Time to Think

Time to Think

Sono giorni frenetici … ma la mia mente da organizzatrice vuole avere la vittoria finale: dunque incastro video conferenze da 45 minuti ciascuna per recuperare il quarto d'ora utile a leggere le mail, faccio la spesa online all’Esselunga mentre mia figlia fa una ricerca sul Parlamento, partecipo al CDA dell’Associazione e sfrutto il viaggio in auto per le chiamate, compro pigiama online su Amazon e, toh guarda, magari anche quella maglietta carina! Firmo la lettera per la dichiarazione dei redditi e non possiamo certo farci mancare il dentista, il filmetto serale, il ciabattino.

Una lista che potrebbe continuare all'infinito: il mio cervello mi manda segnali d’allarme, puntualmente ignorati, perché manca il tempo per pensare. Per pensare a cosa, poi? A cosa serve pensare quando siamo cosi presi dal tran tran quotidiano? A cosa serve pensare, se tanto la vita lavorativa è scandita dalle centinaia di mail ricevute e la vita personale corrisponde a una sequela di impegni a cui non costringiamo solo noi stessi, ma anche i nostri figli, sballottati tra scuola, sport, festine, lezioni, e chi più ne ha più ne metta, incastrati nella strana illusione per cui più facciamo e più ci sembra di vivere.

Poi mi blocco al capitolo 4 di un libro che si intitola “Time to Think”; è un libraccio antipatico, che fa quelle domande che solo Dylan Dog, Indagatore dell’Incubo, dovrebbe avere diritto di investigare. Domande tipo “if you could trust your children would be fine, what would you do with the rest of your life?” oppure “If you knew that you are vital to this organizations’s success, how would you approach your work?” e cosi via per una pagina intera.

In realtà, il libro è davvero molto interessante e parla di come creare un ambiente che permetta alle persone di pensare, ascoltandole con attenzione, per potersi realizzare nel lavoro e nella vita personale, fornendo moltissimi spunti a tutti quelli interessati alle relazioni umane (che siano lavorative o no).

Ci ho messo qualche mese a superare il capitolo 4, cercando di ritrovare il significato profondo di quello che faccio e ritarare la mia bussola sulle priorità, accettando di non poter essere tutto per tutti: abbiamo bisogno di dedicare parte del nostro tempo a riflettere su decisioni che fanno la differenza per noi e per coloro che ci circondano.

Respirare insomma, e ritagliarsi un po’ di Time to Think.

Grazie per il suggerimento. È riuscita con semplicità a mettermi la curiosità di leggerlo

Francesca Colombo

Partner Fashion Retail Luxury Goods presso Rodgy Guerrera and Partners srl

4 anni

Lo leggerò e mi hai messo di buon umore. Grazie!

Davide Anerdi

Senior Consultant in HR Services | working with clients in lowering problems at Mercuri Urval

4 anni

Sembra stridere con l'affermazione/obiettivo/ (desiderio?) ormai generalmente consolidato dell'"incrementare performance e produttività". Come se agitarsi nel fare, cesellare il calendar proprio e altrui con passione da monaco miniaturista porti di conseguenza a sicura marginalità. Viviamo in un'epoca di mare in burrasca, ritarare la bussola e studiare bene gli aggiustamenti alla rotta consente di portare la barca in porto più che issare o ammainare meccanicamente una vela, al primo vento

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