli ideali prima ricordati.

Gli ideali liberal-democratici/liberal-omnicratici/egualitari (al tempo stesso) sopra elencati, storicamente hanno riempito e riempiono il pensiero-immaginario, il linguaggio verbale parlato e scritto (in italiano, in francese, in inglese e in altri idiomi), e l’agire ai livelli interpersonale e pubblico – consentendone lo sviluppo spirituale - degli artefici del film “Taras Bulba il cosacco” (sceneggiatore, produttore, regista, attori principali e secondari, comparse, segretari di organizzazione e di edizione, tecnici e doppiatori) e dei suoi spettatori e studiosi del passato e del presente.

Con questa mia recensione filosofica, io Gianluigi Cofano sono diventato la coscienza e l’inconscio illuministici-idealistici-teosofici (concernenti la sapienza divina) superiori e, naturalmente, l’Uno-Tutto pensante divino dell’universo e degli universi, propri del lungometraggio “Taras Bulba il cosacco” in se

stesso e dei suoi realizzatori, spettatori e studiosi di ogni tempo. 

Da segnalare, infine, l’interpretazione di Vladimir Medar, nel ruolo del protagonista della vicenda, il quale abbina gli istinti sfrenati propri dell’indole del personaggio e la tragicità generata in lui dagli eventi.

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