Ti piacerebbe essere i miei occhi?
Tra Candy Crush Saga, Full Fitness e Minecraft insorgono app che non fanno divertire e passare il tempo ma trasformano un problema in una grande opportunità. È il caso di Be My Eyes, un’app che ha come obiettivo aiutare concretamente chi ha bisogno, un’app nata dalla mente e dal cuore di un giovane ragazzo danese, Hans Jørgen Wiberg.
Quant’è vero che la nostra vita è stata rivoluzionata dagli smartphone e dalle app, ad oggi ci sembra così normale usarle quotidianamente. Questo perché per ogni necessità c’è un supporto, una risposta, un aiuto, un confronto in tempo reale. Ogni persona può trovare in un’app la soluzione che cerca. Dalla più banale a quella più importante.
Ho voglia di svagarmi. Gioco. Ho bisogno di fare esercizio fisico. Fitness. Ho necessità di sapere quanti km faccio al giorno. Personal Trainer. E potrei andare avanti per ore. Sono non vedente ho bisogno di sapere quando scade il latte. Be My Eyes. E vado avanti solo pochi secondi. Giusto il tempo di spiegarvi cos’è.
L’ho trovata casualmente su internet, ne ha parlato Forbes. Ho letto di lei, di questa nuova app. L’ho scaricata. E sono diventata gli occhi di chi non può più guardare. Nel mondo ci sono 107.913 non vedenti iscritti e 1.828.336 volontari. Un’app social che dà valore ai rapporti umani in modo concreto. Per me era già favoloso questo incipit.
Come funziona? Quando una persona non vedente ha bisogno di aiuto, lo chiede attraverso l’app (la quale trasferisce il video ripreso dalla fotocamera dell’iPhone del non vedente sul display del volontario) e dall’altra parte del telefono trova gli occhi di chi, come me, vede. Basta scaricarla (solo su iPhone per ora, la versione Android è work in progress), registrarsi, scegliere la lingua, rispondere alla chiamata e sorridere.
Non mi sono mai sentita così tanto orgogliosa di essermi iscritta a un social network. Quindi ti piacerebbe essere gli occhi di qualcun altro? Scopri Be My Eyes :)