Tornare in ufficio o proseguire in smart working? Questo è il problema!
Buon giorno e benvenuti a una nuova edizione della newsletter Management24, dove proponiamo i principali articoli usciti sul Sole 24 Ore dedicati a formazione, carriere, lavoro, gestione aziendale.
Tutti in ufficio o mantieniamo lo smart working? Ogni manager, probabilmente, si è fatto questa domanda negli ultimi mesi. C'è chi ha preso una strada - il rientro totale in ufficio - chi si è attestato sul modello ibrido (parte in sede e parte in remoto), pochi forse che ancora fanno smart working completo.
Il dibattito, comunque, prosegue un po' dappertutto, a mano a mano che le aziende accumulano esperienze e valutano sul lungo periodo il rapporto costi-benefici del lavoro da remoto (ovviamente bisognerebbe fare una ulteriore distinzione tra lavoro da remoto e smart working, ma la diamo un po' per assodata nella nostra comunità di Management24).
"Dopo aver visto una certa efficacia lavorativa da parte di tutti durante il periodo di lavoro a distanza, il rientro a tempo parziale in ufficio ha visto una calo della produttività soprattutto nei giorni in remoto. Un po’ come se lo stare a casa fosse stata considerata una possibilità per lavorare un po’ più rilassati e meno focalizzati su quanto necessario", spiega in un'analisi sul sito del Sole 24 Ore Francesca Contardi, che unisce la competenza di esperta di lavoro con il punto di vista degli Stati Uniti, dove risiede abitualmente.
"Credo che tutte le aziende possano raccontare almeno un episodio di colleghi che prima delle 10 non accendono il pc o che due ore prima della fine della giornata lavorativa hanno staccato la spina e sono sul divano a vedere le partite con un occhio al cellulare per controllare che non arrivino mail dell’ultimo minuto o ancora casi di persone collegate in riunione in location non troppo professionali", prosegue Contardi, evocando la scena di manager più occupati a controllare i collaboratori che a sviluppare e perseguire nuove strategie aziendali.
La maggiore difficoltà è rappresentata forse dalla gestione del lavoro ibrido (parte in ufficio e parte a casa) e questo potrebbe essere una causa importante della pulsione al rientro in ufficio da parte di alcune aziende. E voi che cosa ne pensate? Potete raccontarcelo nei commenti, non prima, però, di avere letto l'analisi completa della nostra esperta.
Piccolo inciso su casa nostra: secondo un report del Centro studi Assolombarda e Zucchetti lo smart working alleggerisce il pendolarismo nelle città del Nord il venerdì e il giovedì, quando viene più utilizzato dai dipendenti delle varie aziende del Settentrione. La panoramica precisa in questo articolo di Cristina Casadei.
Proximity Learning: come portare la formazione dove sono le persone
Ovviamente la potenza del digitale, che è il motore che ha reso possibile lo smart working e in generale sta rivoluzionando la tecnologia, l'impresa e la società, è forse l'elemento principale anche del rinnovamento della formazione professionale, anche se non necessariamente in maniera strutturata e "pesante" come nel passato.
Gli strumenti si sprecano, ma quel che viene oggi richiesto a tutti i livelli è anche una facilità e velocità di approccio ai contenuti della formazione che non sempre le modalità classiche possono offrire, a maggior ragione senza l'obbligo di recarsi in presenza e partecipare a una sessione di corso da mezza giornata o più.
Si parla allora di “proximity learning”, come modalità per raggiungere le persone negli ambienti digitali in cui già si trovano: i sistemi di messaggistica interni come Teams, Slack o anche Whatsapp, i social esterni come LinkedIn o Instagram, e-mail e newsletter…
Carlo Biggi sul sito del Sole 24 Ore fa un'ampia ricognizione di questri strumenti, inquadrandoli nelle più ampie necessità di formazione delle aziende. Un approfondimento interessante e dagli spunti molto pratici. Eccolo qui.
Insegnare a fare i manager (e i leader) con le regole dello sport
Dopo aver parlato di smart working e di formazione, puntiamo ora su altro grande tema, quello della leadership, utilizzando un testimonial non convenzionale quanto autorevole come l'ex campione di pallavolo Franco Bertoli, che si è reinventato mental coach per manager, applicando principi sportivi alla crescita personale e professionale. Bertoli rimpingua la pattuglia di ex sportivi che sono passati dal campo alla scrivania (o alla lavagna...) per portare ciò che hanno appreso ai livelli più alti dello sport, ossia in un mondo dove la performance personale, il lavoro in gruppo e la competizione sono aspetti di forte contatto con la realtà delle aziende. Bertoli ha anche scritto un libro (“L’Energia che Sei - Come scoprirla e trasmetterla per migliorare te stesso e le tue relazioni”, edito da Bookness) uscito lo scorso aprile, in cui condensa ciò che ha imparato e insegna nella sua esperienza di sportivo e di coach.
In estrema sintesi «coinvolgere le persone e avere come priorità la loro energia e la loro presenza di spirito. Non è sempre vero che chi più sa, più è bravo. Le competenze non sono il punto di arrivo perché sono la motivazione e il coraggio a fare spesso la differenza e qualsiasi sfida va affrontata con queste caratteristiche». E ancora: «Tutti possono essere spinti e motivati a tirare fuori il meglio valorizzando i pregi rispetto ai difetti: si vince con l’esaltazione e l’allenamento delle virtù e dei talenti, guardando ai difetti per colmarne gli impatti ma evitando di essere troppo autocritici, concentrandosi sulla qualità dell’individuo in modo virtuoso per esaltarne le doti, dal leader all’ultimo dei collaboratori».
Questo un bell'assaggio della sua filosofia e qui la sintesi della chiacchierata che Bertoli ha avuto con il nostro Gianni Rusconi.
Come sempre, non rinunciamo a darvi una panoramica di alcuni articoli usciti la scorsa settimana sul Sole 24 Ore a tema lavoro:
Anche per oggi è tutto, grazie per averci seguito fin qui! La newsletter Management24 torna puntuale lunedì prossimo. Buona settimana e buon lavoro!
Banca Dati presso Fercredit S.p.A.
10 oreSe si lavorasse veramente per obiettivi, le aziende inizierebbero ad alzare sempre più l'asticella e gran parte dei dipendenti in smart working vorrebbero tornare in ufficio a lavorare a ore.
IT Manager
2 giorniMacché problema! Se i giornali la smettessero di scrivere sciocchezze staremo tutti meglio! Solo in Italia si vedono queste cose.
Dottore in storia dell'arte e beni culturali presso Università degli Studi di Catania
2 giorniGiustissimo sono perfettamente d'accordo con te, hai detto bene
Industrial Supply Chain - Global Logistics Execution Projects presso EssilorLuxottica
2 giorniMamma mia che noia parlare sempre delle stesse cose... le aziende/manager che non sono in grado di gestire questo strumento (e non è difficile... basta partire da obiettivi e scadenze chiari) non saranno più competitivi... nel mio ufficio abbiamo 50% smart, 50% presenza, è la soluzione perfetta perchè permette tutti i vantaggi dello smart (per dipendente e azienda) e mantiene saldi i rapporti in ufficio perchè si siamo nel 2025 quasi ma il vedersi dal vivo ha ancora il suo valore.