Tombe eneolitiche a Materdei: 1950 - cronaca del rinvenimento
Un articolo del "Giornale" (Quotidiano indipendente del Mezzogiorno) edito tra le pagine della cronaca di Napoli del 13 aprile 1950 riporta l'importante scoperta di una tomba dell'età eneolitica. La notizia era stata data il giorno prima dal dott. Mario Napoli: "A soli 5 metri dalla superficie del terreno, gli operai avvertivano il vuoto e per timore di franamenti procedevano i lavori con più cautela: poco dopo scorgevano lo scheletro con le anfore, per cui avvertivano il proprietario della villa [D. Forni]. Il quale, rendendosi immediatamente conto della importanza del rinvenimento, faceva sospendere i lavori ed avvertiva la Soprintendenza ai monumenti. Veniva inviato sul posto il valoroso archeologo prof. Napoli, specialista in queste ricerche, il quale constatava, con profonda emozione, di trovarsi dinanzi ad una tomba cosiddetta "a forno" cioè tagliata orizzontalmente nel vivo della roccia" (Il Giornale, 13/2/1950, p. 4).
Il racconto, che si perde in un inutile digressione sulle origini dei napoletani, non fornisce molti altri elementi utili alla comprensione del contesto. L'unico altro elemento utile è che il defunto - un fanciullo - stringeva tra le mani un pugnale in bronzo e che tra gli altri elementi del corredo vi era un vaso intatto - bottiglia a collo distinto e corpo biconico.
Due giorni dopo un breve trafiletto informa i lettori del giornale che : "gli scavi del vico Neve a Materdei, nella palazzina Forni, continuano con alto interesse e con crescente fortuna... Ieri mattina si è recato sul posto l'illustre prof. Maiuri che ha confermato l'importanza del rinvenimento e che ha affidato al prof. Mario Napoli e al dott. Buchner l'esplorazione della zona..." (Il Giornale, 15/2/1950, p. 4).
Nell'articolo si fa poi cenno alla scoperta di altre due tombe nonché di numeroso vasellame di età neolitica. Gli studiosi esprimono la volontà di esporre tale materiale all'imminente Primo Congresso Internazionale di Preistoria e Protostoria Mediterranea che si sarebbe tenuto il mese successivo a Napoli.
Puntualmente il 26 e il 28 aprile 1950 il quotidiano annuncia la visita dei congressisti alla nuova sala dedicata ai reperti preistorici e protostorici dell'Italia meridionale in cui trovano posto anche i reperti provenienti da vico Neve dove sono tutt'ora conservati (Il Giornale, 26/4/1950, p. 4; Il Giornale, 28/4/1950, p. 4).
Il 31 maggio 1950 lo stesso Mario Napoli pubblica un breve aggiornamento (vedi articolo: Quaranta secoli di storia nel sottosuolo di Napoli?) in cui chiarisce alcuni aspetti della scoperta che negli altri contributi erano stati trattati in maniera superficiale. Lo studioso ricorda che: "in un piccolo giardino fiorito" - oggi in vico della Neve n. 30 - "eseguendo gli scavi di fondazione per erigere un nuovo piccolo edificio... sono apparsi coccetti ed avanzi di ossa umana. A l'allarme è seguita la ricerca sistematica. Al di sotto di ben quattro strati creatisi per eruzioni vulcaniche... a sei metri circa di profondità, sono venute alla luce due tombe a forno... scavate nella parete tufacea di un lieve declivio e formate da una piccola cavità alla quale si accedeva attraverso uno stretto corridoio chiuso all'imboccatura da un lastrone di pietra, uno dei quali è stato anche possibile recuperare a Materdei" (Il Giornale 31/5/1950 p. 3).
Lo studioso fornisce anche alcune indicazioni a proposito della prima deposizione identifica che afferisce ad un fanciullo: "il cadavere era posto nella tomba rannicchiato su sè stesso e poggiato sul fianco destro..." ed aggiunge che "proprio al suo fianco è stato rinvenuto un piccolo pugnale di bronzo" a completamento asserisce che: "presso i cadaveri sono stati rinvenuti degli umili vasi di creta" (Il Giornale 31/5/1950 p. 3).
