"Tempo e Spazio".

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“È vero, come ragiona Alessandro Baricco nel suo splendido saggio The Game, che la rivoluzione digitale nasce per distruggere e quindi per superare il passato solido a favore di un futuro liquido più leggero, veloce e assimilabile, nonché privo di mediazione e profondamente democratico.

Rischia però, di fallire, perché viaggia più veloce dell’umano presente.

La velocità che offre la tecnologia, e che alimenta sé stessa in un continuo accrescimento delle sue possibilità, non è quella a cui viaggia la natura biologica umana. Sono treni diversi con diversi binari e quello umano rischia di deragliare.

Credo che possiamo, vogliamo e dobbiamo migliorare la nostra qualità della vita assorbendo e condividendo il progresso tecnologico, ma non presumendo di trasformare la nostra vita alla medesima velocità con la quale la tecnologia trasforma se stessa. È una rincorsa impossibile che può smarrire, o a breve, indurre a rifiutare il progresso stesso. Migliorare la condizione umana nel rischio di smettere di essere umani è un progetto a perdere”.

Volevo condividere questo pensiero di Paolo Bonolis, che nel sul libro “Perché parlavo da solo” dedica un intero capitolo sulla tecnologia, e come essa distrugge, nel mondo virtuale Tempo e Spazio.

Ci abituiamo talmente tanto a viaggiare alla velocità della tecnologia che ci dimentichiamo che una volta usciti da questo mondo virtuale dobbiamo fare i conti col tempo e con lo spazio.

Abbiamo bisogno di una informazione, andiamo su Google. Abbiamo bisogno di un prodotto, andiamo su Amazon. Abbiamo bisogno di mangiare, c’è Just Eat.

 Tutto questo secondo Bonolis porta alla generazione attuale, e sempre di più alle prossime, la perdita della fatica, e con la perdita della fatica il valore delle cose, perché il valore delle cose è dato proprio dalla fatica intrapresa per ottenerle.

Senza fatica, tutto perde di valore.

Ovviamente, come suggerisce anche il libro alla fine, nessuno crede che la tecnologia sia un male, anzi tutt’altro, va migliorata e sviluppata, ma al contempo avere consapevolezza dei limiti dell’uomo e trovare un giusto equilibrio tra il mondo digitale e analogico. 



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