Te la do io la gentilezza
Eccola, la tua gentilezza!

Te la do io la gentilezza

La parola popolare di questo periodo è "gentilezza", un aggettivo facile e seducente che popola le nostre newsletter e i nostri stream. Ho letto diversi post entusiasti su questa modalità di leadership, però credo che pochi si rendano conto della pericolosità insita in questa proposta. Parliamone qui.

I primi rischi, secondo me, sono già nell'aggettivo stesso, si tratta di una parola piacevole, facilmente spendibile e che fa sentire bene chi la usa. È una parola facile, e lo dico nel senso più spregiativo del termine. Suggerire di essere gentili non è mai, mai sbagliato, e ci dona quasi un'aria mistica. Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che, come nella vendita di olio di serpente, è troppo bello per essere vero.

Una delle riflessioni più interessanti che ho letto la devo a Piero Vigutto che commenta questo intervento a opera di Alessandro Donadio, una riflessione critica che centra il nocciolo della proposta ma manca il bersaglio. Nessun problema ragazzi, ci penso io!

Quali sono i rischi della gentilezza?

Prima di tutto: è un universale?

Nel senso, siamo sicuri che una leadership gentile funzioni sempre e che abbia sempre un effetto riflessivo? Siamo sicuri che essere gentili generi un ambiente gentile? Eh.. Appunto.

I contesti di lavoro e le relazioni di lavoro sono difficili perché ci mettono in situazioni dove mantenere la pazienza è difficile, diciamocelo pure. Siamo certi che reagire con certe persone in maniera gentile (sic et simpliciter) sia un bene?

Uomo con fiore può affrontare uomo con fucile, ma solo se sta attento ad avere attorno telecamere. Idem in azienda. In molti casi i comportamenti aggressivi sono premiati, mentre i comportamenti gentili sono visti come debolezza.

Ecco perché dobbiamo avere leader gentili, mi direte voi. Ottimo, ma allora mi spiegate come quei leader sono arrivati lì? Cosa li ha fatti emergere? Perché è chiaro che se dobbiamo promuovere la gentilezza vuol dire che non c'è, vero?

Quindi, per provare il mio punto, siamo sicuri che immettere in un sistema tossico la gentilezza basti a risolvere il problema? Nooo, è una questione di modifica della cultura di leadership! Parliamone.

Il contesto culturale di provenienza

Innanzitutto, se avete letto il pezzo di Donadio (e se non lo avete fatto andate subito), si capisce subito che la gentilezza non è una posa ma un modo di essere. Ma se è così, com'è possibile che venga proposta come un "cambio di rotta" come fosse un abito della domenica? Ammesso che sia possibile cambiarsi l'anima dalla sera alla mattina, ci siamo domandati cosa comporta?

Immaginiamolo: migliaia di manager, cresciuti a pane e Gordon Gekko, o a budini e Gordon Ramsey (ma Gordon è un nomen omen?) come possono viverla questa cosa? Opzioni:

  1. no way. Io sono giusto così, f**k the gentilezza. Cosa facciamo? Li licenziamo tutti (gentilmente)? Li mettiamo in un programma rieducativo all'Arancia Meccanica?
  2. ok, no problem, Heidi è sempre stata il mio mito infantile. Abbiamo forse a che fare con degli Yes-Men? O questi sono degli psicopatici dalla personalità multipla?
  3. ok, ma aiutami a cambiare. Occhio, non stiamo parlando di un corso di formazione, stiamo parlando di un cambiamento culturale lungo e potenzialmente destabilizzante per la persona, la cultura aziendale, i clienti, tutto. Ci vuole tempo, docenti, prove, assestamenti. Soldi! E questo ci porta a un altro aspetto

Cui Prodest?

Come diceva un noto filosofo (Silvio Orlando in Emilio): "Perché? Why? Pecché?"

Parlandone con un'amica mi è stato fatto notare che queste proposte d'intenti vengono da aziende che gentili non sembrano affatto. Non siamo al livello di E-Corp, ma siamo lì.

E-Corp Logo from Mr. Robot

Cosa può spingere un'azienda multinazionale, che ha speso milioni (ma che dico milioni? Miliardi!) per creare il suo staff manageriale (ricordiamo: non gentile) a prendere questa costosa impresa? Per rispondere a questa domanda ho intrapreso studi approfonditi, ho fatto viaggi all'MIT e a Boston, Milano, Roma, Parigi (su appuntamento), Campagna Lupia e Maerne di Martellago. Poi ho letto i loro articoli e visto i loro video.

Ho fatto anche una bella cosa, ho preso i primi 4 risultati da google per "Manager della Gentilezza", li ho passati con Tagcrowd estraendo le parole con più di 5 ripetizioni e poi creato per voi una bella nuvola con WordArt. Accattatevillo!

Nuvola delle parole di 4 articoli sulla leadership gentile

Ora, non so voi, ma mi pare chiaro che attorno alla gentilezza aziendale non ci siano termini relativi alla sfera personale del benessere (che ne so: qualità, collaborazione, felicità). Anzi, se cambiassimo "gentilezza" (e gentile) con "aggressività" non ci sarebbe tutta questa gran dissonanza cognitiva.

La tesi di fondo pare essere questa: sii gentile perché le persone reagiscono meglio, la tua leadership è più facile e piacevole. E fa bene anche all'ambiente. Mancava "ce lo chiede l'Europa" e facevamo la collezione.

Ed ecco cosa mi suonava nel retro del cranio (oltre l'eco intendo): sono motivazioni di tipo organizzativo/economico prima che umano.

Si può promuovere la gentilezza per profitto?