Alcuni anni dopo, nel celebre libro Napoli greco-romana, aggiunge finalmente qualche ulteriore dettaglio sulla composizione dei corredi. Lo studioso ricorda che nella prima tomba scoperta "dove si vide il cadavere rannicchiato" si rinvennero tre vasi, di cui uno "particolarmente grande", ed a fianco del defunto un piccolo pugnale di circa 15 cm di lunghezza. Nell'altra tomba si rinvennero a suo dire "due vasi grezzi di forma primitiva" (Napoli 1959, p. 2).
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Lo studio preliminare dei materiali venne affidato a Giorgio Buchner che in occasione del riordinamento delle collezioni preistoriche e protostoriche del Museo Archeologico di Napoli voluto per l'esposizione del 1950 aveva stabilito una prima sommaria identificazione dei materiali rinvenuti a Materdei: "alla civiltà del Gaudo appartengono due tombe a forno rinvenute fortuitamente (marzo 1950) nella città di Napoli, rione Materdei. I vasi che vi sono stati rinvenuti, sebbene non siano dei tipi più caratteristici sopra ricordati, si ritrovano tuttavia, affatto simili, tanto al Gaudo quanto a Mirabella. Molto notevole è una sottilissima e stretta lama di rame, simile alle due lame analoghe rinvenute al Gaudo..." (Buchner 1950, p. 102).
Lo studio sistematico dei rinvenimenti, invece, non venne mai ultimato. A posteriori A. Marzocchella, negli anni Ottanta, riuscì a ricomporre i corredi a partire dai numeri di inventario disponibili. Alla prima tomba vennero attribuiti, oltre al pugnale, un'olla tipo Paestum con corpo globulare, una bottiglia a collo distinto con corpo biconico e una tazza monoansata con corpo globoso. Alla seconda , invece, una situla ad orlo distinto e corpo tronco-conico e una tazza monoansata con corpo globoso (Marzocchella 1980, pp. 149-151).
Nella Olla tipo Paestum e nella situla ad orlo distinto il ricercatore rinvenne 24 frammenti ad impasto sprovvisti di informazioni sul contesto (Marzocchella 1980, pp. 152-154).
Altri reperti riportavano l'indicazione di provenienza "dal paleosuolo soprastante le tombe" e erano suddivisi in tre gruppi: Humus superiore, Humus medio, Humus superiore e medio misto (Marzocchella 1980, p. 154). Queste rappresentano l'unica traccia della "ricerca sistematica" intrapresa dopo i primi rinvenimenti fortuiti e che verosimilmente sono da attribuirsi ad un saggio esplorativo realizzato nel luogo del rinvenimento.
Alcuni confronti stilistici con reperti ceramici simili permettono di stabilire un confronto con il meglio conosciuto contesto di Buccino, per il quale si dispone di una datazione con il radiocarbonio pari al 4320 +/- 120. La datazione negli anni Ottanta corrispondeva alla fine della seconda metà del III millennio a.C (Marzocchella 1980, p. 161). Oggi tale datazione, ricalibrata con Oxcal 20, equivale al 3349-2627 B.C (95.4%) ossia più correttamente tra la fine del IV e la prima metà del III.
Bibliografia
G. Buchner, Appunti sulle collezioni preistoriche e protostoriche del Museo Nazionale di Napoli, in occasione del loro riordinamento in RSP, 1950, pp. 97-107.
L. G., La civiltà di Napoli risale a 2000 anni avanti cristo, il Giornale 13/4/1950, p. 4.
Napoli neolitica. Affiorati al vico Neve nuove tombe e vasellame, il Giornale 15/4/1950, p. 4.
A. Marzocchella, le tombe eneolitiche di Napoli Materedei in RSP, 1980, pp. 147-163.
M. Napoli, Quaranta secoli di storia nel sottosuolo di Napoli, il Giornale 31/5/1950, p. 3.
M. Napoli, Napoli greco-romana, Napoli 1959.