Tecnologia, innovazione, processi ma un progetto è reso vincente dalle persone
Le moderne tecniche di gestione dei progetti di sviluppo software si sono concentrate sul problema della complessità e della mutevolezza dei requisiti.
Il progetto, quindi, non è più visto come un insieme di attività che si evolve attraverso deviazioni e aggiustamenti da una baseline definita in ogni dettaglio ancor prima di iniziare a produrre effettivamente qualcosa, ma è un processo evolutivo che include il cambiamento, la reazione organizzata al cambiamento, come parte costitutiva.
Questa innegabile verità (un progetto software è un sistema complesso, se non addirittura caotico), assorbita dalle aziende più innovative applicando in modo custom una delle innumerevoli tecniche agile che si sono consolidate nel corso dell’ultimo decennio, si sta lentamente trasferendo dal livello tecnico al livello manageriale.
Ma un altro punto, certamente non nuovo, ma su cui i project manager sono invitati a far crescere le proprie competenze è il cosiddetto stakeholder management, acquisendo quelle soft skills che ne migliorano l’efficacia comunicativa, la capacità di leadership e l’intelligenza emotiva, ma soprattutto affinando la propria sensibilità nel capire aspettative, ruolo e peso di ogni soggetto coinvolto nel progetto.
La mia personale esperienza è che i progetti complessi che falliscono o vanno drammaticamente fuori budget sono in primo luogo quelli in cui sponsor, project manager, team di progetto e cliente, nelle sue diverse articolazioni, non condividono in modo sufficientemente chiaro e continuo gli obbiettivi del lavoro che sta prendendo corpo.
E quindi non rispondono in modo coeso, tempestivo ed efficace a criticità ed opportunità che si presentano durante la vita del progetto, per poi alla fine chiedersi: perché siamo arrivati fino a questo punto? Senza avere mai uno buona risposta.