A me sembra che un cambiamento intimo, di orientamento personale e di valore, possa avere ricadute di lavoro positivo, ma non possa essere il motore di questo cambiamento. Il lavoro ha una cornice di situazioni, anche conflittuali dove questa proposizione mostra tutto la sua debolezza retorica (aka: non la vedo funzionare bene). In ogni caso siamo ancora nel regno della coerenza, ci sono aziende che per fare profitto venderebbero la nonna, figuriamoci essere gentili! Piece of cake!

Ma basta promuovere la gentilezza per generare profitto?

E' un quesito che mi è venuto scrivendo questo pezzo. Mi spiego: le organizzazioni sono realtà complesse, le persone sono complesse, i cambiamenti organizzativi (e valoriali) sono incubi al cui confronto implementare SAP è una passeggiata. Possibile che gente tosta e preparata se ne venga fuori con proposte così semplici per obiettivi così ambiziosi? Come l'hanno pensata? Che KPI si sono dati? Che KOR? Da nessuna parte ho letto di analisi prima/dopo o piani strutturati, nemmeno di possibili problemi e come affrontarli. Possibile che conoscendo la complessità di questi sistemi in gioco si proponga una soluzione così semplice? Sembra uno slogan più che un piano.

Fate i bravi, se potete(cit.)

Se metto insieme queste considerazioni: a) sembra più un vago proposito che un piano d'azione; b) il suo scopo è il profitto aziendale (dichiarato); c) piace a tutti; d) è difficilmente applicabile (perché richiede un cambiamento di sentimento non di azione). Allora mi sorge il sospetto che tutto questo parlare di gentilezza sia più una operazione di cosmesi aziendale più che di rivoluzione culturale.

E allora che fare? Alziamo la posta.

Però tutto questo hype adesso c'è. Sprecarlo è un peccato, e allora sapete che vi propongo io? Non la voglio la gentilezza. Tenetevela pure. Io alzo l'asticella (o forse riscopro solo l'ovvio).

Voglio il rispetto. E ve lo propongo come soluzione contro tutti i problemi della gentilezza.

Perché è meglio?

  1. Il rispetto è una cosa che devi dare per primo se la vuoi ottenere.
  2. Non puoi agirlo, devi esserlo (rispettoso).
  3. Puoi perderlo.
  4. Puoi riconquistarlo.
  5. Tutti lo vogliono per sé, anche le persone che non vogliono essere buone o gentili (rispetta tutto l'arco costituzionale, è bipartisan).
  6. Fa già parte dell'organizzazione (perché fa parte dell'onnipresente dinamica del potere).
  7. È trasversale all'organizzazione: sei un leader? Dai rispetto, pretendi rispetto. Sei l'ultimo degli operai? Dai rispetto e pretendi rispetto.
  8. È universale in tutte le culture, anche quelle più violente e aggressive.

Siate rispettosi per prima cosa di voi stessi, dei vostri colleghi, dei vostri clienti, dei vostri "steicolders" tutti. Date rispetto e toglietelo a chi non lo da. Come fareste normalmente.

Credo che ci guadagnerete di più che a sforzarvi di capire come "innestare" la gentilezza in azienda.

Fuoco alle polveri e se vi va commentate :)

Gabriella Pepi

HR Specialist | Tech Recruiter Datapizza 🍕| International Talent Acquisition

10 mesi

Ruggero Furlanetto articolo wow, hai già scritto un libro? Nel caso voglio un copia autografata 🤣 scherzi a parte, mi trovo molto d'accordo. Si parla tanto di gentilezza ma concordo con Osvaldo, o sei gentile di tuo o non lo sei, il rispetto invece è una cosa a mio avviso che non può mancare in qualsiasi rapporto tra esseri umani se si vuole mandare avanti, chiaramente. 👏

Patrizia Biancamano P.

STILISTA STYLIST | #moda | Fashion Designer| Senior Product Developer Manager | Mi occupo di Aumentare la produttività con Ottimizzazione dei processi | #abbigliamento #lusso

2 anni

Ruggero ti faccio la statua!!! 😎

Andrea Pucciarelli

Sales Expert and Tech Enthusiast | Executive MBA | Former Country Manager and proudly busy dad

2 anni

Bellissimo articolo e dritto al punto. Il rispetto è certamente un motore molto più potente della gentilezza e garantirebbe una convivenza migliore in azienda e... nella vita!

Lorenzo Fortibuoni

Supply Chain Manager & RSPP

2 anni

Condivido il contenuto di questo bell’articolo di Ruggero Furlanetto. Il rispetto è quello che conta. La gentilezza dovrebbe essere la base di un qualsiasi individuo minimamente civilizzato, qualcosa di scontato, come mangiare con le posate, levarsi il cappello in chiesa, ed avanti così. Farla diventare una skill è abbastanza pietoso.

Osvaldo Danzi

Executive & Social Recruiter | HR Manager | Community Manager | Giornalista | Editore | TedX Speaker | Accetto nuovi collegamenti solo se accompagnati da due righe di presentazione

2 anni

Da quando parlammo insieme del “Grande Divulgatore della Gentilezza” (tu sai di chi sto parlando) non posso che confermare tutti i dubbi che nutrivi. La gentilezza va di moda e sono certo che anche Elisabetta Franchi sarebbe pronta oggi stessa a diventarne paladina. Se sei una Persona gentile lo sei sempre, non lo sei per strategia, non lo sei per business. Lo sei col tuo cane, coi tuoi figli, coi tuoi amici, col salumiere, col passante, col vicino di ombrellone. Farlo diventare uno “status” è quanto di più artefatto è inutile possa essere. E a inizio anno scrissi: https://www.informazionesenzafiltro.it/no-non-e-la-gentilezza/

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